Non profit

Le strane scelte del Christian Index

Polemica per la poca trasparenza

di Redazione

Quando si dice la trasparenza. Da poco più di un mese è arrivato un nuovo indice azionario etico a rimpinguare la già folta pattuglia di prodotti sui quali si basa buona parte degli investimenti socialmente responsabili. Il nuovo indice si chiama Stoxx Europe Christian Index e già dal nome tradisce la sua caratteristica principale, quella cioè di ispirarsi, per la selezione dei titoli che ne compongono il paniere, a valori cristiani. A lanciarlo è stata Stoxx Limited – società che insieme a Dow Jones è già presente da molti anni sul mercato Sri (socially responsible) con gli indici Dow Jones Stoxx Sustainability – in collaborazione con gli statunitensi di Cbis – Christian Brothers Investment Services, uno degli attori leader nel mondo nell’investimento finanziario ispirato a valori religiosi (gestisce oltre 3,5 miliardi di dollari).
Stoxx Europe Christian Index valuta le società comprese nell’indice tradizionale Stoxx Europe 600 in base al fatto che il loro comportamento risponda o meno a principi e valori cristiani. Nello specifico, la selezione esclude le società che non rispettano «predeterminati livelli di tolleranza» per una serie di attività, quali ad esempio gioco d’azzardo, pornografia, armi strategiche e non strategiche, controllo delle nascite.
L’espressione «predeterminati livelli di tolleranza» indica il criterio adottato: le società incluse nell’indice debbono rispondere a determinati limiti quanto alla quota parte dei ricavi che possono ottenere in quelle determinate aree di attività: non veri e propri criteri di esclusione, quindi, semmai si potrebbe definirli di attenzione. A fare da garante della metodologia di valutazione è un Comitato indipendente, guidato da Cbis, che vede la presenza, fra gli altri, di rappresentanti dell’agenzia di stampa missionaria Misna.
Che il livello di trasparenza di questo nuovo indice non sia eccelso è stato confermato anche dalla sua prima revisione, avvenuta in questi ultimi giorni (la prossima sarà a dicembre). La revisione, operativa sui mercati dal 21 giugno, ha prodotto i seguenti risultati: 11 società sono state escluse dal paniere, 22 aggiunte; le società presenti nell’indice sono così salite da 534 a 545. Ma non sono state fornite motivazioni, quanto meno per le esclusioni effettuate. E neppure sono stati dati i nomi delle società eliminate o di nuova introduzione, con la giustificazione che per avere questa lista occorre essere licenziatari dell’utilizzo dell’indice. Quello che si è riusciti a conoscere è l’elenco delle società Top10 dell’indice, per capitalizzazione, però nella versione precedente alla revisione: Hsbc, Nestlè, Bp, Vodafone, Roche, Shell, Banco Santander, Siemens, Telefonica, Rio Tinto. E l’elenco delle Top3 italiane, anch’esso precedente alla revisione: Eni, Unicredit ed Enel.

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