Volontariato

Le primarie fuori casa

Il 16 ottobre il centro sinistra sceglierà il suo candidato premier. Prodi non si sente sicuro, così cerca consensi sui terreni che sembrano più congeniali al suo avversario, Fausto Bertinotti

di Ettore Colombo

Il Professore è salito sul Tir (giallo), il Sindacalista ha preferito il treno (scelta decisamente ben più ?politically correct?) ma i post-it con i quali ha riempito le pagine di pubblicità dei giornali (sì, proprio quelle che hanno fatto gridare allo scandalo le solite prèfiche del girotondinismo no global in quanto Fausto il Rosso ha dovuto chiedere il permesso alla multinazionale che li ha brevettati, per usarli) sono gialli pure loro. Il Prof è volato da una festa di partito all?altra tra fine agosto e metà settembre (quella della Margherita compresa, dove si è svolto anche l?incontro della ritrovata pace – fredda – tra lui e il ?bello guaglione? Rutelli, suo competitor sul fronte moderato) ed è stato tutto uno stringere le mani (dei militanti negli stand), un levare in alto le mani (le sue da parte degli altri, come alla Festa dell?Unità a Milano, da parte del segretario dei Ds Fassino che ha deciso che i suoi devono costruire ?il partito del Professore?, gambe in spalla, pedalare, zitti e mosca?), un parlare con le mani (come quando si scontra col suo ex amico cardinal Ruini su Pacs e dintorni. Porte chiuse a Lilliput Il subcomandante, invece, si è trincerato nella sua, di festa, visto che non solo non lo hanno invitato a quelle degli altri (Ds, Margherita, Udeur, Verdi, eccetera, figurarsi i Comunisti italiani di Cossutta e Diliberto che lo impallinerebbero in pieno volo) e s?è dovuto consolare rendendo pan per focaccia a Prodi non invitandolo e chiudendola, la festa, in un tripudio di bandiere rosse e tenendosi abbracciato con Oskar Lafontaine, che è più rosso di lui. Ma Bertinotti non è riuscito a ottenere uno straccio d?invito neppure nei luoghi di cui di solito è ?interno?. Rete Lilliput, per dire, un mancato invito che equivale a un tradimento, a un «tu quoque, filii mihi», dato che gli ambienti cattolico-radicali della Rete erano perfetti per lui, perché si dispiegasse la sua loquela verbale e la sua mimica immaginifica (decisamente migliori, a dirla tutta, dell?eloquio forbito quanto noioso e della fissità dello sguardo da era glaciale del Prof). Ma anche la Tavola della Pace, assise che prepara, ogni due anni, la Perugia-Assisi ha rifilato a Bertinotti uno sgarbo non di poco conto, invitandolo solo quando il caso politico-diplomatico dell?invito in pompa magna al solo Prodi era già scoppiato. Certo, pochi giorni fa Bertinotti s?è potuto rifare gli occhi leggendo il manifesto politico-programmatico dell?Arci. Anche perché l?Arci è pesantemente scesa in campo con così largo anticipo, rispetto alla data delle elezioni (quelle vere, quelle del 2006) non certo per l?ennesima fola da antiberlusconismo militante, che nelle gloriose case del popolo non è mai mancata, ma proprio (dicono i maligni) per dar man forte al candidato in pectore dell?associazionismo di sinistra alle primarie. Fausto, appunto. Lo staff del Professore, però, aveva preparato al suo leader un ?uno-due? che poteva essere micidiale: prima il convegno nazionale delle Acli a Orvieto, dove Prodi è stato accolto da vero trionfatore, poi il confronto con il Forum del terzo settore, non foss?altro che per sanare la ferita che si era aperta con la Fabbrica prodiana, la quale nei mesi scorsi il mondo del non profit, nelle sue rappresentanze, l?ha bellamente ignorato. Insomma, chi vincerà le primarie dell?Unione e in particolare chi prenderà più voti tra i mondi del volontariato, del terzo settore, dell?associazionismo laico e cattolico, del pacifismo militante? Amor di coalizione? ?Fausto il rosso? sta girando l?Italia come una trottola per cercare di fare il pieno di voti a sinistra e sarà lui l?unico vero contendente della ormai certa leadership di Romano Prodi all?interno di uno schieramento che, per la prima volta dal 1994 e anche rispetto al 1996 e al 2001, vedrà il solo partito neocomunista di massa presente oggi in Italia partecipare a un?alleanza che non sarà più – come, appunto, le altre volte – puramente elettorale ma che si candida a ?governare il Paese?. E sarà l?unico candidato che conta davvero, Bertinotti, oltre allo stesso Prodi, non foss?altro perché i ?veri? altri contendenti alla leadership del Professore, cioè Rutelli e Fassino, non se la sono sentita. L?hanno fatto per ?amor di coalizione?, certo, ma resta il punto: Bertinotti, tale coraggio l?ha avuto. E la percentuale di voti che avrà da un lato non sarà indifferente agli equilibri interni di un?Unione che già prefigura ?il sapore della vittoria?, alle prossime elezioni politiche, ma avrà, appunto, riflessi non piccoli anche sugli assetti del probabile governo unionista che verrà. I bookmakers del circo Barnum politico di casa nostra parlano chiaro: se Bertinotti va sotto il 15%, alle primarie, per lui saranno dolori, nel suo partito e nella sinistra radicale che c?è ma non lo ama, al punto che la stessa leadership dentro Rifondazione potrebbe essere messa in seria discussione. Dall?altra parte, se Prodi non fa il pieno dei voti, alle primarie, se non arriva cioè almeno al 65-70% dei consensi, comincerà la gara a parlare di candidato premier dimezzato, di un Fausto troppo forte che condizionerebbe un Romano troppo debole, di deriva radicale dell?Unione. Un leader con la stoffa da primo della classe ma che ha accettato di fare il secondo: sa di poter arrivare solo secondo. Infatti il gioco (finto) di primarie formalmente perfette e politicamente un po? scorrette (nel senso, appunto, che il loro esito è già preordinato) è tutto lì: il risultato del secondo può influenzare, e non poco, la premiership del primo. Il che non è certo poco. Bertinotti 0 – Prodi 1 Campo di Fidenza. L?inizio di campionato si gioca in casa della rete Lilliput, che però sarebbe come dire in casa Bertinotti, visto che i ragazzi della rete e i loro leader adulti (padre Alex Zanotelli, don Luigi Ciotti, Lisa Clark) sono da sempre suoi fan sfegatati. Ma questa volta li convince Prodi. Il confronto al Palazzetto dello sport è vero e ricco. Bertinotti, peraltro, non viene nemmeno invitato. D?Alema invece sì. Bertinotti 1 – Prodi 2 Campo di Perugia-Assisi. Anche questa volta, Fausto giocherebbe in casa (e infatti alla marcia c?è e in prima fila) ma l?invito per parlare davanti alla Tavola della pace riunita in sessione plenaria (e molto pletorica) arriva solo a Romano. Fausto viene convocato solo come riserva e scende in campo il giorno dopo, dopo che la curva lo aveva invocato a gran voce. La sconfitta è di quelle che bruciano. Bertinotti 2 – Prodi 2 Campo di Roma. Bertinotti assesta un ?uno-due? niente male, prima concludendo la festa nazionale del suo partito tra un tripudio di bandiere rosse e con Oskar Lafontaine sul palco con lui, poi incassando il sostanziale appoggio dell?Arci che lancia un programma anti-berlusconiano che sembra la fotocopia di quello di Rifondazione. Prodi recupera andando prima a Orvieto, dalle Acli, dove però fa molto dormire e poco discutere, poi a Roma, ospite del Forum del terzo settore, per parlare di servizio civile, welfare e non profit.


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