Famiglia

Le parole che cambiano / Famiglia

Della definizione che ne dà il vocabolario accoglie senza riserva quell’aggettivo “elementare”. Per Vittoria Sanese la famiglia è “elementare”, come le cose essenziali della storia dell’uomo

di Antonietta Nembri

La cultura, garantisce la sociologa bolognese, viene dopo. «Prima c?è quella che definirei ?naturalità?. Dobbiamo capire che ci sono alcune cose che sono rimaste ferme nella natura dell?uomo pur in forme totalmente diverse dovute al passare del tempo. Perché nel leggere di un rapporto d?amore uomo-donna scritto tremila anni fa in una tragedia greca ci si commuove ancora? Possiamo perfino riconoscere i nostri sentimenti. Questo vuol dire che c?è qualcosa di universale e di eterno che non cambia». E neppure il fatto che la famiglia venga da tutti definita ?in crisi?, che all?orizzonte si presentino tante diverse forma di ?famiglia?, incrina questa certezza. «Certo: non la considero un fatto sociologico». Famiglia, s. f. 1. Elementare gruppo organizzato della società umana, formato in senso stretto e tradizionale da genitori e figli con l?eventuale presenza di altri parenti (dal Dizionario italiano Sabatini Colletti) Vita: Allora, in una formula sintetica che cos?è per lei ?famiglia?? Vittoria Sanese: La famiglia è un legame di appartenenza che ti dice chi sei. Nascono tanti bambini che non diventano mai figli perché ci sono tanti genitori biologici che non diventano mai padri e madri. La differenza è drammatica. I figli hanno bisogno di un?identità per la propria salute psicologica, per una sicurezza dell?io. Si potrebbe usare l?immagine di un liquido che si spande se non è contenuto in un contenitore che gli dà forma: il rapporto profondo della famiglia è questo sguardo che ti definisce, ti dà forma, ti dà i contorni. Vita: Oggi in effetti se ne ha un?idea molto più sociologica… Sanese: In effetti il termine famiglia è utilizzato in maniera molto particolare. È famiglia il single che usa un appartamento, paga le sue utenze. Quante famiglie ci sono in Italia? Tante, ma tante sono formate da un unico componente. Altro significato del termine di famiglia è un tipo di legame di cura reciproca e di solidarietà che certo trae il riverbero dalla famiglia tradizionale. La nonna che si occupa della crescita di un nipotino è famiglia? Bah? Però si dice. E si usa il termine famiglia per tutti quei legami che fanno riferimento alla convivenza, all?aiuto reciproco, alla cura educativa, alle utenze del gas e della luce. Vita: Confusione, o crisi della famiglia? Sanese: Se dovessimo trarre un giudizio guardando Miss Italia, potremmo dire che non c?è nessuna crisi. Erano state ben istruite quelle ragazze, tutte a dire che la persona più importante era la loro nonna. Tutte nella presentazione di sé hanno fatto riferimento alla famiglia: molte di loro erano sincere, ma tutte 101 è strano. Non credo alla tv improvvisata e spontanea con una ragazza di 18 anni per cui la persona più importante è la nipotina. O quella che alla domanda «Cosa vuoi fare nella vita?», risponde «Occuparmi di bambini»… Vita: Ma a parte Miss Italia, questa crisi, che è sia economica sia culturale, c?è? Sanese: è vero che la famiglia è in crisi ed è vero che ci sono anche alcuni segnali di ripresa. Forse perché nei momenti di difficoltà economica la divisione è sempre uno svantaggio. Ci si unisce un po? di più. Esaminare le cause di questa crisi è una cosa complessissima. Riusciamo solo un po? a descrivere il fenomeno. Secondo me, all?origine di tutto vi è il fatto che il legame è vissuto strumentalmente. Perché la famiglia è un legame, una relazione, è un luogo dove ciascuno porta l?altro, dove si viene reciprocamente guardati e definiti. Ciò che è maggiormente incrinato è proprio il senso del legame, che è diventato strumentale. Vita: Strumentale in che senso? Sanese: Nel senso che non guardiamo più all?altro come a una persona, ma l?altro è strumentale al mio benessere. C?è la perdita del rapporto interpersonale dove ciascuno dona all?altro la possibilità di essere riconosciuto come persona. Questo lo vediamo nella coppia e nel rapporto con i figli. Sembra che anche il rapporto genitori – figli sia stato intaccato da questo che io considero un cancro. Il genitore si pone come procacciatore di risposta ai bisogni. Difficilmente si trova un genitore che dica: «Caro figlio io sono il tuo bisogno». Piuttosto lo sentiamo dire: «Tu hai bisogno che io sia capace di procurarti tutte le cose che rispondono ai tuoi bisogni e che altri, tra l?altro, hanno stabilito». Così si arriva alla crisi del legame. Che non è più un legame ?identificatorio?, dove ciascuno riceve la definizione di sé, ma è diventato un legame di tipo strumentale. Vita: Questo vale nel rapporto con i figli. E con il partner? Sanese: La famiglia non è solo generare i figli, ma è generare un ambiente. Il rapporto uomo-donna è per sua natura generativo, quindi fondamentalmente conta cosa rappresentano l?uno per l?altra e viceversa. Sulla coppia, poi, ci sarebbe da dire che si è fatto largo un ideale di egualità, che è tutt?altra cosa che la parità di fronte alla vita. Lo considero il seme dell?omologazione. Vita: Si spieghi… Sanese: Accade che i due pensano di avere lo stesso compito. E questo non è vero. Mi piace tanto l?uomo che porta a spasso il bambino, che lo cambia, che è capace di dargli il biberon. Però non va bene che scambi tutto ciò con la sua funzione di padre. Dovrebbe invece identificare in questo un grande amore di marito per la sua donna. Ma la dinamica di uguaglianza è devastante. Se non si riconosce la diversità, cioè che la stessa umanità si incarna in due segni diversi, quello maschile e quello femminile, si incrina in primo luogo la famiglia. Vita: Il discorso vale per tutti, famiglie sposate e famiglie di fatto? Sanese: Non esistono isole felici. Ma occorre anche chiedersi cosa si intenda con questa definizione che oggi va tanto per la maggiore: ?famiglie di fatto?. Venti o trent?anni fa la prospettiva era più ideologica. Adesso l?ideologia si è frantumata e come tutte le ideologie si è trasformata in una ?mentalità?. E sa qual è la ragione per cui le ?famiglie di fatto? hanno tanto appeal? Perché la loro prospettiva resta fortemente individualista. La coppia non è più guardata come un elemento sociale. È solo un fatto individuale. La precarietà sociale imposta a tanti giovani diventa una precarietà globale di vita. E rispetto all?esperienza di coppia si rapporta in questo modo: non sappiamo se il nostro impegno reciproco possa durare. La precarietà è anche indice della poca stima? C?è poi un?altra dinamica, sempre più frequente in questi ultimi anni: le coppie che si sposano dopo il primo figlio. «Non ci sposiamo per noi, ma lo facciamo per nostro figlio». Qui è sovvertito l?ordine. Prima c?era un impegno reciproco forte, su cui poggiava la decisione di avere un figlio. Qui invece nasce il figlio e si pensa di dare al figlio la stabilità della famiglia. Vita: Neppure i cattolici fanno eccezione… Sanese: Lo dicevo prima, non esistono isole felici. Respiriamo tutti la stessa aria. E sulle coppie di cattolici non sono in grado di dare una risposta generale, posso solo fare un discorso legato alla mia esperienza. Che cosa differenzia la coppia di credenti? Non la crisi, che come detto c?è ed è generalizzata. Ciò che le differenzia è il fatto che quando sono colpite dalla crisi cercano aiuto. La consapevolezza del fallimento arriva nel momento della crisi: la crisi è il fallimento. Le coppie che fanno un?esperienza di fede hanno qualche strumento in più a livello umano, non religioso. Non hanno in più il prete con cui passeggiare, hanno uno sguardo diverso sull?umano, sul proprio dolore, sui problemi dell?amore. Vita: C?entra anche quel senso di appartenenza di cui ha parlato all?inizio? Sanese: Non lo so quando riusciremo a leggere fino in fondo quello che ci sta accadendo. A me è successo che una coppia di genitori con un bimbo di otto mesi mi chiedesse se fosse il momento per mandarlo al nido perché temevano che non socializzasse abbastanza. Quel genitore non vedeva se stesso come la prima occasione di socializzazione del figlio, ma come qualcuno che deve procacciare del cibo, uno cui è affidato l?allevamento di un bambino. Come se il figlio fosse di altri, dell?asilo, un cittadino che deve imparare le regole. Ogni anno incontro famiglie, tengo gruppi per genitori, e avverto nelle loro domande, nella loro preoccupazione, che hanno perso l?idea del tutto. Il genitore non è capace di dire al figlio: «Tu sei mio». Vita: E invece che cosa gli dicono? Sanese: La parola più diffusa nel lessico dei genitori è: ?regola?. L?ossessione è quella di insegnare al figlio le regole. E credo di aver capito il perché: tanti genitori non si concepiscono padri e madri di qualcuno. Sono loro stessi degli eterni figli. Chi è Vittoria Sanese. L'”aiutante” familiare ? Vittoria Maioli Sanese (Rimini 1943) è psicologa della coppia e della famiglia. Ha fondato nel 1970 il Consultorio familiare di Rimini di cui è tuttora direttrice. Guida da anni gruppi di riflessione e di formazione per genitori, operatori sociali, educatori, psicologi. Svolge lavoro di ricerca sulla coppia e la famiglia dal punto di vista psicologico, esistenziale, sociale, culturale. Ha pubblicato, nel 2004, Ho sete, per piacere. Padre, madre, figli. Una esperienza in aiuto ai genitori, edito da Marietti 1820.


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