Salute

Le parole nuove dell’omeopatia: nanoconcentrazioni

L'azienda italiana che produce farmaci omeopatici punta a un rinnovamento semantico del settore

di Antonietta Nembri

Effetti collaterali nessuno. Così si presentano nelle brochure e nelle cartelle stampa i farmaci omeopatici. Ma in viale Palmanova, a Milano, a pochi isolati da Guna, azienda italiana del settore della produzione e distribuzione dei farmaci omeopatici, un effetto collaterale c’è. Ed è un effetto sociale.
Quindici dipendenti di Guna, infatti, hanno scelto di svolgere il loro volontariato aziendale (retribuito e nelle ore di lavoro) all’asilo nido “Sogno di Bimbi”, una realtà che accoglie i figli di mamme sole con basso reddito del quartiere. Un asilo multietnico e colorato. Il rapporto con il nido, a favore del quale vengono anche donati dei fondi, non è che una delle voci del capitolo Csr nel bilancio sociale dell’impresa che da quattro anni (l’inaugurazione nel 2008 per il 25° anniversario di fondazione) opera in un edificio che oltre a essere un innovativo stabilimento per la ricerca scientifica è anche una struttura che accoglie opere d’arte e suggestive strutture/installazioni con giochi d’acqua nell’area verde che si affaccia sul trafficato viale alla periferia di Milano.

Ma questa azienda italiana, che «vuole continuare a essere italiana, operare qui», come dice il suo presidente e fondatore Alessandro Pizzoccaro nel corso dell’evento “i salotti di Guna”, sconta un “paradosso legislativo”: a cinque anni dal recepimento della direttiva europea del 2004 per la regolamentazione farmaceutica dell’omeopatia, mancano le norme attuative a tutela del cittadino. È questa la ragione per cui nelle confezioni non è presente il cosiddetto bugiardino con posologie e indicazioni generiche per l’uso, non si possono registrare nuovi farmaci. Eppure quello dell’omeopatia è un mercato che in Italia ha numeri importanti: undici milioni di utilizzatori (il 18,5% della popolazione), un fatturato che si aggira sui 300 milioni di euro e che lo porta a essere il terzo mercato europeo dopo Francia e Germania.

«Le registrazioni sono bloccate dal 1996» rimarca il presidente Pizzoccaro che ricorda comunque come l’azienda continui a investire nella ricerca, i nuovi farmaci vengono prodotti per l’estero. «Ci troviamo a combattere contro una normativa masochistica, si potrebbe parlare di meccanismo kafkiano» ironizza Pizzoccaro che però conferma la volontà di Guna di rimanere a produrre in Italia «Se ci spostassimo in Slovenia o in Austria risolveremmo tutti i problemi, ma vogliamo continuare a investire in Italia, a far lavorare le persone in Italia a collaborare con i lavoratori delle università italiane».

E di ricerche in pista ce ne sono. Come anche di progetti, come uno dedicato all’autismo: uno studio osservazionale che sarà fatto in Italia come annuncia Alessandro Perra, direttore marketing di Guna, ma grazie al fatto che c’è la farmacia vaticana, territorio extra italiano.

Perra comunque ci tiene a precisare la necessità di cambiare il linguaggio dell’omeopatia «il nostro a volte è un problema semantico, se uso i termini nano-concentrazioni o low dose, mi faccio comprendere meglio. Alla medicina omeopatica hanno fatto più male persone, anche medici, che l’hanno considerata una “fede” più che una pratica medica. Per parte mia – ha rimarcato – non esiste un medico allopatico o omeopatico, esiste un medico bravo o no».

L’azienda del resto si impegna anche nella formazione di medici e farmacisti, partecipa a convegni medici ma è anche partner di master universitari come l’edizione 2012 – 2013 di quello in primo livello in “Sistemi sanitari, medicine tradizionale e non convenzionali” attivato dall’Università di Milano Bicocca (Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale con la facoltà di Medicina). Il sostegno di Guna, spiega Pizzoccaro, nasce dal fatto di credere «nell’integrazione tra le diverse pratiche mediche».

Guna è anche un’azienda crede anche nel copyleft: dal 2009 Guna ha lanciato la campagna No Patent, eliminando dall’intera gamma di farmaci di propria produzione le procedure di protezione brevettuale di prodotti e processi industriali


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