Politica

Le Regioni dicono di no

Approvato un ordine del giorno da parte delle Conferenza delle Regioni. Si astiene la Lombardia

di Redazione

No alla coltivazione di un tipo di mais e di patata geneticamente modificati. Lo chiede la Conferenza delle Regioni che ha proclamato la propria contrarietà all’introduzione di qualsiasi coltura Ogm sui proprio territori.

Lo ha detto Dario Stefano, assessore all’Agricoltura della Puglia e coordinatore della Commissione agricoltura della Conferenza delle Regioni, intervistato da a Reuters, precisando che l’ordine del giorno è stato votato all’unanimità, con la sola astensione della Lombardia.

L’ordine del giorno chiede al ministro delle Politiche agricole di esercitare la clausola di salvaguardia – ai sensi di una direttiva europea del 2001 recepita in Italia con una legge del 2003 – al fine di vietare la coltivazione del mais Ogm Mon810 e della patata Amflora.

Pronta la reazione di Coldiretti. Una definitiva indicazione sulla linea che l’Italia deve tenere in Europa è venuta dalla Conferenza delle Regioni che ha scelto all’unanimità di fermare la coltivazione di organismi geneticamente modificati (Ogm) in Italia con l’importante invito ad esercitare la clausola di salvaguardia per vietare sul territorio nazionale la semina e la produzione della patata Amflora e del mais Mon810. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare positivamente il voto unanime dei Presidenti delle Regioni che hanno respinto il provvedimento sulle linee guida nazionali sulla coesistenza tra coltivazioni geneticamente modificate, convenzionali e biologiche, nell’ambito della Conferenza delle Regioni, in attesa della nuova normativa comunitaria.
 
Con la richiesta di attivazione della clausola di salvaguardia l’Italia – sottolinea la Coldiretti – si unisce al numero crescente di Paesi europei come Austria, Ungheria, Lussemburgo, Grecia, Francia e Germania che hanno già vietato il mais MON 810 mentre con il medesimo mezzo giuridico per ora l’Austria, l’Ungheria ed il Lussemburgo hanno vietato, altresì, la patata Amflora.
 
Ai Presidenti delle regioni e ai loro Assessori all’agricoltura va – sottolinea Marini – il ringraziamento dell’agricoltura italiana per una sensibilità e una attenzione su un tema dove a farla da padrone rischiano di essere le pressioni esercitate dagli interessi di pochi.
 
Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) spingono – sostiene la Coldiretti – verso un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy. La scelta di non utilizzare Ogm non è quindi il frutto di un approccio ideologico, ma riguarda una precisa posizione economica per il futuro di una agricoltura che vuole mantenere saldo il rapporto con i consumatori. Su questa strada l’Italia – continua la Coldiretti – non è certo da sola poiché dopo il divieto posto anche in Germania si sono ridotti a soli sei, su ventisette, i Paesi Europei dove si coltivano organismi geneticamente modificati (ogm) con un drastico crollo del 12 per cento delle semine. Il drastico crollo nei terreni seminati con organismi geneticamente modificati in Europa nel 2009 conferma che nel coltivare prodotti transgenici non c’è neanche convenienza economica. Il futuro della nostra agricoltura – conclude la Coldiretti – sarà nell’essere diversi e migliori e non omologati a quei sistemi produttivi che operano con strutture di costi per noi irraggiungibili. Il problema è non farsi copiare le nostre eccellenze e non replicare modelli che il mercato ha già abbondantemente bocciato.


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