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Le nuove regole dello sport. Csi, «Bene, ma che costo per le famiglie»

La commissione tecnica del ministero della Salute ha approvato all’unanimità il nuovo protocollo per la ripresa dell'attività sportiva degli atleti agonisti guariti dal Covid. Bosio, Csi: «Un “Return to play” più rapido ma che grava sulle finanze delle famiglie»

di Luca Cereda

Tra le nuove indicazioni sottoscritte dal Ministero della Salute insieme al Comitato tecnico scientifico c’è la riduzione dell’attesa da 30 a 7 giorni per gli sportivi risultati positivo al virus per effettuare la visita medica, e anche la distinzione tra malati asintomatici, con malattia lieve o moderata (ricovero ospedaliero) e casi gravi. «Siamo soddisfatti che il Cts e il Ministero abbiano deciso di rendere operativo il protocollo “Return to play” pubblicato già da giorni dalla Fmsi, che prevede esami semplificati dopo la guarigione, ma crediamo che questo sia pur sempre oneroso», dichiara Vittorio Bosio, presidente nazione di Csi. La visita di medicina dello sport infatti in quasi tutte le regioni ha un costo, ed è, come i tamponi e le mascherine, a carico delle famiglie. Soprattutto di quelle con più di un figlio che pratica sport e che hanno visto tutta la famiglia risultare positiva al virus. Trovate il protocollo allegato in fondo all'articolo

Return to play, le regole

È stato dato il via libera al nuovo protocollo, e a esultare è tutto il mondo dello sport. La circolare per la ripresa dell’attività sportiva degli atleti agonisti guariti dal Covid è stata approvata all’unanimità dalla commissione tecnica presso il ministero della Salute. Il documento si basa sul “Return To Play” della Federazione medico sportiva (Fmsi) – pubblicato già il 13 gennaio, che riduce gli esami sanitari per il ritorno all'attività. «La tutela della salute degli atleti e delle loro famiglie – sottolinea il presidente del Csi – viene prima di tutto, ma è necessario che le regole condivise anche per fare sport seguano puntualmente l’andamento della pandemia».

Le nuove regole che si leggono nella circolare, tenendo in considerazione l’evoluzione epidemiologica e la funzionalità della terza dose di vaccino (che va assolutamente incentivata, in quanto barriera e protezione dalla malattia severa), hanno portato alle seguente direttive:

– Gli atleti con malattia e guarigione da Sars-Cov-2 accertata vengono distinti in: malati asintomatici, con malattia lieve o moderata (ricovero ospedaliero), e casi gravi.

– I malati asintomatici vengono a loro volta distinti in base all’età (under/over 40), alla presenza o meno di fattori di rischio (diabete, ipertensione, ipercolesterolemia) e al completamento dell’iter vaccinale, riducendo il numero degli esami previsti per il rientro all’attività per i soggetti under 40 e senza particolari rischi. Per tutti gli altri invece, oltre a visita ed ECG basale, si raccomandano ulteriori approfondimenti, tra cui il test da sforzo con monitoraggio elettrocardiografico continuo, non prima di un determinato lasso di tempo dal riscontro dell’infezione, anche questo legato all’anamnesi del paziente.

– Più severo invece il controllo sugli atleti al rientro da malattia sintomatica moderata o grave, per cui vengono disposti oltre agli accertamenti di base, anche esame spirometrico ed esami ematochimici, oltre ad eventuale visita specialistica di riferimento.

Tornare a fare sport in tempi sicuri e rapidi, ma che costo per le famiglie…

Le attività sportive locali «sono un avamposto educativo e uno strumento di incontro e socializzazione per i ragazzi. La nuova situazione, grazie anche alla campagna vaccinale e all’adozione di protocolli rigorosi, mostra una minore aggressività della malattia, soprattutto nei confronti dei più giovani. L’attuale situazione, che costringe ad ulteriori visite molto onerose e ad una lunga attesa, non sembra conforme all’attuale situazione epidemiologica», chiosa Vittorio Bosio.

In questa prospettiva, il Csi – anche alla luce dell’incontro fatto con tutte le sezioni territoriali, intende promuovere, e chiede che le istituzioni sappiano ascoltare questa esigenza, economica e quindi anche sociale e sportiva, per attuale un piano di sviluppo e di promozione della socialità nello sport e con lo sport.

Obiettivo 2022: concludere i campionati

«La prospettiva oggi è quella della ripresa delle attività dopo il picco del contagio, magari non si finisce al 30 aprile, ma a maggio. Ma le forze in campo e la volontà di tutti è quella di arrivare in fondo», aggiunge il presidente del Csi. Anche perché da sempre il Csi ha messo al primo posto la sicurezza degli atleti, degli allenatori e di tutte le componenti interessate. Nei primi mesi di pandemia ci siamo messi in gioco con il progetto Safe-Sport, nato da una collaborazione tra il Centro Sportivo Italiano, la Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e J-Medical per promuove una serie di attività sportive e motorie sicure, da svolgere in ogni spazio in cui sia possibile mantenere il distanziamento sociale, accolto dentro il programma Let’s move, cofinanziato da Sport e salute. Da allora, i protocolli “Back to sport” di cui il Csi si è dotato, hanno permesso di far fare sport a bambini, preadolescenti, adolescenti e giovani in totale sicurezza. «L’auspicio – conclude Bosio – è che tutto il Governo, in particolare la Sottosegretaria di Stato con delega allo sport Valentina Vezzali e il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, continuino a lavorare per tutelare non solo lo sport di vertice, ma anche le società sportive di base, assicurando la socialità, l’incontro, il ritorno ad uno sport che li faccia sentire a casa».

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