Non profit

Le opportunità del progetto Pan. Aprire un nido: missione possibile.

Grandi realtà della cooperazione alleate con una banca nazionale danno vita a una rete di strutture per l’infanzia di qualità. Da Torino a Palermo, per 5mila bambini.

di Carmen Morrone

Un milione di bambini tra 0 e 2 anni, in Italia, ha a disposizione poco più di 118mila posti in asili nido pubblici e privati. Da questo dato, rilevato dall?Istituto degli Innocenti di Firenze, è partito nel 2003 il Progetto Asili Nido (Pan), la prima rete nazionale di servizi di accoglienza ed educazione per bambini sotto i 3 anni, identificata da un marchio di garanzia. Nel 2005, come da programma, Pan sarà costituita da 300 asili con una ricettività complessiva di 5mila posti. Anima del progetto è Claudia Fiaschi. L?accento tradisce la sua origine toscana, lei precisa subito di essere fiorentina, ha 40 anni ed è mamma di Marco e Marta, di 11 e 10 anni. Ed è stata proprio la maternità a sollecitare in lei l?interesse per il settore dell?assistenza all?infanzia e che le ha fatto accettare il ruolo di responsabile del progetto. «Ho vissuto, come tutte le mamme che lavorano, il calvario delle domande di iscrizione, la delusione della non ammissione e la speranza delle liste di attesa degli asili pubblici. Proibitive rette nelle strutture private mi hanno fatto poi cercare baby sitter e l?aiuto delle nonne. Riesci a lavorare, è vero, ma in cuor tuo vorresti che tuo figlio frequentasse un ambiente a lui più adatto tra coetanei e professionisti che contribuiscano alla sua crescita. Nel mio lavoro, dunque, sto trasferendo molto della mia esperienza per prevenire problemi e cercare di trovare le soluzioni più efficaci», considera la Fiaschi. In contesti buoni L?iniziativa che vede Banca Intesa come main supporter, Consorzio Gino Mattarelli (400 servizi per la prima infanzia), Federazione impresa sociale-CdO (30 imprese sociali con asili nido, micronidi, spazi gioco, nidi in famiglia, nidi aziendali, spazi bambini-genitori, angoli accoglienza) e Legacoop (1.300 coop sociali) vuole colmare le lacune dell?attuale offerta, pubblica e privata, scarsa e non adeguata. Come spiega ancora la Fiaschi: «Asili, nidi, centri bimbi non sono al passo con la diversificazione dei modi e dei tempi con cui oggi i genitori lavorano. Quindi non soddisfano i bisogni e non forniscono un vero servizio. Invece ciò è ancora più urgente dal momento che le reti parentali sono sempre più deboli, perché la famiglia è spesso monoparentale e comunque più fragile. In certe zone d?Italia, al Sud soprattutto, i servizi per l?infanzia quasi non esistono e ciò costituisce un problema in più per le donne che lavorano o intendono farlo». Un asilo come risorsa, ma anche come opportunità, pari opportunità. E lo sa bene Claudia quanto sia importante sapere i figli lontani ma in «contesti buoni» per poter continuare a lavorare, che oltre a essere un bisogno è sicuramente un diritto e, perché no, una passione. Ecco allora Pan, che vuole essere un agente di sviluppo e di attivazione di strutture per l?infanzia. Non, si badi bene, una forma di franchising, cioè un pacchetto preconfezionato esportabile nelle diverse regioni italiane. A Claudia Fiaschi, infatti, preme sottolineare che nella rete Pan ogni asilo nasce e cresce con una sua storia particolare, in stretta relazione con il suo territorio e con i soggetti che vi operano. Stimoli non didattica Ma quando un asilo può effigiarsi del palloncino colorato scelto come marchio del progetto? «Le strutture già esistenti che hanno chiesto di aderire alla rete hanno dovuto superare una serie di esami volti a certificare l?applicazione dei nostri principi. Quelle nuove nascono con queste caratteristiche. Da noi non si parla di didattica. La funzione educativa è quella di predisporre stimoli, di creare contesti di esperienza, in cui naturalmente il bambino sia accompagnato alla conquista dell?autonomia. Poi per aiutare il pagamento delle rette offriamo il prestito al consumo. Le famiglie cioè possono pagare con rate sino a 72 mesi, anche se ovviamente la frequenza del nido da parte del bambino dura al massimo tre anni. In questo modo l?ammontare totale viene distribuito nell?arco di tempo più adeguato». Entro il 2005 alle 50 strutture già aperte se ne aggiungeranno 150, ma l?obiettivo di Pan è anche e soprattutto qualitativo. «Vogliamo creare uno standard nazionale per l?assistenza all?infanzia, in attesa di una regolamentazione legislativa del settore. Oggi essere bambini a Palermo e a Torino significa poter godere in maniera diversa degli stessi diritti. Con la rete Pan si intende arrivare ad avere asili che rispondono a requisiti di qualità omogenei perché non ci siano più discrepanze tra Nord e Sud».


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