Politica
Le promesse mancate sulla medicina territoriale
Mentre cresce il timore di una probabile terza ondata, cresce anche il rammarico per le tante promesse non realizzate e sulle risorse sprecate: dai LEA al Piano Nazionale delle Cronicità, fino a Big Data e assistenza domiciliare. Ne parliamo sul numero di febbraio di Vita
di Marco Dotti
Tutti i nodi vengono al pettine quando c'è il pettine. La tempesta perfetta che si è scatenata un'anno fa nel nostro Paese ha tutta l'aria di essere proprio il "pettine mancante" di cui scriveva Leonardo Sciascia. Molte promesse si sono accumulate nel corso degli anni, tante riforme mancate o, peggio, attuate a metà.
Ne parliamo sul numero di febbraio di Vita, dedicato a come ricostruire la medicina di territorio.
Pensiamo all'assistenza domiciliare. Sarebbe stato sensato, moralmente e politicamente necessario mantenere la promessa sulla tassazione sui finanziamenti strutturali garantiti dalla tassazione sul tabacco riscaldato.
Un impegno semplice: dal febbraio 2020, ottenuto il consenso di Governo e Parlamento, per un anno 70 organizzazioni civiche hanno lavorato a una norma per garantire il finanziamento strutturale dell’assistenza domiciliare attraverso la maggior tassazione sul tabacco riscaldato.
Esito? Altrettanto semplice, ma sconcertante: tutto sembrava fatto, quando nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 2020 il provvedimento inserito nella Legge di Stabilità e destinato a finanziare Piani regionali pluriennali per rafforzare l'assistenza domiciliare è stato cancellato. Quanto sarebbero stati utili, oggi, quei finanziamenti dispersi chissà dove in una notte?
Altro tema: la promessa disattesa sui LEA. Aggiornati formalmente nel 2017, la promessa sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza, fondamentali era chiara: tempo pochi mesi e sarebbero entrati in vigore garantendo prevenzione e cura. Si fissava anche una data limite: il 2018. Eppure, anche qui, manca un passaggio: gran parte delle novità dei nuovi LEA, sono rimaste sulla carta a causa della mancata approvazione di un decreto che avrebbe dovuto fissare le tariffe massime per le prestazioni dell’assistenza protesica e specialistica ambulatoriale.
Ancora: Il Piano Nazionale delle Cronicità. Approvato nel 2016 da un accordo tra Stato, Regioni e Province autonome il Piano è uno strumento fondamentale per armonizzare sul territorio una serie di prestazioni fondamentali per i cittadini con malattie croniche, rare o colpiti da invalidità.
Nonostante sia stato ormai formalmente recepito da 15 Regioni nel 2012, ad oggi il Piano è ancora profondamente disatteso. Un documento nato per garantire l’accesso paritario al diritto alla salute è diventato un moltiplicatore di disuguaglianze e inefficienze.
Infine, visto che su innovazione e infrastruttura non si lesinano dibattiti e interventi: che fine hanno fatto il Fascicolo sanitario elettronico e l'uso dei Big Data in sanità?
Nell’anno del COVID, il fascicolo sanitario elettronico doveva essere il fiore all’occhiello di una sanità smart, vicina al cittadino. Nel Decreto Rilancio del 2020, su insistenza delle organizzazioni civiche, si prevedevano norme per agevolare la sua diffusione. Sorpresa: gran parte delle Regioni lo ha attuato… a metà: le cartelle cliniche restano ancora su carta o sono solo parzialmente informatizzate. Risultato? Un provvedimento nato per la semplificazione è diventato fonte di problemi e burocrazia.
Infine i Big Data- Sono l’oro nero del XXI secolo e, in tempo di pandemia, anche i più scettici hanno capito l’importanza di raccogliere grandi set di dati per migliorare le prestazioni del sistema sanitario. Nel 2016 si iniziò a progettare un sistema di integrazione delle banche dati tra regioni. 2021, anno secondo della pandemia: le banche dati regionali non comunicano tra loro. Risultato: se un cittadino si sposta da Milano a Napoli o, viceversa, deve portare con sé tutti i documenti sanitari in formato cartaceo.
Tutti i nodi vengono al pettine, quando c'è il pettine, scriveva Leonardo Sciascia. L'impressione è che, oramai, anche il pettine possa ben poco contro nodi come questi.
PER LEGGERE IL NUMERO DI VITA DI FEBBRAIO CLICCA QUI
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.