Persone

Le parole che ci lascia in eredità Claudia Fiaschi

Tante persone da tutta Italia hanno voluto dare l’ultimo saluto a una delle leader degli ultimi vent’anni di Terzo settore. Una messa che è stata anche un’occasione per entrare nella sfera intima di un personaggio che lascerà traccia di sé anche in futuro

di Stefano Arduini

«In puro stile Fiaschi, la mamma ha voluto approvare anche il testo che avremmo letto per il suo funerale». Le parole sono della figlia Marta, che – in nome anche del fratello Marco – ha voluto condividere con le centinaia di persone arrivate da tutta Italia un ricordo intenso e luminoso “della Fiaschi”, come lei stessa l’ha voluta chiamare con quel tocco di disorientante toscanità che non è mai mancato alla stessa Claudia (nell’immagine con in mano il suo libro Terzo, di cui andava fiera). 

La chiesa è quella della Pieve di Santo Stefano in Pane, nel quartiere di Rifredi a Firenze. Da qui è partita la sua avventura umana e professionale. La messa è stata celebrata da don Luciano Santini alla presenza, fra gli altri, dei confratelli e delle consorelle della Misericordia di Rifredi, del sindaco Dario Nardella, del governatore Eugenio Giani, della portavoce nazionale del Forum del Terzo settore Vanessa Pallucchi e di tanti amici, conoscenti e  protagonisti del Terzo settore e della cooperazione sociale. Fra loro uno stretto amico di famiglia di lunga data, il presidente di Federsolidarietà Stefano Granata, che è anche intervenuto durante la funzione. Tantissima gente in piedi lungo le tre navate della Pieve. Tanta partecipazione, commozione, applausi, sguardi, abbracci. Mai però disperazione. Di fronte comunque a una morte giovane e improvvisa. 

Per ragioni professionali ho spesso interloquito e incontrato Claudia Fiaschi in momenti istituzionali, in occasione di convegni, interviste, presentazioni di libri, ma certo non posso dire di averla conosciuta a livello personale. Nella Pieve di Santo Stefano in Pane ho però imparato qualcosa di più su di lei e capito che mi sono perso molto. Quel qualcosa deriva in grande misura (ma non solo) dalle parole che ho ascoltato – e che farò impropriamente mie nelle righe che seguono – durante i 90 minuti della messa. Parole che mi hanno in qualche modo permesso di entrare nel mondo “della Fiaschi”. E penso che sia un mondo che vale la pena conoscere perché può essere d’ispirazione per chi vorrà raccogliere un pezzo della sua eredità nell’impegno nel sociale e nella relazione con gli altri. 

Provo un’ardita sintesi per parole-chiave. 

  • Perdersi: Fiaschi non era certo una persona che sopportasse la sconfitta, perdere non le piaceva affatto. Quello che però aveva accettato di fare era “perdersi”. Ovvero dedicarsi agli altri, vivere la passione sociale con passione umana, senza remore e senza limiti. 
  • Improbabile: le cose improbabili sono certamente improbabili, ma altrettanto certamente sono possibili. Questa certezza è stata per lei un faro che l’ha costantemente spinta a voler cambiare quello che ai suoi occhi non funzionava. Al di là di ogni calcolo probabilistico. 
  • Spiritualità: Claudia Fiaschi era dotata di un senso spirituale per la vita. Lo era sia dal punto di vista religioso, sia dal punto di vista laico: tutto può accadere. Questa postura è stata la chiave che le ha consentito di non nascondersi dietro a limiti che pur potevano apparire evidenti. Non pensava ai limiti, pensava all’obiettivo. Perché la sostanza era quello. Non certo gli impedimenti che le si frapponevano e che possono essere superati. 
  • Energia: è l’altra faccia della spiritualità. Per prendersi la responsabilità di non assecondare i propri limiti occorre avere forza. Avere l’energia di andare oltre se stessi, avere l’energia di farsi assorbire dalla visione del futuro per poi scoprire di averlo realizzato. O quanto meno di averci provato per davvero. 
  • Amore: è la cosa più forte, è quello che resta. Fiaschi aveva un profondo amore per la propria gente, per la propria comunità. Non è stata una donna dal carattere semplice, mai accomodante, ma nello stesso tempo non ha mai abdicato al principio dell’inclusività. Lasciare indietro qualcuno non era per lei una prospettiva possibile.  
  • L’ultima parola infine l’ha scelta lei stessa. La parola è “Durare” ed è il titolo di un brano di Laura Pausini, dedicato al compagno Massimiliano, risuonato al termine della funzione. Perché così la Fiaschi aveva deciso.  

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