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Le paure della stampa araba

Così i giornali dei paesi musulmani leggono gli avvenimenti che stanno sconvolgendo la Repubblica islamica

di Martino Pillitteri

«Stiamo assistendo alla caduta della teocrazia in Iran, ma con questo non significa che il regime sia al collasso». Lo sostiene Fareed Zakaria, l’editorialista di punta del settimanale Newsweek. Anche se Zakaria non è del tutto convinto che l’elite politica iraniana alla fine cadrà, questi è pur sempre possibilista sulla fine dell’ideologia che ha retto il regime sin da quando l’interpretazione dell’Islam sciita dell’Ayatollah Ruhollah Khomeini diede vita alla Repubblica Islamica iraniana nel 1970.

Trent’anni fa anni fa, l’Iran fu visto come il simbolo dell’ascesa dell’Islam politico. Alcuni regimi arabi l’hanno osteggiato; altri, con diverse sfumature, l’hanno coptizzato.

Trent’anni dopo, come si relazionano i regimi arabi con la crisi iraniana? La teocrazia iraniana ha degli scontenti anche tra chi, nei paesi arabi, ha adattato con successo il modello dei Mullah? La teocrazia sciita iraniana può contare sull’aiuto di un circolo di contenti anche tra i sanniti arabi? Le possibili risposte attraverso la lente dei giornali arabi che hanno interpretato le vicende iraniane.

Arabnews, un quotidiano saudita, adotta la tattica del “wait and see” (Aspetta e Guarda). Gli artici pubblicati sono in maggioranza editoriali politically correct di giornalisti stranieri. Anche Al Alarabiya, il concorrente saudita di Al Jazeera, non si sbilancia molto. Più che le notizie che offre sulle vicende iraniane, è interessante notare come il pezzo “Iranian clerics seek supreme leader alternative” in cui veniva riportato che un gruppo di influenti personaggi legati ad Hashemi Rafsanjani ed al clero di Qom stanno considerando la possibilità di unire le forze per formare un gruppo dirigente che possa sostituire quello del leader supremo Khamenei, è stato ed è tuttora l’articolo in testa nelle sezioni: articolo più letto, articolo più inviato, articolo più slavato, articolo più stampato.

 Delle potenziali ripercussioni nell’area, ne parla il quotidiano saudita Al Watan: «La stabilità dell’Iran è una questione che interessa gli iraniani ma anche l’intera regione. Anche se lo stato iraniano sembra essere “coerente” la divisione tra gli iraniani è preoccupante».

La stabilità dei regimi politici limitrofi viene prima della libertà degli iraniani. Lo sostiene l’editoriale del giornale egiziano Al- Akhbar:« Quello che succede in Iran è una questione interna. Non importa quale sia l’esito dello scontro tra riformisti e conservatori. Quello che è importante per noi è che il nuovo presidente iraniano adotti una politica estera il cui scopo non è quello di interferire negli affari degli altri paesi (Il pezzo si riferisce al tentativo dell’Iran di destabilizzare l’establishment di Mubarak tramite il braccio armato prediletto di Tehran, Hetzbullah) e la smetta di infiltrare i suoi agenti in questo e in quel paese».

Cade un po’ dalle nuvole  il commento del giornale giordano Al’Ra’y:«Quello che è nuovo in queste elezioni è la spaccatura tra la base e l’apice del sistema politico che tutti pensavano essere coerente ed unito sia per quanto riguarda il tipo di politica che l’impostazione teocratica». Sempre in Giordania, più sobrio e realista è il commento pubblicato sul giornale Al-Dustur:«Anche se l’elite iraniana sarà in grado di tenere Ahmadinejad al potere, il cambiamento sta inevitabilmente arrivando. Esso però, è il naturale risultato di cambiamenti sociali, economici e culturali che il regime  non può contrastare con vecchi metodi». GulfNews, il quotidiano più importante negli Emirati ha una visione tutta sua e si sbilancia con un consiglio all’elite iraniana:«Visto che alla lunga non si può più opprimere l’opinione pubblica, la chiave del successo (per rimanere al potere) è quella di bilanciare politiche moderate con idee conservatrici». Gulf News si stava riferendo all’elite iraniana o quella degli Emirati?

 

A fianco della news in alto a sinistra guarda il video della Cnn dell’uccisione di Neda, simbolo della rivolta dei ragazzi di Teheran

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