Sostenibilità

Le parole che cambiano /Virt

L'ambiguità con cui accogliamo la possibilità di essere virtuosi è insita nella struttura della virtù stessa, che è innanzitutto esercizio della libertà. Ne parla con VITA Gianfranco Ravasi

di Sara De Carli

La radice di virtù è il vir latino, l?uomo nel senso di maschio. Diceva qualcosa di nobile, l?essenza del valore. Oggi invece la prima cosa che ci viene in mente, con quella radice, è virtuale. Ovvero inconsistente, apparente, ingannevole. Comunque altro dalla realtà. Gianfranco Ravasi un po? ci scherza e un po? è preoccupato. D?altronde l?ambiguità con cui accogliamo la possibilità di essere virtuosi – valore, noia, moralismo, premio – secondo lui è insita nella struttura della virtù stessa, che è innanzitutto esercizio della libertà. E parla di una discesa verso lo psicogramma piatto da cui solo un atleta circense ormai ci può salvare. Per guidarci alla virtù come creatività e genialità. Cominciando dalla prudenza.

Virtù, s.f. 1. Disposizione a fare il bene per se stesso, senza attendersi alcun utile, sia nella vita privata che in quella pubblica. 2. estens. Castità, purezza. 3. Coraggio, forza morale. 4. Facoltà, proprietà, potenza. 5. Il quinto dei nove cori angelici (iniziale maiusc. al pl.) (dal Dizionario italiano Sabatini Coletti)

Vita: Monsignore, perché oggi un libro sulle virtù? Non è qualcosa di inattuale, che suona come moralismo teocon? Gianfranco Ravasi: Da un lato la virtù è qualcosa di obsoleto, perché profuma d?incenso o – per dirla in maniera più raffinata – perché è alonato di categorie moralistiche. La virtù è entrata in crisi sia come concetto sia, ed è più preoccupante, nella declinazione esistenziale. Oggi però vediamo questo paradosso: da una parte c?è la categoria teologica-filosofica-etica di virtù che è considerata teoricamente e praticamente marginale, dall?altra però c?è una risorgenza delle virtù, cominciata anni fa con il saggio di Alasdair MacIntyre, After virtue, o con Vladimird Jankelevitch che ha scritto un Trattato delle virtù he da noi è arrivato solo in antologia. Nell?opinione ubblica l?interesse per la moralità in senso lato, la religione, in una fase di rinascita? Qual è il problema? evitare che il ritorno delle virtù sia soltanto un ritorno ubblicitario o superficiale. Per questo è necessario scavare meglio nelle virtù. Questo è stato il punto di partenza del libro, lavorare perché questa riappropriazione sia una riappropriazione della sostanza delle cose. Vita: Qual è la sostanza delle virtù? Ravasi: Sono la vita, il sussulto dell?anima. Come c?è l?encefalogramma piatto, così possiamo constatare lo psicogramma piatto, l?assenza di vita della coscienza. Tutto quello che riguarda la coscienza si sta ottundendo. Manca quella realtà così bella che è il rimorso. La virtù ha lo scopo di stimolarti al rimorso, cioè di farti vedere che il tuo comportamento è stato lontano da un progetto. Questa è la prima considerazione: la virtù è uno strumento per riscoprire la coscienza. È un discorso che non riguarda solo la Chiesa e i credenti: è una questione autenticamente culturale. Per questo io uso molte citazioni nel libro. Anche se poi il punto essenziale è un altro. Vita: Ovvero? Ravasi: La struttura teologica delle virtù, che a mio avviso può essere acquisita anche dal laico. Partiamo dalla carità, che è significativa per tutti. Nel termine greco charis è evidente come la virtù sia un dono, un germe che tutti hanno dentro: charis è grazia, fascino, derivano da lì le parole carità, caro, carezza, charme? È qualcosa di donato ma al tempo stesso è appello all?esercizio della persona, all?impegno della libertà. Questa è una struttura importante, che dovrebbe diventare un modello educativo. Perché non si può fondare l?educazione alla virtù solo sulla volontà, sull?impegno personale, come una volta: questo creava un puritanesimo che ottundeva la persona. Presentate così, con i loro precetti, le virtù raggelano l?anima! Quindi da una parte bisogna evitare il volontarismo, ma dall?altra – e oggi è il rischio più serio – bisogna evitare la totale dimissione dell?impegno personale. Vita: Qualcuno ha definito la virtù come la chiara padronanza dell?inaspettato. Qual è per lei l?immagine per indicare l?incontro tra la libertà e la grazia? Ravasi: Bisogna raggiungere l?ascesi. Per noi l?ascesi è cilicio, fatica, ma in greco askesis vuol dire esercizio, ed è la capacità dell?acrobata che fa delle cose impossibili dal punto di vista statico ma ammirabile dal punto di vista creativo. E le fa con una lievità che sembra spontaneità, non con fatica, perché ormai insite in lui stesso. Questo è il modello della virtù, perché la virtù è quella fatica che diventa creatività e genialità. Vita: La virtù è premio a se stessa? Ravasi: Di più. Cito un romanziere di origine iraniana poco noto in Italia, Kader Abdollah: la virtù – dice – non ha bisogno di premio, perché la virtù sei tu. Quando tu sei virtuoso, tu hai raggiunto tutte le tue potenzialità, sei veramente te stesso. Pensi a cosa vuol dire questo per la scuola? quello che tu conquisti è la tua conquista, la conquista di te stesso, e come tale diventa una cosa piacevole anche se in apparenza ostica o marginale. Vita: Prima diceva della freddezza del virtuoso. Forse perché si collega la virtù a un imperativo categorico, a una legge. Non è possibile presentare le virtù in modo diverso? Ravasi: È vero, la morale non si identifica con il diritto, ma non sono nemmeno del tutto separati. La virtù se non è la legge è però legge a se stessa. Una componente di rigore credo sia necessaria. Direi che bisogna ritornare all?imperativo apodittico della virtù e al tempo stesso ricordare che questa obbedienza alla virtù è il modo per essere liberi e creativi. È chiaro che molto dipende dall?intenzione che hai, perché se sei virtuoso in maniera gretta e puritana, quella ti raggela anziché creare. Ma oggi questo rischio non c?è. Il rischio oggi è quello di non avere fiducia nelle potenzialità della persona, di esigere solo il 20% di quello che possiamo dare, in nome del principio del non incombere? Vita: Quali sono le malattie delle virtù? Ravasi: La prima è il vizio, chiaro. Seconda, l?ipocrisia. La virtù che è solo il manto, l?ostentazione: vizi privati, pubbliche virtù. Terzo, la virtù è uno degli ambiti migliori per fare una riflessione sulla libertà. L?uomo ha dentro di sé questo meccanismo straordinario, ma la libertà è purtroppo una realtà fragile e condizionabile. A cominciare dai mezzi di comunicazione. Mario Luzi una sera, a Firenze, guardava le tv accese dentro le finestre e diceva: «Non si sa se la gente lì dentro sta con le mani alzate in segno di resa o di adorazione». Vita: Parlare di virtù significa fare riferimento a un bene oggettivo. In tempo di relativismo è possibile? Ravasi: Questo è il tema difficile. Riconoscere i valori e i principi vuol dire avere un?antropologia, cioè essere contro il situazionismo, che dice che i valori sono come una medusa che cambia a seconda dello sguardo. Però, detto questo, c?è una plasmabilità autentica e importante. Chi scriveva un trattato sulle virtù un secolo fa non considerava il tema della coerenza morale nel comportamento sociale, era qualcosa di scontato. Figuriamoci i temi di bioetica o di ecologia. L?attualizzazione dei principi deve essere ininterrotta, perché altrimenti le virtù restano degli idoli. Tanta predicazione è ancora così. Invece la declinazione della virtù nella concretezza è fondamentale, perché la virtù è viva e vitale, vivificante. C?è sempre il nucleo duro, però c?è anche la bellezza. In questo senso c?è un relativismo buono. La relatività è la relazione della virtù al contesto, ed è importante. Se c?è una cosa non asettica, quella è la virtù. Una virtù asettica, non incarnata, semplicemente non esiste. Vita: C?è una virtù più importante nel contesto odierno? Ravasi: La prudenza, che è il senso del dosaggio, il senso del conflitto dei valori. I conflitti di valori esistono, oggi lo vediamo bene, e la prudenza entra in questo ambito eminentemente pubblico. Questa virtù è fondamentale nel campo della bioetica. La scienza per sua natura è sempre prudente, perché la scienza è la visione d?insieme e la prudenza è appunto tener conto dell?una e dell?altra cosa. Secondo me quello che abbiamo perso è il tener conto dell?insieme, della simbolicità della persona e non solo del frammento. Credo sia la differenza fondamentale fra scienza e tecnica. Vita: Cosa ne pensa della ?questione morale? che ha tenuto banco negli ultimi mesi in politica? Ravasi: Si pensa sempre che la virtù sociale per eccellenza sia la giustizia. Non è vero. La giustizia è quella che l?uomo sente di più, in ogni tempo, non perché sia legata a dei fatti precisi, ma perché l?uomo non è solitario e vivendo in relazione ha bisogno che le sue relazioni siano sane. Ma anche qui la prudenza è più importante. L?imbarbarimento delle relazioni interpersonali, pubbliche e private, non fa parte della giustizia, fa parte della prudenza, del trovare equilibrio nei confronti delle verità molteplici. E poi la temperanza: la riscoperta dell?equilibrio tra la ragione e l?istinto, tra la pulsione primaria e l?elaborazione che un uomo può fare. In ogni caso il vero impegno non è partire dalla società ed educarla: il problema è che devi ricostruire le coscienze, ripartire dal singolo in quanto uomo politico e sociale. La moralità è in primis la moralità del soggetto, lo Stato in sé non è morale: diventa morale se è fatto da tanti insieme che si correggono. Il primo passo quindi è un appello alle coscienze. Pensiamo ai codici deontologici, alle questioni del rapporto fra etica ed economia? Il governo degli onesti è una categoria che non è praticabile; la virtù è praticabile solo dal basso.
  • Chi è Gianfranco Ravasi Il biblista divulgatore
  • Gianfranco Ravasi è nato a Merate (Lecco) nel 1942 ed è stato ordinato sacerdote nel 1966. Oggi è prefetto della Biblioteca Ambrosiana, docente di Esegesi biblica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e membro della Pontificia commissione biblica. Il grande pubblico lo conosce per i suoi numerosissimi libri di commento alle Sacre scritture e soprattutto per le sue trasmissioni radiofoniche e televisive. Il suo ultimo lavoro è Ritorno alle virtù. La riscoperta di uno stile di vita, appena pubblicato da Mondadori.

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