Sostenibilità

Le rinnovabili avanzano (troppo) a rilento in Italia

È stata presentata oggi la XVI edizione di "Comunità Rinnovabili", il rapporto di Legambiente che dal 2006 monitora la situazione nel campo delle fonti energetiche alternative al fossile. Appena 1.351 MW installati nel 2021 e il target di 70 nuovi gigawatt rischia di slittare tra 124 anni. Ma crescono le Comunità energetiche da fonti rinnovabili con 100 nuove realtà mappate negli ultimi tre anni

di Luca Cereda

Oggi in Italia sono stati installati almeno 1,35 milioni di impianti che producono energia da fonti rinnovabili, distribuiti in tutti i Comuni italiani per una potenza complessiva di 60,8 GW, di cui appena 1,35 GW installata nel 2021 tra idroelettrico, eolico e fotovoltaico. Appena, perché quello appena passato è l’anno dell’aumento del costo dell’energia e di conseguenza del “caro bolletta”, in risposta ai quali si pensava ad un aumento delle istallazioni. In termini di produzione, il contributo complessivo portato dalle fonti rinnovabili al sistema elettrico italiano è arrivato, nel 2021 a 115,7 TWh, facendo registrare un incremento di appena 1,58% rispetto al 2020. Un trend decisamente al di sotto di quelli che dovrebbero essere gli obiettivi annuali, causato dalla pandemia, ma anche e soprattutto dal sistema farraginoso di rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione dei progetti.

È essenziale partire dai numeri della XVI edizione di Comunità Rinnovabili, lo storico rapporto di Legambiente che dal 2006 racconta non solo lo sviluppo dal basso delle diverse fonti rinnovabili in Italia, ma anche quanto di buono si muove nei territori in crescita per le nuove opportunità di autoproduzione e scambio di energia attraverso le Comunità Energetiche da fonti rinnovabili: numeri che nonostante tutto sono in crescita e parlano di 100 mappate negli ultimi tre anni, ben 59 le nuove censite tra giugno 2021 e maggio 2022.

Obiettivo 70 GW di nuovi impianti al 2030. Raggiungibile sì, ma tra 124 anni

“Dalle comunità energetiche ai grandi impianti. La strada da seguire verso la decarbonizzazione e l'indipendenza energetica” questo il titolo del rapporto di Legambiente presentato al Museo MAXXI di Roma e in diretta streaming. «I numeri raccolti dalla nuova edizione del rapporto si confermano drammaticamente insufficienti per affrontare il caro bollette e l'emergenza climatica, per liberarci dalla dipendenza dall’estero – ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – e soprattutto rischiano di farci raggiungere l'obiettivo di 70 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili al 2030 tra 124 anni, se calcoliamo la media di installazione degli ultimi tre anni, pari a 0,56 GW. Il Governo italiano segua l'esempio del programma europeo Repower EU, smetta di lavorare dando priorità alla diversificazione dei paesi da cui acquistare il gas fossile e climalterante; si concentri invece sulla semplificazione dell'iter autorizzativo e sulla certezza delle regole per consentire alle aziende del settore di investire 80 miliardi di euro e realizzare in 3 anni 60 GW di nuova potenza, come proposto da Elettricità Futura, in grado di sostituire il 70% del gas russo».


La situazione sui territori: a che punto sono i comuni italiani?

Quanto ai numeri di diffusione delle singole tecnologie sono 40 i Comuni 100% rinnovabili e 3.493 quelli 100% elettrici. Numeri importanti, che raccontano un potenziale di autoconsumo che potrebbe trasformare il nostro sistema energetico proprio a partire da queste realtà. Così come i numeri di diffusione delle singole tecnologie: 7.127 i Comuni con almeno un impianto solare termico, 7.855 i Comuni con impianti solari fotovoltaici in cui sono distribuiti 22,1 GW di potenza, 1.054 Comuni in cui è presente almeno un impianto eolico con 11,2 GW, 1.523 Comuni in cui è presente almeno un impianto idroelettrico, per complessivi 23 GW. E ancora 4.101 Comuni delle bioenergie e 942 Comuni della geotermia.

Rispetto ai piccoli Comuni sono 2.271 quelli 100% elettrici, in grado di produrre più energia elettrica di quella consumata dalle famiglie residenti grazie ad una o più fonti pulite e 772 i piccoli comuni la cui produzione di energia da fonti rinnovabili varia tra il 50 e il 99%.

«Questo è il momento per attuare la rivoluzione energetica di cui tutti parlano – ha commentato Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente -. Ci sono tutte le condizioni: le rinnovabili sono ormai mature, il prezzo delle diverse tecnologie è in continua riduzione, cosa che non si può certamente dire delle fonti fossili, sotto scacco delle logiche geopolitiche. Le imprese ci sono. E gli esempi di CER che presentiamo stanno dimostrando sempre di più il potenziale di questi importanti strumenti in termini di contrasto della povertà energetica, di senso di comunità, spopolamento, mobilità elettrica, consapevolezza, pace, lotta contro l’emergenza climatica».

Ci sono esempi e buone pratiche?

Sono numerose le esperienze che raccontano come la rivoluzione per il sistema energetico in Italia sia possibile e possa partire dal basso, dalle comunità. Le Comunità energetiche da fonti rinnovabili crescono secondo il rapporto di Legambiente con 100 nuove realtà mappate negli ultimi tre anni. E queste buone pratiche si stanno diffondendo anche al Sud. L’esempio più rappresentativo è la “Comunità energetica e solidale di Napoli Est” realizzata da Legambiente Campania, Fondazione con il Sud e da Fondazione Famiglia di Maria a San Giovanni a Teduccio che con 166 pannelli solari montati sull’ex-orfanotrofio della comunità oggi coinvolge 20 nuclei famigliari e punta a raddoppiare entro l’anno. Questa comunità produce 53kw per le famiglie che fanno parte e svolge anche un’azione sociale di contrasto alle povertà energetiche e minorili nei nuclei familiari che coinvolge, rendendo la comunità energetica, anche solidale.

O come l’importante progetto innovativo in chiave green si sta realizzando nel borgo della Valle del Mesima nel vibonese in Calabria. La comunità energetica solidale di San Nicola da Crissa è la prima in Calabria ed è formata dal Comune e da circa 15 famiglie residenti in contrada “Critaro” – da cui la denominazione della comunità -. «Nei mesi estivi – descrive nel rapporto Legambiente – verrà realizzato l’impianto fotovoltaico che consentirà ai cittadini aderenti alla comunità energetica di ottenere direttamente dall’ente, con un risparmio in bolletta di circa 200 euro all’anno».

Come accelerale allora? Ecco le proposte di Legambiente

Tra le proposte di Legambiente per attuare la rivoluzione energetica di cui tutti parlano: aggiornare il Pniec, ovvero il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030, con i nuovi obiettivi di decarbonizzazione e autorizzare entro il 2023 progetti di nuovi impianti a fonti rinnovabili per 90 GW di potenza installata. Semplificare e rendere trasparenti i processi autorizzativi, dando non solo certezza negli investimenti alle imprese, ma anche ai territori con una procedura che permetta ai cittadini di essere informati e confrontarsi sui progetti. Servono poi regole che permettano il corretto sviluppo degli impianti agrivoltaici ed eolici offshore, promuovendo una grande campagna di informazione. Necessario inoltre che nei bandi del PNRR destinati ai piccoli comuni si faccia uno sforzo reale per renderli compatibili con il loro sviluppo, semplificando le modalità di concessione di finanziamenti e rendendo rapidi i tempi per la risposta ai bandi, e che si completi finalmente il processo di semplificazione delle autorizzazioni, evitando che progetti approvati e finanziati siano poi bloccati dalla burocrazia e dalle sovrintendenze. Il tutto accompagnato da politiche finanziarie e risorse adeguate alla sfida.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.