Sostenibilità

Le parole che cambiano / Nicchia

La nicchia è tutt'altro che un recinto chiuso, tipo quello dei maiali. Lo sostiene Luigi Sertorio, fisico torinese intervistato da Vita

di Sara De Carli

La nicchia è tutt?altro che un recinto chiuso, tipo quello dei maiali. Nel recinto dei maiali ci siamo in quanto consumatori. La nicchia invece è il nostro futuro. Per capire che cos?è una nicchia bisogna guardare lontano, addirittura all?universo. E smettere di avere paura del calcolo combinatorio. Per scoprire che tutti gli altri viventi stanno in nicchia da milioni di anni. Noi invece?

nicchia, s. f. 1. Cavità verticale ricavata artificialmente nello spessore di un muro. 4. In un ecosistema, il luogo in cui i fattori ambientali sono adatti alla sopravvivenza di una specie. 5. Segmento di mercato favorito da una domanda stabile e da un?offerta mirata, con poca concorrenza
(Dizionario Sabatini Colletti)

Vita: Perché sbagliamo a intendere la parola nicchia?
Luigi Sertorio: Nicchia è un concetto scientifico. Solitamente la gente invece pensa alla nicchia come a un recinto, tipo quello dei maiali: una cosa chiusa, triste. E mi prende per matto quando dico che la nicchia è bella, addirittura è il nostro futuro. Nicchia è per esempio il sistema planetario di una stella: come fa un pianeta a stare attorno a una stella? Questo è un grosso problema, ed è compreso con il concetto di struttura planetaria etegonica, da etairos, che in greco vuol dire compagno. Etegonico quindi è un sistema organizzato in modo tale che i pianeti ruotano attorno al sole come compagni e non come ostili uno all?altro. I pianeti che non hanno imparato a muoversi in modo etegonico cascano sul sole oppure vengono espulsi dal sistema solare.

Vita: Va bene, ma per quanto grande, comunque resta un sistema chiuso?
Sertorio: Ma no, guardi la biosfera: la vita sulla terra si è sviluppata in una moltitudine enorme, milioni di specie diverse e miliardi di individui. Le erbe crescono, gli uccelli mangiano i semi, poi ci sono animali che sono carnivori e mangiano altri animali? E tutte le specie sono in interazione mutua e reciproca. Per avere una nicchia infatti deve esserci questo: una rete di interazioni. Prendiamo gli uccelli migratori, oppure i salmoni: c?è un gruppo di salmoni che parte, va in un certo posto, lì si accoppiano e poi tornano. Altro che recinto! Recinto al contrario è proprio la vita di noi consumatori: è un recinto la città, perché le nostre automobili viaggiano unicamente su una rete ristretta di strade, è un recinto il supermercato. E un?altra cosa: non è che il salmone parte a caso; no, va in un posto. Come fa a sapere dove? Ce l?ha nelle informazioni genetiche, i geni da milioni di anni gli hanno insegnato questo, con un?intelligenza che l?uomo non ha ancora, perché non è ancora capace di trasmettere conoscenza, è ancora in una fase transiente, è troppo giovane. La saggezza del salmone è veramente globale. La nicchia deve essere pensata così, non recintata spazialmente, ma come una forma di mutua interazione che ha delle sorprendenti caratteristiche interne di intelligenza: basti dire che l?uomo ancora non le ha capite.

Vita: E l?uomo? Lui non vive in nicchie?
Sertorio: Quando si parla dell?uomo si prende una specie specialissima, perché l?uomo ha il linguaggio. Il linguaggio dà all?uomo delle capacità sconfinate dal punto di vista espressivo e dunque interattivo. Perché, lo ripeto, la nicchia è quella cosa che rende massima la capacità interattiva. L?arte, la poesia, la scienza pura non possono che crescere in nicchia, pensiamo alla Parigi dell?Ottocento o all?Europa delle università nel Medioevo. In questo senso l?idea del fascismo era bellissima: ?fascio delle corporazioni?, perché la corporazione è una nicchia di cultura e il governo come fascio delle corporazioni è l?idea di una regia che fa interagire al massimo le corporazioni. Poi per il fascismo questa è stata una bugia. Come la democrazia, del resto: la parola è bella, ma quello che oggi ci sta dentro è terribile.

Vita: Perché?
Sertorio:Democrazia dice che c?è un ritorno tra il cittadino e chi lo comanda: ma oggi non è vero che chi mi comanda recepisce quello che io gli dico! Guardi invece alla scienza: non è fatta da uno che sa e gli altri che non sanno. Tra i ricordi più belli della mia vita ci sono quelli di Caltech e della scuola di Roma del tempo di Amaldi. Il grande Amaldi veniva e diceva: «Ieri mi è venuta questa idea, ve la racconto», non «questa è la verità». E chi ascoltava non era uno che recepiva a bocca aperta, era un collaboratore, uno che interagiva. Lo stesso accadeva a Caltech nei tempi in cui era vivo Feynman: quando andavi al gabinetto, il pensiero che lì ci faceva pipì Feynman ti faceva venire nuove idee. L?intelligenza è colloquio, reciprocità. Se si rompe il colloquio, si rompe l?intelligenza.

Vita: Come si fa a far dialogare le nicchie?
Sertorio: Gli uomini per natura sono attratti dalle diversità, sono curiosi, e la curiosità è feconda. È la curiosità che ai tempi dei romani portava le nobili a invaghirsi degli schiavi egizi, nel Settecento faceva sì che talora i regnanti avessero un?amante nera e che oggi regala a Jennifer Lopez uno stuolo di ammiratori. Pensi a Otello e Desdemona: poi la storia è andata come andata, ma per altri motivi, non perché Otello era nero.

Vita: Appunto. Che cosa significa vivere in nicchia quando parliamo di etnie?
Sertorio: Non certo fare un quartiere per ogni etnia. Quella è ancora la nicchia come recinto, ghetto. E il melting pot è una balla, infatti si uccidevano tutti. A portarci verso il diverso è la curiosità, e il bello è il commutare delle nicchie: se vuole lo chiami meticciato, ma l?essenziale è capire che bisogna contaminarsi in prima persona, non solo leggere i libri che scrive uno della nicchia di là. Il problema è che la gente ha paura del calcolo combinatorio: se ci sono solo due gruppi, tutto è più facile, perché c?è un solo tipo di interazione. Ma se i gruppi sono quattro, per dire, ci sono già undici tipi di interazioni diverse. è questa varietà di strutture collettive, questa creatività, che ci può garantire la permanenza! Dove ci sono molte nicchie, la vitalità della società si moltiplica.

Vita: Serve un potere di coordinamento per far interagire le nicchie?
Sertorio: Molte persone dicono che è necessario avere un governo superiore, ma non sono d?accordo. Il bisogno di essere governati è una regressione, a meno che il governo superiore venga da un consenso di intelligenze. Tra persone che lavorano in maniera creativa e intelligente, non c?è quasi bisogno di un coordinamento imposto. Se esiste legge, è la legge superiore della biosfera, oppure è Dio. La quantità di ordine costituito richiesta da un insieme di nicchie intelligenti è nullo, perché c?è subito consenso, ci si capisce subito. È la società imbarbarita che ha bisogno di essere amministrata. L?amministrazione è lo strumento dell?impero, è la struttura a due, il fatto che pochi comandano e tutti gli altri ubbidiscono, agiscono senza pensare: questo non è far dialogare le nicchie, è ucciderle! L?impero serve a un?unica cosa: far crescere la nicchia del consumo.

Vita: Cosa vuol dire?
Sertorio: Pensi al Trecento. Dante, Petrarca, Boccaccio, e poi le signorie italiane: l?Europa era fatta di nicchie meravigliose. A un certo punto i banchieri fiorentini inventano la lettera di credito, tipo la nostra carta di credito, una cosa potentissima per il funzionamento degli scambi mercantili. Ma questa gestione astratta del denaro esige la creazione di un?autorità, di un potere che garantisca il valore del pezzo di carta. Ci aggiunga la scoperta dell?America e viene fuori l?impero di Carlo V. Carlo V serve per questo: per assicurare l?obbedienza al potere della carta di credito. Gli imperi sono sempre il punto di arrivo di una estensione dei poteri militari ed economici: ma appena gli imperi nascono, inizia il loro declino. Infatti Carlo V dura appena 20 anni, o poco più.

Vita: Anche quello statunitense è un impero?
Sertorio: Sì, nato nel 1945 a Hiroshima. Oggi gli Stati Uniti hanno il Predator B, un aereo che può volare a 15mila metri come rasoterra, ha un?autonomia di 36 ore e porta 1.300 chilogrammi di armamento. Con la rete gps può sganciare uno o molti missili, o anche una bomba atomica, ovunque voglia. Il mondo è sferico e piccolo, non ci sono più posti dove andare a rifugiarsi: vivere in nicchia non è più un?utopia ma una necessità.

Vita: Cosa dobbiamo fare?
Sertorio: Bisogna inventare il modo di riconoscersi, di parlare, avere fiducia, inventarsi la maniera di continuare a essere intelligenti. L?intelligenza non scompare, semplicemente si sposta da altre parti e torna a zampillare all?improvviso dove meno te lo aspetti. Mi aspetto molto dai giovani: non leggono i giornali, non guardano la tv, non confidano nelle istituzioni. Da una parte questo è preoccupante, ma dall?altra è una grande consolazione, perché significa che loro si stanno difendendo dalla grossolanità del presente con il loro pensiero. L?intelligenza rinasce laddove le persone vivono dentro a una collettività che sa cos?è la solidarietà, perché la reciprocità è l?intelligenza dell?uomo. E la prima forma di reciprocità è quella di guardarsi. Però bisogna capirlo, impararlo, essere educati a questo. Dopodiché, quando lo si è trovato, poi si ha voglia di questo scambio reciproco, lo si cerca e lo si riproduce dappertutto.

Chi è Luigi Sertorio. Un fisico d’avanguardia

? Luigi Sertorio, fisico torinese, classe 1933, è un appassionato osservatore dei rapporti tra scienza e società. Fra le sue opere divulgative, Storia dell?abbondanza e Vivere in nicchia, pensare globale. Il suo prossimo studio sarà sull?eugenetica.

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