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Le piazze piene di entusiasmo del Libano
«Nel venticinquesimo giorno di proteste il popolo libanese si è risvegliato con rinnovato spirito di partecipazione. La rivoluzione di Ottobre, così come viene chiamata, continua». Il racconto di Adele Cornaglia, cooperante di Arcs Culture Solidali nel Paese
Nel venticinquesimo giorno di proteste il popolo libanese si è risvegliato con rinnovato spirito di partecipazione. La rivoluzione di Ottobre, così come viene chiamata, continua. Centinaia di migliaia di persone nelle ultime settimane hanno gremito le piazze e le strade di tutto il Libano e non sembrano volersi fermare.
Negli ultimi giorni i blocchi stradali sono andati scemando lasciando spazio a nuove forme di dimostrazione da nord a sud del Paese. I manifestanti si ritrovano ora di fronte alle istituzioni, le banche e gli uffici dei servizi pubblici; gli studenti dei vari gradi portano le lezioni nelle piazze e avanzano richieste per il loro futuro: le donne marciano nelle strade illuminandole di candele ed i vari ordini dei lavoratori si organizzano per scioperare. Ogni sera alle otto poi appuntamento nelle piazze e nei balconi dei diversi quartieri con stoviglie alla mano per far riecheggiare il suono delle “tanajer”, le pentole, vuote.
Sono infatti gli spazi pubblici delle città il vero centro nevralgico di questa manifestazione, posto d’incontro, discussione e festa. Una riappropriazione dei luoghi pubblici che ha visto persone di ogni età e differente estrazione sociale occupare quei luoghi e riorganizzarli. Come a Downtown Beirut, zona lussuosamente ricostruita dopo la guerra, praticamente accessibile solo all’élite locale e straniera, che è divenuta in questi giorni uno spazio aperto a tutti dove hanno luogo discussioni, incontri ed iniziative.
Vi sono infatti gruppi che ogni mattina ripuliscono le piazze differenziando i rifiuti, altri che hanno lanciato un piano di riforestazione urbana tra i grattacieli, colazioni condivise nel golfo prima riservato solo agli yacht ed ai loro proprietari, insegnanti che tengono le lezioni ai propri studenti sulle panchine. Non mancano dibattiti pubblici in vista della prossima sessione parlamentare prevista il 12 Novembre, discussioni sulle misure necessarie, seminari e laboratori su tutela di diritti ed economia, proiezioni di documentari, concerti e musica. Tutto accessibile a tutti con il programma dettagliato pubblicato su un sito dedicato: guida alla “thawra”.
E questo avviene nello spazio pubblico, inclusivo e ‘di tutti’ per definizione, perché è da lì che un’identità condivisa può sorgere e crescere. Le proteste iniziate il 17 Ottobre stanno infatti offrendo al popolo libanese l’opportunità di modellare il tipo di società che vogliono in futuro.
Le richieste condivise sono ormai chiare a cominciare dalla caduta del governo, ottenuta con le dimissioni del Premier Saad Hariri il 29 Ottobre scorso, la formazione di un governo di tecnocrati, nuove elezioni parlamentari e la cessazione anticipata del mandato del Presidente Michel Aoun oltre che la lotta alla corruzione e la restituzione dei fondi pubblici depredati. Tuttavia, la classe politica tarda a dare risposte e cerca di guadagnare tempo con tiepidi tentativi ben lontani dallo scardinare il sistema confessionale ormai radicato.
Nel frattempo le attività stanno pian piano riprendendo, tra cui i progetti nel Paese delle varie organizzazioni, inclusa ARCS, che attraverso un sistema di coordinamento stanno garantendo il sostegno alla popolazione di rifugiati, migranti e locali più vulnerabili, rimasta nell’ombra di questi tempi.
In attesa di nuovi risvolti, previsti al momento per il prossimo martedì, i manifestanti continuano ad illuminare e scaldare le piazze libanesi al suono di cori all’unisono. E noi qui ad ascoltarli.
*Adele Cornaglia, cooperante ARCS in Libano
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