Famiglia

Le scuole si danno i voti: tutte le pagelle da oggi sono online

Il Miur mette a disposizione i Rapporti di Autovalutazione redatti dalle scuole. «Inizia un'epoca di trasparenza e responsabilità», dice il Ministro Giannini

di Sara De Carli

Da oggi rapporti di autovalutazione (RAV) di tutte le scuole saranno pubblicati nella sezione “Scuola in Chiaro” sul sito del MIUR, accanto alle informazioni sull’anagrafe dell’edilizia scolastica. Studenti e famiglie potranno leggere nero su bianco la fotografia che la scuola dà di se stessa, i punti di debolezza che essa ha e il suo piano di miglioramento. È la prima volta che le famiglie hanno in mano uno strumento di scelta così preciso, che arriva 14 anni dopo primo nucleo di lavoro sul tema («era il luglio 2001, ricorda Elena Ugolini).

«Oggi finisce l’epoca delle sperimentazioni e inizia un processo strutturale e permanente che introduce nella scuola e quindi nella società e nel Paese una visione e dei valori: un sistema educativo veramente autonomo, che si fonda su valori come trasparenza, responsabilità, capacità di condivisione di dati a tutti i livelli per rendere tutti più consapevoli del punto in cui siamo e di dove vogliamo arrivare. È il sistema più avanzato d’Europa sulla valutazione della scuola. Ne siamo orgogliosi»: così ha detto il Ministro Stefania Giannini a conlcusione della mattinata di lavori con i direttori degli Uffici Scolastici Regionali per la prima presentazione dei RAV delle scuole. «Tutte le scuole, 8mila istituti, 40mila edifici, offrono una istantanea di ciò che sono».

Cos'è il RAV

Il rapporto di autovalutazione (RAV) è uno strumento di lavoro che tutte le scuole italiane (statali e paritarie) dovevano compilare per la prima volta entro il mese di luglio 2015 (poi la data è stata posticipata, l’importante è capire che si tratta di una novità per la scuola italiana). Il MIUR ha fornito un format on line e – prima ancora – una serie dettagliata di indicatori (ben 40) finalizzati a promuovere un’attività di analisi e di valutazione interna. «Il rapporto fornisce una rappresentazione della scuola attraverso un'analisi del suo funzionamento e costituisce inoltre la base per individuare le priorità di sviluppo verso cui orientare il piano di miglioramento», dice il sito dedicato alla valutazione. Da oggi tutti i RAV delle scuole sono consultabili su Scuola in Chiaro.

Alcuni esempi? Risultati scolastici, Risultati nelle prove standardizzate nazionali (INVALSI), Competenze chiave e di cittadinanza, Risultati a distanza. Ma anche Inclusione e differenziazione, Integrazione con il territorio e rapporti con le famiglie. Andando nel dettaglio le scuole hanno fornito dati su Tasso di immigrazione, Percentuale di studenti con entrambi i genitori disoccupati, Sicurezza edifici e superamento barriere architettoniche, Insegnanti a tempo indeterminato per fasce di età, Punteggi Invalsi, Studenti diplomati che si sono immatricolati all'Università, Numero inserimenti nel mondo del lavoro, Ore di assenza degli studenti, Percezione del clima scolastico secondo gli insegnanti e i genitori, Benessere dello studente a scuola, Azioni attuate per l’inclusione.

IL RAV è il primo step di un percorso di valutazione. Dall’anno scolastico 2015/16, in coerenza con quanto previsto nel RAV, tutte le scuole pianificano e avviano le azioni di miglioramento. Sempre quest’anno il 10% delle scuole fra statali e paritarie vedranno una valutazione esterna. Infine dall’anno scolastico 2016/17, le scuole promuovono – anche a seguito della pubblicazione di un primo rapporto di rendicontazione – iniziative informative pubbliche ai fini della rendicontazione sociale.

Abbiamo per la prima volta 47mila persone che stanno pensando e lavorando per cercare di migliorare la scuola, è un fenomeno interessantissimo

Damiano Previtali

I risultati

Il 95% delle scuole ha inviato il RAV. Ci hanno lavorato 47mila persone, praticamente una città. «Abbiamo per la prima volta 47mila persone che stanno pensando e lavorando per cercare di migliorare la scuola, è un fenomeno interessantissimo. Ci diamo tempo tre anni per accompagnare le scuole, è indubbio che dobbiamo arrivare al 100% delle scuole, statali e non», ha detto Damiano Previtali, Dirigente Ufficio Valutazione del Sistema nazionale di istruzione e di formazione del MIUR. Il 7% delle scuole ha indicato autonomamente la necessità di una componente esterna: «In ogni processo la prima fase tipicamente è di chiusura operativa e man mano di apertura, molte scuole stanno già aprendosi, ci arriveremo con l’ultima fase che sarà quella della rendicontazione sociale», ha spiegato Previtali.

Da anni assistiamo a dibattiti fra i chierichetti dell’autovalutazione e i chierichetti della valutazione esterna, si diceva che con l’autovalutazione le scuole si sarebbero date tutte una votazione ottima. Non è vero, abbiamo una valutazione equilibrata su tutti i livelli.

Damiano Previtali

Perché l’autovalutazione funziona

«Il cuore del RAV sono gli esiti degli studenti. Se la scuola ha valore e qualità è perché riesce a migliorare le competenze dei propri studenti, per il futuro». L’autovalutazione prevedeva un “voto” da 1 a 7: c’è distribuzione su tutti i livelli, la valutazione non è concentrata sui livelli medi. «Da anni assistiamo a dibattiti fra i chierichetti dell’autovalutazione e i chierichetti della valutazione esterna, si diceva che con l’autovalutazione le scuole si sarebbero date tutte una votazione ottima. Non è vero, abbiamo una valutazione equilibrata su tutti i livelli. Le scuole non si sono date ottimi giudizi, ma con trasparenza e responsabilità si sono posizionate su tutti i livelli, dall’1 al 7. Non si sono data autovalutazione a prescindere», ha detto Previtali. «Ad esempio le scuole del Sud hanno detto che nei prossimi anni vogliono lavorare sulle prove standardizzate è un passaggio culturale incredibile».

Foto Sean Gallup/Getty Images

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.