Mondo

Le scarpe che fanno correre il Kenya

Sono progettate a Nairobi e assemblate a Mombasa. Il loro nome “Enda”, significa “Vai!”: sono il simbolo dei campioni kenyioti del mezzofondo. Oggi Enda è un’azienda che dà lavoro a una cinquantina di persone in Africa ma che ha ambizione di crescere provando ad affacciarsi sul mercato europeo

di Giuseppe Frangi

“Enda” in lingua Swahili significa “Vai!”. “Enda” per questo è stato scelto come marchio delle prime scarpe da running made in Kenya, cioè nel Paese degli atleti che corrono come nessun altro al mondo.
L’impresa è nata nel 2016 grazie a una campagna di crowdfunding lanciata su Kickstarter e alla quale avevano aderito da subito alcune affermate star di Hollywood, tra cui l’attrice keniota Lupita Nyong’o, premio Oscar per “12 anni schiavo”, e Winston Duke, il cattivo di “Black Panther”. Il simbolo che campeggia sul logo delle Enda è la punta di una lancia, adattata proprio dalla bandiera keniana, e che costituisce il vessillo dell’identità nazionale del Paese africano, mentre alcuni dettagli (ad esempio gli occhielli per i lacci o la linguetta sul tallone) richiamano, di nuovo, i colori del paese della Rift Valley.

Le scarpe Enda vengono create dall’ufficio stile a Nairobi, interamente assemblate a Mombasa e testate dai giovani corridori keniani che si allenano per diventare i campioni della maratona. Fin dalle primissime versioni sono stati inseriti una serie di sottili elementi che rimandano immediatamente al loro essere made in Kenya. I colori prendono ispirazione da alcuni tra i piumaggi dei più caratteristici uccelli del Kenya e sono presenti richiami ai colori della bandiera nazionale (rosso e verde) sugli occhielli dei lacci. Inoltre, sulla suola un disegno riproduce fedelmente la mappa topografica della Great Rift Valley, mentre la scritta Harambee (“Tutti insieme”, che è poi il motto nazionale del Kenya) vuole comunicare lo spirito di condivisione di un progetto che va decisamente oltre la corsa.

Non è un caso che Enda sia l’unico marchio di scarpe da running al mondo ad aver ottenuto la certificazione internazionale B Corp, che ha riconosciuto l’alto grado di impatto sociale del progetto: quello sullo sviluppo economico grazie alla creazione di posti di lavoro, sia direttamente in azienda che nell’indotto, e quello di supporto alle comunità locali attraverso la Enda Community Foundation (una parte del prezzo di acquisto delle scarpe a sostenere dei progetti educativi in Kenya). A ciò si aggiunga la riduzione dell’impatto ambientale: le Enda sono scarpe da corsa a impatto zero (certificazione Climate Neutral).

La filiera produttiva delle scarpe, arrivate anche sul mercato italiano, impiega 49 persone in Kenya, di cui 22 specializzate. Con i ricavi vengono sostenuti economicamente 15 giovani atleti, mentre 4 affermati sono sponsorizzati da Enda.
Il modello di punta, la Lapatet (che in lingua Kalenjin, la più parlata dagli atleti kenioti, significa correre), è pensata per correre a lungo sia su sterrato che su asfalto. Il primo modello lanciato da Enda si chiama, invece, Iten, e prende il nome dalla cittadina della Rift Valley dove negli ultimi 30 anni sono cresciuti e si sono allenati i più forti maratoneti al mondo.
Collocata a 2400 metri sul livello del mare, Iten è la sede della St Patrick’s High School, autentica fabbrica keniana dei campioni della corsa, da Dennis Kimetto a Eliud Kipchonge alla nuova primatista mondiale Brigid Kosgei, solo per citare i più famosi.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.