Politica

Le Ong ostacolate dalla Commissione europea

Un rapporto punta il dito contro opacità e pratiche burocratiche scoraggianti

di Joshua Massarenti

Come rendere più efficienti e trasparenti i finanziamenti che la Commissione europea mette ogni anno a disposizione delle ong? Nel mondo della cooperazione allo sviluppo Ue (e non solo), questa domanda ha il sapore di una sfida impossibile che vale 1,4 miliardi di euro. A tanto ammontano i fondi erogati nel 2009 dal braccio esecutivo di Bruxelles a favore delle organizzazioni non governative.

Una montagna di soldi quindi, ma difficile da scalare tanto le pratiche burocratiche imposte dalla Commissione finiscono per scoraggiare le 3mila ong presenti nel Vecchio continente. Un invito a riflessione lo propone un rapporto presentato ieri a Bruxelles presso il Parlamento europeo. Intitolato Financing of NGO from the EU Budget, lo studio è il frutto di un’inchiesta indipendente condotta tra giugno e settembre 2010 presso la Commissione Ue, 120 ong e altre organizzazioni internazionali.

“Il primo dei problemi riguarda l’assenza di una definizione standard delle ong, fondamentale per dare chiarezza ai programmi di finanziamento” sottolinea Roland Blomeyer, uno degli autori del rapporto. “Lo stesso discorso vale per le procedure di applicazione alle gare d’appalto lanciate dalle varie Direzioni Generali della Commissione Ue coinvolte nei programmi di cooperazione allo sviluppo.

Di fronte alla mancata razionalizzazione e armonizzazione di procedure molto pesanti sul piano burocratico, tante ong – soprattutto le più piccole – rimangono disorientate, se non impotenti”. Infine, urge semplificare la ricerca delle realtà non profit iscritte nel database del Sistema di trasparenza finanziaria Ue. “Si tratta di uno strumento prezioso per capire chi fa che cosa” sostiene Blomeyer, “ma oggi è quasi inutilizzabile”.

Il rapporto è stato salutato dal mondo della società come uno strumento prezioso per fare chiarezza sulla necessità di instaurare rapporti più trasparenti ed efficienti tra Ong e l’Unione Europea. Ma c’è chi, come Filippo Addarii del network Euclid si spinge oltre: il rapporto esclude realtà fondamentali come l’impresa sociale e le organizzazioni di volontariato, sostiene Addarii nel suo blog.

Un altro limite del rapporto è il numero di paesi ristrettissimo presi in esame (tra cui Svezia e Spagna), nonché i settori di attiità (cooperazione internazionale, educazione, ambiente e cultura).

La sfida dei finanziamenti Ue al mondo non profit è tanto più decisiva che, come ricorda Addarii, “con la Strategia Europe 2020 e l’Innovation Union Initiative, il settore (non profit) è chiamato a diventare uno dei trascinatori della crescita economica attraverso l’innovazione sociale”.


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