Sostenibilità
Le strade che ricuciono l’Italia
Parte il mese della mobilità dolce, con decine di iniziative per riscoprire tracciati minori e ferrovie dismesse. E anche il Governo ha fatto la sua parte: nella legge di Stabilità c’è uno stanziamento per le Ciclovie turistiche
di Anna Spena
«Recuperare i binari dismessi e il loro patrimonio di testimonianza che valorizza la Storia. I segni delle progettazioni passate non debbono scomparire perché noi vogliamo dare un senso a quel paesaggio, riutilizzando quel tracciato piuttosto che un altro che esiste in quel paesaggio». È la dichiarazione d’intenti Confederazione della Mobilità Dolce, che promuove il "Mese della mobilità dolce" che si apre oggi durerà fino al 6 aprile. Un’iniziativa che coinvolge le più importanti Associazioni ambientaliste che stanno organizzando eventi in tutto il Paese quali passeggiate e pedalate lungo tratti ferroviari in abbandono, incontri, flash mob, mostre fotografiche rievocative, sensibilizzazione verso le Scuole, visite a impianti ferroviari, petit voyage in treni storici.
«Co.Mo.Do., con il mese della mobilità dolce intende difendere il ruolo della strada in quanto non solo collegamento ma mezzo di comunicazione, luogo in cui si innescano processi di conoscenza», spiega l'architetto Massimo Bottini, Presidente Nazionale di Co.Mo.Do. «Un piano serio di rigenerazione delle strade, di alcune almeno, che le riporti all'originaria funzione è già una priorità nazionale, un piano che le metta in condizione di essere veicolo di comunicazione tra i luoghi delle città, tra le persone. Le strade sono l'unica occasione di avviare un processo di ricucitura tra le diverse parti delle nostre città, parti che spesso nemmeno si conoscono, parti estranee l'una all'altra; il rammendo viario potrà rafforzare il senso di comunità e di appartenenza oramai da troppo tempo quiescente. Investire sulle strade è investire sul futuro della comunità, sul consolidamento sociale e sul suo sviluppo economico. Il consumo di suolo che fino ad oggi ha caratterizzato lo sviluppo urbano ha mostrato anche ai più distratti i suoi limiti e i suoi danni
Si tratta di difendere un patrimonio importante, con linee che si snodano nel territorio e che collegano città, borghi e villaggi rurali, di opere d'arte (ponti, viadotti, gallerie), di stazioni e di caselli di elegante fattura e collocati in posizioni strategiche, che giacciono per gran parte abbandonati in balia della natura che piano piano se ne riappropria. Un patrimonio da tutelare e salvare nella sua integrità, trasformandolo in greenways per la riscoperta e la valorizzazione del territorio o ripristinando il servizio ferroviario con connotati diversi e più legati ad una fruizione ambientale e dei luoghi.
Co.Mo.Do. sta lavorando da dieci anni nella direzione di dar vita a una rete alternativa di strade destinate non alle auto, ma alla "gente": camminatori, cicloturisti, bambini, anziani, tutti noi.
E con un servizio di Ferrovie che aiuti e dia supporto a questa rete. In tutto il Paese esistono ancora piccole Ferrovie che potrebbero funzionare come veicoli per un turismo meno impattante sull'ambiente, più vicino alle realtà locali, ai territori emarginati. In un paesaggio quasi sempre modificato dall'uomo, nel quale si mescolano resti archeologici classici e industriali, nel quale si alternano dimenticanza e sfacelo, rimane viva la speranza che l'antica ferrovia risorga, mai rassegnandosi a perdere in questo paesaggio "l'ultimo treno per il bello" d'accordo con Paolo Rumiz.
Anche il Governo si è accorto della "mobilità dolce". Il Ministro dei Trasporti Graziano Delrio si è impegnato per lo sviluppo dell'utilizzo della bicicletta, sia in ambito urbano che per la Rete di ciclovie turistiche. Ha già ottenuto un ottimo risultato inserendo nel DDL Stabilità 2016, 91 milioni di euro per lo sviluppo di alcune ciclovie destinando 3 milioni allo sviluppo della Rete dei Cammini.
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