Economia
Le start-up digitali africane al servizio delle loro comunità
Ogni anno la Fondazione Roi Baudouin premia iniziative imprenditoriali innovative che contribuiscono al progresso sociale sul continente africano. Quest’anno, il King Baudouin African Development Prize è andato a tre start-up che si sono illustrate per servizi digitali nei settori dell’educazione, dell’agricoltura e della giustizia sociale.
“La generazione che ci ha preceduto appartiene a quella degli aiuti, oggi incarniamo quella imprenditoriale, con il dovere di stare al servizio delle nostre comunità”. Anthony Ndungu è un giovane imprenditore sociale ugandese. Ambizione e carisma sono doti che gli hanno permesso di mettere in pratica le parole pronunciate ieri al Palazzo reale durante la cerimonia organizzata dalla Fondazione Roi Baudouin per rimpensare tre imprese sociali africane innovative, tra cui la sua: Kytabu. In lingua kiswahili significa “libro”, un oggetto banale dalle nostre parti, ma prezioso e spesso inacquistabile in Africa.
Kytabu, manuali scolastici a portata di app
Dopo aver fondato il primo incubatore IT del Kenya, Anthony ha creato nel 2014 un’app ('Kytabu' per l’appunto) che consente di acquistare a prezzi imbattibili le versioni digitali dei manuali scolastici kenioti. “Scaricando la nostra app, i nostri utenti possono affittare libri, capitoli o anche pagine singole pre-installate sulla nostra piattaforma, attraverso il sistema mobile di microfinanziamento M-Pesa”, sostiene Ndungu. In un paese dove l’età media della popolazione non supera i 20 anni e il tasso di penetrazione dei mobile phone e di internet a livello nazionale è rispettivamente del 90% e del 76%, Kytabu ha riscosso un successo immediato. Grazie alla sua applicazione, più di 11 milioni di alunni accedono al materiale scolastico.
La generazione che ci ha preceduto appartiene a quella degli aiuti, oggi incarniamo quella imprenditoriale, con il dovere di stare al servizio delle nostre comunità.
Anthony Ndungu, fondatore di Kytabu (Kenya).
Alcuni dati confermano che l’impresa digitale in Africa non è una realtà chimerica. Su oltre 1,2 miliardi di abitanti africani, circa 362 milioni hanno accesso a internet e quasi un miliardo ha un abbonamento mobile. La Fondazione Roi Baudouin è convinta che “i margini di progressione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sul continente africano sono enormi: possono trasformare il business e la governance, contribuire alla crescita economica e stimolare l’innovazione imprenditoriale. Su tutto, le ICT possono offrire grandi opportunità in termini di sviluppo umano”. A fare la differenza è l’economia (sociale) di scala.
Che tempo farà?
Assieme a Kytabu, Farmerline è un’altra dimostrazione della capacità dell’impresa digitale africana di coniugare innovazione, profitto e impatto sociale. Fondata in Ghana nel 2013, Farmerline è una compagnia high-tech che costruisce piattaforme tecnologiche a favore delle comunità agricole. Nel giro di tre anni, la start-up co-fondata da Alloysius Attah ha associato fra loro 200mila agricoltori in rete, consentoli di avere accesso a informazioni finanziarie (prezzi dei prodotti agricoli sul mercato, ad esempio), ricevere aggiornamenti sulle previsioni meteo e consigli su tecniche e materiale agricoli.
Costruiamo sistemi operativi per favorire sopratutto i piccoli agricoltori, sperando che le nostre tecnologie possano permetterli di crescere in modo esponenziale.
Alloysius Attah, co-fondatore di Farmerline (Ghana).
“L’agricoltura è un settore primordiale per l’economia africana”, ricorda Alloysus Atta. Secondo varie agenzie ONU (FAO, ILO), l’agricoltura assorbe tra il 25 e il 35% degli impieghi diretti a seconda dei paesi, genera il 70% dei redditi e rappresenta un quarto del Pil continentale. “Costruiamo sistemi operativi per favorire sopratutto piccoli agricoltori, sperando che le nostre tecnologie possano permetterli di crescere in modo esponenziale”. Una ricerca condotta presso itticoltori ha rivelato che gli abbonati di Farmerline hanno aumentato i loro introiti di oltre il 50% in una stagione.
BarefootLaw, una difesa digitale dei diritti fonfamentali
Terza impresa sociale ad essere stata premiata dalla Fondazione Roi Baudouin è BarefootLaw, basata in Uganda. Sin dai suoi anni trascorsi all’Università di Kampala, Gerald Abila voleva condivere le sue conoscenze nel campo guridico per promuovere la giustizia sociale tra i suoi connnazionali. “Quando abbiamo fondato BarefootLaw nel 2012, volevamo consentire ai nostri cittadini, soprattutto quelli più vulnerabili, di capire e difendere i loro diritti”. Problema: “I pochi esperti di diritto ugandese lavorano nella capitale, ed è quindi molto difficile per coloro che abitano al di fuori di Kampala di accedere a servizi giuridici”, spiega Abila. Con oltre 12 milioni di utenti internet e 23 milioni connessioni mobile, “il digitale è uno strumento che consente di superare questo problema”. Oggi la non profit ugandese può contare su un esercito di volontari che rispondono in media a 300.000 richieste di assistenza giuridica al mese. “Speriamo che questo premio ci aiuterà a proteggere un numero ancora più importante di persone i cui diritti sono stati violati”.
Quando abbiamo fondato BarefootLaw nel 2012, volevamo consentire ai nostri cittadini, soprattutto quelli più vulnerabili, di capire e difendere i loro diritti.
Gerald Abila, fondatore di BarefootLaw (Uganda).
Assegnando per la prima volta l’Africa Development Prize a tre realtà, la Fondazione Roi Baudouin ha voluto mandare un segnale forte alle start-up africane spesso confrontate a numerosi ostacoli, tra cui la mancanza di fondi, un accesso limitato ai servizi internet dovuto a costi di connessione eccesivi e politiche governative poco coerenti. Con questi tre premi, “abbiamo voluto favorire iniziative innovative locali che mirano ad accrescere il loro impatto sociale”, sostiene il Presidente della Fondazione, Thomas Leysen. “Quando l’obiettivo è quello di sostenere cambiamenti sul lungo termine in Africa, ci rendiamo conto dei limiti dell’aiuto esterno tradizionale e del finanziamento dei donatori. La Fondazione ritiene importante riconoscere e sostenere imprese locali che si sforzano di trovare delle soluzioni adeguate alle difficoltà locali. I nostri laureati hanno dimostrato che le tecnologie possono cambiare la vita delle persone sul continente africano”.
Con 75.000 euro assegnati ad ognuno di loro, i tre vincitori potranno anche sfruttare il prestigio del King Baudouin African Development Prize per continuare a sognare.
Foto di copertina: Il presidente della Fondazione Roi Baudouin, Thomas Leysen, consegna il King Baudouin African Development Prize 2017 a Anthony Ndungu (Kytabu), Gerald Abila (BarefootLaw) e Alloysius Attah (Farmerline). Credito: M. Ghys/Fondazione Roi Baudouin.
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