Famiglia

Le novità da Eurochocolate: i big cercano la pax cioccolatiera.

I consumi del prodotto equo hanno conosciuto un vero boom. E ora Coop si prepara a lanciare “l’antinutella” solidale. I grandi produttori hanno fatto mea culpa.

di Ida Cappiello

Il business del cioccolato scopre l?etica tutta in una volta. Eurochocolate, la mega kermesse perugina aperta il 16 ottobre, per la prima volta dopo undici anni prevede alcuni appuntamenti equosolidali. Ma quel che più colpisce, tende la mano ad Altrocioccolato, la contromanifestazione in programma a Gubbio in contemporanea, dedicata al tema dei diritti umani nel mercato del cacao e alla promozione del commercio equo. Gli organizzatori di Perugia hanno persino attivato un servizio gratuito di navetta tra le due fiere? E pensare che due anni fa la fiera eugubina dovette rinunciare al nome originario, Equochocolate, perché fu registrato proprio dal presidente di Eurochocolate con il solo scopo di impedirne l?uso. Da dove nasce allora questa ?pax cioccolatiera?, peraltro sconfessata ufficialmente dagli organizzatori di Gubbio come del tutto unilaterale? Forse dal recente boom del cioccolato equo: i consumi crescono a due cifre, e a fine ottobre scende in campo Coop con l??antinutella? (crema spalmabile solidale).
I consumatori occidentali sono sempre più sensibili al contenuto etico di quello che comprano, ed è per questo che anche le multinazionali del dolce sono passate al contrattacco già da qualche tempo. è del maggio scorso, in occasione della Global March fiorentina contro il lavoro minorile, la dichiarazione del presidente degli industriali dolciari americani (International Confectionery Association), Hans Rysgaard: a luglio del 2005 sarà pronta la certificazione etica di tutto il cacao utilizzato nella filiera produttiva dalle aziende aderenti all?International Cocoa Initiative (Ici).
L?Ici è una fondazione costituita nel 2002 a Ginevra, presso l?Ilo, per rendere operativo un protocollo che da due anni impegna i sottoscrittori contro le violazioni dei diritti umani nella filiera del cacao. Siedono nel board colossi multinazionali Usa (Mars, Hershey Foods, Cadbury Schweppes) e la Nestlé con il suo vicepresidente Hans Christiansen. Inoltre associazioni imprenditoriali, sindacati, associazioni di consumatori e ong, tra cui la Global March. Per l?Europa è presente l?associazione industriali Caobisco con funzioni di coordinamento, mentre le singole imprese nazionali partecipano al finanziamento dei progetti. Non mancano marchi italiani, come Ferrero e Novi, anche se dalle aziende non è stato possibile saperne di più. I primi interventi finanziati da Ici si sono focalizzati sull?istruzione: il progetto pilota Classe in Africa occidentale (che produce il 70% del cacao mondiale) ha realizzato finora sei scuole rurali in collaborazione con la non profit americana Winrock, e prevede di raddoppiare entro fine anno. In Ghana è stato anche creato un servizio pubblico di informazione radiofonica per raggiungere le aree più isolate e informare sull?esistenza delle scuole. Sono stati coinvolti più di 500mila ragazzi e oltre quattromila aziende agricole familiari.
Il direttore della fondazione, Bill Guyton, spiega la metodologia di lavoro. «L?Ici non finanzia progetti propri, ma lavora solo in partnership con l?Onu, organismi governativi e ong. L?approccio adottato da Ici è pragmatico: non combatte il lavoro minorile all?interno della famiglia, spesso indispensabile, ma solo forme di sfruttamento che possono compromettere la salute e lo sviluppo della persona. La formazione non si rivolge solo ai ragazzi ma anche ai loro genitori, affinché imparino tecniche produttive più efficaci».
Dunque nel 2005 ?rischieremo? di mangiare cioccolato eticamente ok anche se marchiato dalle multinazionali? Il presidente di Transfair Italia, Paolo Pastore, mette in guardia. «Non condanno certo il fatto che le grandi corporate del cioccolato costruiscano scuole in Costa d?Avorio. Però mi sembra che questo non tocchi il cuore del problema, che è il sistema dei prezzi: finché le aziende continueranno a giocare al ribasso per pagare il cacao il meno possibile, non ci potrà essere un vero riscatto per gli agricoltori dei Paesi poveri».

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