Ci sono diversi motivi per cui facciamo quello che facciamo. Ci muovono i sentimenti, gli istinti o la ragione; per lo più queste tre forze insieme, miscelate in parti variegate.
La prevalenza di una o dell’altra forza costituisce il carattere di ciascuno di noi, l’insieme dei suoi valori, la sua capacità di reazione in un contesto specifico, la sua cultura, i suoi timori e così via. Noi siamo ciò che facciamo. O meglio: per gli altri siamo ciò che facciamo. Gli altri non hanno nessun elemento per conoscerci se non le nostre azioni, comprese le azioni verbali, cioè ciò che diciamo. Parole e gesti.
E attenzione, perché alcune parole poi rappresentano dei gesti (quasi tutti i verbi a dire il vero): mangiare, correre, scrivere.
Altre parole, mentre le pronunci, fai l’azione di cui esse parlano: promettere, giurare, sperare.
Altre ancora, infine, forse la maggior parte, inducono dei gesti, cioè portano gli altri ad agire in qualche modo, a comprare quello, a votare questo, a desiderare quest’altro, a pensare così, a credere cosà. Le parole muovono le cose e le persone, attraverso l’emotività o la razionalità.
In questo blog parleremo di parole, perché le parole sono potenti sempre. Stiamoci attenti.
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