Mondo

Le Ong, occhi aperti sul mondo

Al Centro italiano di fotografia d’autore di Bibbiena una mostra dove vengono presentati alcuni straordinari reportage realizzati da fotografi famosi, grazie al sostegno delle Organizzazioni non governative. Che così fanno da supplenza per un’informazione sempre più latitante

di Giuseppe Frangi

Stella Aloya Oryang è preside di una delle scuole più impensabili del mondo. Sorge nel cuore del campo proufghi di Palabek, l’ultimo insediamento per sfollati nato in Uganda, appena sotto il confine con il Sud Sudan. Ha 38 anni, viene da Kitgum: il suo sguardo altero racconta della consapevolezza rispetto alla scelta che ha fatto e all’importanza di poter garantire a quei bambini un cammino quotidiano di crescita e di educazione. Non c’è bisogno di sentirla parlare, basta questa immagine che Stefano Schirato ha scattato e che racconta tanto di lei. Schirato è un fotoreporter che ha potuto realizzare questo reportage da Palabek grazie al fatto che Avsi, l’ong impegnata in prima linea in quella scuola, gli ha coperto tutte le spese. Così ha potuto documentare quell’angolo remoto di mondo che nessun altro strumento di informazione oggi sarebbe in grado di “coprire”, per mancanza di risorse e anche di volontà.

Quello di Schirato è un caso tra tanti altri: infatti tra le responsabilità di cui tante ong oggi si fanno carico c’è anche quella di colmare questo buco informativo rispetto a tante situazioni che coinvologono spesso centinaia di migliaia di persone ma che vengono abbandonate in un cono d’ombra. In molti casi questo è anzi un impegno prioritario di cui le Ong si fanno carico, anche perché il reportage è strumento importante per documentare le proprie azioni nelle emergenze e così mobilitare nuovi sostenitori. Fedeltà alle situazioni e qualità delle immagini sono poi due requisiti che fanno spesso di questi reportage dei prodotti giornalistici di grande valore. È quanto dimostra la mostra proposta dal Centro italiano di fotografia d’autore di Bibbiena, la più importante e meglio organizzata associazione fotografica nazionale non professionale. La mostra che si tiene negli spazi suggestivi di un ex carcere, raccoglie 12 “casi” significativi di collaborazioni tra importanti fotoreporter e ong; è curata da Claudio Pastrone, direttore del centro e da Giovanna Calvenzi, punto di riferimento per il photoediting italiano, con la media partnership di Vita a cui è stato affidato il lavoro di scouting.


Tra i reportage che verranno esposti c’è ad esempio il lavoro di Marco Gualazzini, recente vincitore di una delle sezioni del World Press Photo, con il sostegno di Action Aid: è un reportage dedicato alle donne che hanno subito violenza in Madhya Pradesh, Stato centrale dell’India. L’immagine scelta per il manifesto della mostra è tratta da una straordinaria storia raccolta da Daria Bagnoli: protagonista Maria Nareku una donna di 47 anni, che per conto di Amref gira nelle zone rurali del Kenya tra le comunità Masai con una valigia blu per diffondere una consapevolezza contro le mutilazioni genitali femminili. Nella valigia custodisce gli strumenti che rendono più efficaci per persuadere i suoi interlocutori sull’inutile crudeltà di quel rito di passaggio all’età adulta. Tra le presenze si ritrova quella di Abdoluaye Barry, fotografo ciadiano, che per Coopi ha documentato la vita dei profughi in fuga da Boko Haram e dispersi in quattro stati diversi affacciati sul Lago Ciad: un reportage che Vita insieme alla ong aveva già esposto si a Milano che a Roma. C’è anche un caso in cui l’obiettivo è puntato sull’Italia, come il reportage di Giancarlo Ceraudo dedicato al Rione Sanità di Napoli e ai ragazzi coinvolti nell’esperienza del Punto luce di Save the Children.

Per Ceraudo, Barry e per tutti gli altri fotografi coinvolti nella mostra, non si tratta semplicemente di testimoniare con le immagini i progetti che gli enti di cooperazione hanno realizzato. L’obiettivo è sempre più largo, al punto che questi reportage finiscono con lo svolgere quasi una funzione di supplenza rispetto ad una grande informazione, sia carta stampata che televisiva, che hanno sempre più ridotto impegno ed investimenti rispetto all’informazione internazionale. Il risultato è stato quello di ridurre le conoscenze e di alimentare inevitabilmente una cultura dell’indifferenza.

Le Ong invece hanno continuato ad investire, pur in tempi non semplici, nella documentazione soprattutto visiva, mostrando in particolare una grande fiducia nello strumento fotografico. La fotografia nella sua oggettività garantisce uno sguardo ravvicinato e fedele; è anche coinvolgente e quindi capace di mobilitare le coscienze rispetto a situazioni che richiedono un impegno diffuso. I fotografi delle Ong infatti mettono in campo professionalità, passione e anche un’adesione solidale agli obiettivi delle Ong, ben riconoscibile nei lavori presentati a Bibbiena.


LA MOSTRA

“Il Mondo nell’obiettivo. I fotografi delle Ong”, mostra curata da Giovanna Calvenzi e Claudio Pastrone, in partnership con Vita, si terrà da sabato 15 giugno a domenica 8 settembre 2019. La mostra si tiene nella sede del Centro Italiano della Fotografia d’Autore, che è l’ex catcere di Bibbiena. Saranno infatti le antiche celle i luoghi espositivi. Il Centro è nato su iniziativa del Fiaf, un'associazione senza fini di lucro, attenta da sempre alle tendenze e alle istanze culturali della fotografia italiana. Questi i fotografi presenti: Alessandro Serranò, Marco Gualazzini, Diana Bagnoli, Valentina Tambirra, Stefano Schirato, Andrea Signori, Tonino Musso, Abcoulaye Barry, Stefano Guindani, Giovanni Marozzini, Francesco alesi, Giancarlo Ceraudo e Isabella Balena.

Info: centrofotografia.org


In apertura una foto di Andrea signori per Avsi

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