Non profit
Le piccole società a caccia di sponsor
Il Coni per tappare i buchi di bilancio decide di mettere sul mercato la maglia azzurra della nazionale.E anche gli enti di base ora scoprono il fascino della pubblicità.
Il Coni ha già capitolato e di fronte a quei 180 miliardi ?spariti? dal bilancio per il calo crescente degli introiti di concorsi e scommesse, il Comitato olimpico ha deciso di alzare bandiera bianca. In tempo di vacche magrissime e moribonde, l?autonomia dello sport passa anche attraverso qualche centimetro d?azzurro in più venduto alla pubblicità. Dunque la maglia della nazionale sarà a disposizione di chi offre di più; non c?era altra scelta, e chi si scandalizza, trovi lui un?altra soluzione per uscire dal profondo rosso del Comitato.
Se così stanno le cose nell?Olimpo dello sport italiano, figuriamoci l?aria che tira nelle piccole società sportive che già fanno i salti mortali per sopravvivere. Buona volontà e impegno sono indispensabili, ma insufficienti a far quadrare i bilanci e non basta neppure l?impegno volontario di ben 600 mila persone, tra allenatori e dirigenti, che ruotano intorno alle 80 mila società sportive presenti su tutto il territorio nazionale. Che non campano neppure con le pur importanti agevolazioni fiscali previste dalla Finanziaria ?98 e che guardano con malcelata invidia a quel flusso di denaro , circa 4 mila miliardi, che finisce quasi interamente nelle casse dei fratelli maggiori dello sport agonistico.
A scuola di marketing
Ma è davvero impossibile a una piccola società accedere almeno alle briciole di questa gigantesca torta? Il professor Maurizio Marano, docente di Economia all?Università di Bologna ed esperto di marketing sportivo, accende qualche speranza: «Le occasioni ci sono e non è detto che le aziende siano interessate a sponsorizzare soltanto la grandi squadre o i team dello sport professionistico. Al contrario, il vero problema non è la mancanza di sponsor, ma l?assenza di cultura e coraggio da parte degli enti di base. Numerose società sportive non profit non sono consapevoli del potenziale che rappresentano per un impresa che vuole aumentare la visibilità dei propri prodotti. Altre, temono di condizionare le proprie idealità accettando delle sponsorizzazioni. Ma l?aspetto etico e quello pubblicitario sono conciliabili, perché non viene meno il servizio offerto dalla società sportiva ai giovani. Un altro limite delle piccole società sportive è rappresentato dalla resistenza ad avviare la formazione dei dirigenti, perché acquisiscano le competenze di marketing sportivo; invece, non si esita a investire nella formazione degli allenatori. Questo comportamento è molto pericoloso per la vita di una piccola associazione: il rischio che si corre è trovarsi spiazzati davanti ai sempre più preparati e grintosi manager del profit sportivo».
Un decalogo acchiappasponsor
Che fare dunque? Il professor Marano avanza qualche proposta e stila per ?Vita? una sorta di decalogo ?acchiappasponsor?. (vedi box) «Innanzitutto», riprende il docente, «è importante individuare tra le aziende presenti sul territorio, quelle che hanno già sponsorizzato lo sport o che attuano campagne pubblicitarie per prodotti commerciali di settore. Per questo scopo può essere molto utile dare uno sguardo agli elenchi della Camera di commercio, che forniscono dati sulle dimensioni economiche e le attività produttive delle imprese. Individuate le aziende che potrebbero essere interessate a una sponsorizzazione, bisogna avviare i contatti e presentare le proposte. Chiaramente, è preferibile rivolgersi direttamente alle più alte cariche dirigenziali (come l?amministratore delegato, il direttore del marketing o il direttore generale). L?importante è non fermarsi alle prime difficoltà, tenendo presente che gli sponsor sono particolarmente interessati a migliorare i rapporti con la comunità locale e dunque con i potenziali clienti.
Quanto chiedere allo sponsor? La cifra dipende da una serie di fattori, tra cui: quante manifestazioni sportive la società ha organizzato in passato e quante intende organizzare, il numero degli iscritti, l?attenzione che hanno dedicato alle manifestazioni i giornali e le radio locali. In generale, la somma richiesta per una sponsorizzazione non supera il due , quattro per cento del giro di affari dell?azienda».
La formazione dei dirigenti
Rimane il nodo fondamentale della formazione dei dirigenti per le piccole società sportive. In Italia, chi promuove lo sport sociale è abbandonato e non gode di alcun sostegno governativo, a differenza di quanto succede negli altri Paesi europei. A chi spetta provvedere? Marano su questo punto, non ha dubbi. «Innanzitutto al Coni, che detiene la sovranità su tutto il movimento sportivo italiano, in collaborazione con gli Enti locali e le Università. Ma le scuole regionali dello sport, avviate dal Coni alla formazione di personale specializzato e a un ruolo di consulenza decentrato, languono, mentre le società di base cedono sotto il peso delle spese».
Proporsi al top, bussando alle porte giuste
Ecco qualche suggerimento alle piccole società sportive per attirare l?interesse
degli sponsor.
1) Individuate le aziende che sponsorizzano manifestazioni sportive o che
producono prodotti sportivi.
2) Presso la Camera di commercio esistono gli elenchi delle aziende provinciali.
Servono per farsi un?idea delle dimensioni economiche.
3) Allo sponsor ricordate di descrivere gli spazi pubblicitari che potete
offrire,sia del campo di allenamento sia del palazzetto dello sport dove la squadra disputa le gare ufficiali, il numero di partite disputate, anche quelle precampionato,e degli iscritti alla società.
4) Se un giornale o una radio locale riportano i risultati delle gare, fatelo presente all?azienda a cui chiedete una sponsorizzazione.
5) Contattate i dirigenti che si occupano in maniera specifica delle sponsorizzazioni. Fornite loro il nome di massimo due dirigenti della società sportiva con i quali si dovrebbero mantenere i contatti.
6) Preparate una scheda con tutti i dati che riguardano la società e il rapporto
con il territorio, consegnatela allo sponsor al primo contatto.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.