Parigi2024

Le paralimpiadi dicono addio ai SuperHumans

Ai Giochi paralimpici di Parigi 2024 «l’idea del supereroe è stata finalmente abbandonata. L’attenzione è posta sulle imprese sportive degli atleti delle Paralimpiadi e non sulle loro storie di vita. «Allo sport non interessa della loro disabilità, ma della loro prestazione!», osserva la presidente di CoorDown, Martina Fuga

di Sabina Pignataro

I XVII Giochi paralimpici estivi si svolgeranno a Parigi dal 28 agosto all’8 settembre 2024. Due protagonisti di altissimo livello dello sport paralimpico guideranno la delegazione italiana dei Giochi di Parigi: il ciclista Luca Mazzone e la velocista di atletica Ambra Sabatini.

Una nuova campagna di Channel 4 dedicata ai Giochi Paralimpici sfida i luoghi comuni e le attitudini paternalistiche che di solito accompagnano queste comunicazioni. Intitolata “Considering What?”, 2 minuti e 20 secondi la campagna (ideata da 4Creative) stravolge lo sguardo degli spettatori dei Giochi Paralimpici che, pur con tutte le buone intenzioni, non riescono ancora a vedere gli atleti per quello che sono: dei fuoriclasse. «L’idea del supereroe è stata finalmente abbandonata. L’attenzione è posta sulle imprese sportive degli atleti delle Paralimpiadi e non sulle loro storie di vita. Allo sport non interessa della loro disabilità, ma della loro prestazione!», osserva la presidente di CoorDown, Martina Fuga. «Uno spot potentissimo che supera i cliché della motivazione ispirazionale che impernia quasi tutti gli spot che parlano di sport e disabilità». 

Fuga, partiamo da qui: “MeetThe Superhumans” è stato il claim del  video di presentazione dei Giochi Paralimpici del 2012 e “We’re The Superhumans” quello di Rio 2016. Sono trascorsi 12 anni dal primo e la narrazione è molto cambiata. Ci spiega?

Le campagne di Canal4 sono sempre state potentissime, belle le idee creative e le realizzazioni, di grande impatto, ma quel Superhumans faceva stare scomodi gli attivisti e le persone con disabilità. La narrazione sulla disabilità ha attraversato i due estremi il vittimismo o il supereroismo, e nello sport si è sempre calcato soprattutto quest’ultimo. Ma i tempi sono maturi per andare oltre. Già nel 2021 avevano fatto un passo avanti con quel “Super. Human.”, ora la svolta. 

Perché è importante?

Questo concetto non solo è fuorviante, ma anche sminuente.

Ci spiega?

Il rischio è quello di concentrarsi sulla disabilità invece che sulla performance atletica. Non si tratta di persone dotate di superpoterie, ma di atleti che, grazie a impegno, determinazione e allenamento, sono riusciti a eccellere nel loro sport, non sono superumani perché hanno ottenuto un certo risultato “nonostante la loro disabilità”. Questo approccio rischia di oscurare il duro lavoro, la disciplina e la dedizione che stanno dietro ogni successo sportivo, aspetti che sono comuni a tutti gli atleti, indipendentemente dal fatto di avere una disabilità o meno.. Ora, finalmente, al centro c’è l’atleta e non la sua disabilità.

Poi?

C’è un approccio abilista nell’immaginario del superumano e del supereroe, è come se le persone con disabilità per essere accettati dalla società dovessero passare per un’impresa sportiva, una medaglia alle olimpiadi o un’esperienza di vita eccezionale. Queste campagne invece pur raccontando imprese sportive eccezionali, quali sono, hanno la possibilità di portare messaggi di inclusione e abbattere stereotipi per l’intera community anche per chi non è un o una atleta paralimpico.

Niente eroismo, quindi?

No, finalmente. Il nuovo film del marchio non si concentra sul “superare la disabilità”, ma sugli impressionanti regimi di allenamento e sulle imprese che gli atleti devono affrontare per lottare contro le forze come la gravità, l’attrito e il tempo, che non fanno eccezione per nessun atleta, indipendentemente dalla sua disabilità. Oltre che sugli stereotipi delle persone che li guardano, che devono ripulire lo sguardo e i pensieri da quei “considerato la sua disabilità”, “data la sua condizione”, “per qualcuno in sedia a rotelle” e guardare le imprese sportive in sé.

Niente inspiration porn!

Il termine “inspiration porn” si riferisce all’uso delle persone con disabilità come strumenti di ispirazione, spesso attraverso immagini o storie che esaltano le loro azioni quotidiane come atti eroici. Si usa il termine “pornografia” intenzionalemente perché si riduce a oggetto una categoria di persone a beneficio di un’altra. In questo caso si riducono ad oggetto le persone con disabilità a beneficio di quelle non disabili. Per ispirare, per motivare. Quasi tutte le campagne che parlano di sport cadono in questo tranello, questa no. 

Alla fine quel “Sport doesn’t care about disability”. Cosa significa?

Significa che lo sport, nella sua essenza, è un campo in cui ciò che conta sono le capacità, la determinazione, e il lavorodegli atleti. L’eccellenza è eccellenza, senza riserve, non fa sconti nemmeno alle persone con disabilità. 

Dicevamo all’inizio: sono trascorsi 12 anni…

Anni fa una campagna così non era pensabile. È irriverente e ha un tono di voce che raramente si usa quando si parla di disabilità. Ma i tempi sono maturi, anche il pubblico è più pronto  a questi messaggi che lo chiamano in causa con forza, sbattendogli in faccia i suoi pregiudizi e la sue basse aspettative.

Nei media?

Nei media, le narrazioni sulla disabilità stanno cambiando, si cerca di passare da una rappresentazione pietistica e stereotipata a storie che mettono in luce le abilità, i successi e le esperienze delle persone con disabilità. Fino a qualche anno fa ci battevamo per la rappresentazione nei media, per esserci, oggi la richiesta è di esserci nel modo giusto. I media possono essere un grande alleato delle persone con disabilità perché grazie ad una corretta rappresentazione possono scolpire l’immaginario delle persone e avere un impatto sulla loro mentalità, sulle loro attitudini e di conseguenza anche sui loro comportamenti.

Foto in apertura, dal press kit delle Olimpiadi 2024

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