Famiglia

Le rotte dei piccoli schiavi

La nave "fantasma" nel Benin ha puntato i riflettori su una piaga dell'Africa Occidentale. Un reportage del Time

di Redazione

Dal Benin alla Costa d?Avorio in macchina, e la piccola Juliette si ritrova a fare le pulizie in una casa di ricchi e a lavorare nel negozio del padrone. Juliette ha 10 anni, e come altri bambini è stata venduta dai genitori ai trafficanti di piccoli schiavi. Come Ayitcheou, che oggi ha 13 anni e da quando ne ha 8 fa il meccanico. E come Aminata, 11 anni, che dopo mesi di duro lavoro in una casa è riuscita a scappare e oggi, accudita da un gruppo di volontari, fatica a capire perché le riempiano il piatto più di quanto lei abbia chiesto.

A questa piaga dell?Africa Occidentale, che ogni anno costringe 200 mila minori o ai lavori domestici o alla prostituzione, e che è venuta alla ribalta dopo il caso della nave ?fantasma? al largo del Benin, il Time dedica un reportage. E spiega che i Paesi ?fornitori? di piccoli schiavi sono soprattutto Mali, Benin e Ghana, dove la gente vive con meno di un dollaro al giorno. Quelli ?importatori? sono invece Costa d?Avorio, Niger, Gabon. Altri Stati, come Nigeria, Guinea e Camerun, trafficano bambini dentro e fuori i confini.

L?Africa registra la più alta percentuale al mondo di lavoro minorile: il 41% dei ragazzini da 5 a 14 anni fa già qualche mestiere. O aiutano i genitori, oppure vengono letteralmente venduti per essere sfruttati nel lavoro nei campi, nella pesca o, nel caso delle bambine, per le pulizie domestiche. Ma l?Africa Occidentale si sta muovendo per estirpare la tratta: molti Stati hanno firmato la Convenzione internazionale contro il lavoro minorile, entrata in vigore nel novembre scorso. E, sempre l?anno scorso, Costa d?Avorio e Mali hanno firmato un accordo bilaterale per fermare questo commercio.

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