Welfare

Le paure di Sadat il presidente troppo scuro

di Redazione

Gli egiziani non sono mai stati troppo teneri
nei confronti degli immigrati neri di Sudan, Somalia
ed Etiopia. Come insegna il caso dell’ex capo di Statodi Sara Ali
La storia del brutto anatroccolo, rifiutato ed emarginato dal resto del gruppo, ha pure una versione egiziana. Non c’è da meravigliarsene. Neanche il Paese dei Faraoni è esente da fenomeni di razzismo, specialmente nei confronti di chi ha la pelle nera. Chiunque sia nero o con la pelle scura viene associato allo straniero, in quanto da sempre sono tali le popolazioni che dalle aree più remote del Sud del Paese o persino dall’estero vi giungono in cerca di lavoro e di benessere. In Egitto il fenomeno dell’immigrazione è molto sentito e il flusso di migranti arriva soprattutto da Sudan, Somalia ed Etiopia. Una volta arrivati nelle grandi città del Nord, gli immigrati trovano molte difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e ad integrarsi. È il caso specialmente del Sudan: molteplici le problematiche riguardo all’inserimento e l’integrazione dei sudanesi nella società egiziana.
Eppure in Egitto dovrebbe essere normale avere la pelle scura. Si sa però che piace ciò che è raro ed esotico, così mentre da noi ci si danna per una bella abbronzatura, le donne egiziane persino sulle spiagge si riparano accuratamente sotto gli ombrelloni, spalmandosi in abbondanza creme cosiddette anti solari (che, oltre a proteggere la pelle dalle radiazioni solari, contribuiscono a schiarire gradualmente la cute). Per preservare la loro bellezza, insomma, fanno esattamente il contrario di ciò che facciamo qui. Anche a me hanno talvolta consigliato di fare altrettanto!
Riflettendo su questo argomento mi viene in mente il mondo della televisione e del cinema, in particolar modo il grande schermo egiziano, poiché entrambi in effetti rispecchiano la vita della società. Ho notato che la maggior parte degli attori sono bianchi e si adoperano per assomigliare sempre di più agli occidentali. Come dimenticare Abdel Halim Hafez, chiamato dai suoi fan anche «el-Andaleeb el-Asmar» (in arabo “l’usignolo nero”), cantante egiziano che con la sua musica fece sognare gli innamorati: anche lui era scuro di pelle e, nonostante questo piccolo particolare, tutti lo amavano e continuano ad amarlo.
Anche Mohammad Hassanein Heikal, noto giornalista-politologo egiziano, affronta il tema del razzismo e le sue dinamiche all’interno della società egiziana riferendosi a un personaggio di grande rilievo, Anwar el Sadat, ex presidente dell’Egitto. Heikal nel suo libro Khareef Al-Ghadab (L’autunno dell’ira) dedica un intero capitolo alle radici di Sadat, nato da madre sudanese e padre egiziano. La sofferenza di Sadat viene descritta dal momento in cui il padre decise di sposare una giovane donna bianca e costrinse la madre di Sadat, insieme ai suoi fratelli, a condividere lo stesso appartamento con la nuova moglie. Il futuro presidente fu costretto a vedere sua madre nel ruolo di serva della nuova sposa. L’infanzia di Sadat fu segnata da eventi drammatici che influenzarono molto il suo carattere. Secondo un giornalista del Washington Post che lo intervistò, Sadat era molto a disagio e la moglie Jihan spiegò che egli temeva reazioni per via della sua pelle scura.
Ricordo che da bambina udii mia nonna pronunciare un detto egiziano che afferma: «Sicurezza mezza bellezza». Io le chiesi: «Perché solo mezza e non tutt’intera?». Mia nonna, ridendo, mi rispose: «La bellezza è infinita ed averne metà è già un tesoro da conservare».

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