La proposta di riforma della cooperazione…
? non piace all?Associazione ong italiane perché «oltre al semplice dato economico», non prevede meccanismi e prassi innovative, né garantisce l?autonomia del Fondo unico dal ministero dell?Economia. «In vista delle audizioni sul testo di riforma notiamo la distanza del testo in discussione dalle richieste e dai princìpi da noi avanzati», sostiene il comunicato dell?associazione – che raggruppa 163 organizzazioni non governative – che così prende le distanze dall?ultimo testo sulla proposta di riforma della cooperazione depositato il 5 dicembre al Senato dal comitato ristretto della commissione Esteri. Per leggere il documento integrale, consultate il sito www.vita.it.
«Le prospettive della cooperazione europea?
? dopo la riforma delle politiche di sviluppo»: è stato questo seminario l?occasione per discutere dei cambiamenti in corso alla Commissione europea. Pochi in Italia lo sanno, ma già dall?estate scorsa Bruxelles ha lanciato un nuovo programma tematico dal titolo «Attori non statali e autorità locali nello sviluppo» che si propone di sostituire i programmi di cofinanziamento delle ong e di cooperazione decentrata. Quali i cambiamenti in vista? Innanzitutto la semplificazione del quadro generale delle procedure, passando da 90 a 10 strumenti della politica di assistenza esterna. I primi quattro sono indirizzati alle aree geografiche: strumento di pre-adesione (Ipa), di prossimità e partenariato (Enpi), di cooperazione allo sviluppo (Dci) e di cooperazione con i Paesi industrializzati (Ici).Cinque sono poi gli strumenti atti a rispondere a situazioni di crisi e a bisogni specifici. Stabilità, promozione della democrazia e dei diritti umani, cooperazione in materia di sicurezza nucleare, aiuto umanitario e assistenza macrofinanziaria. Il decimo strumento, infine, è il Fondo europeo di sviluppo (Fes), che rimane in vigore. Il totale delle risorse di Bruxelles ammonta a 55 miliardi di euro e sarà distribuito per il 33,10% alle politiche di sviluppo dei Paesi extra-Ue. Ai Paesi Enpi andrà il 20,68% del totale. Fanno parte del gruppo i partner mediterranei, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Armenia, Georgia, Azerbaigian e Russia. Ai Paesi Ipa, il 19%. Il restante sarà suddiviso tra altre voci tematiche.
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