Mondo

Le nostre strisce di ironia nera

Vignette e comics con un modo originale di raccontare e raccontarsi, lontano dagli schemi occidentali. Una rassegna per scoprire i fumettisti africani

di Antonietta Nembri

Il riscatto dell?Africa passa anche dai suoi fumettari e disegnatori. Vita ne ha incontrati tre a rappresentare altrettanti stili e generi. «I primi fumetti risalgono alla preistoria, le pitture rupestri di Altamura o quelle di Tassili (nel Sahara algerino) sono la testimonianza che l?uomo ha sempre raccontato con il disegno». Nasser, algerino nato a Parigi e da una quindicina d?anni a Roma, dove lavora per la Fao, vede nel successo del fumetto la continuazione di una storia antica. Nasser ( ha fatto del suo cognome un nome d?arte) è un disegnatore, «mi sono laureato in economia per far piacere alla mia famiglia», racconta, «ma ero affascinato dalla possibilità di comunicare con pochi tratti e da giovane pensavo di poter raggiungere anche chi non sapeva leggere: basta un manifesto». Così oggi Nasser ha fatto del disegno il suo mezzo di comunicazione per informare sulle campagne della Fao e di altre agenzie internazionali, ma il disegno è anche un modo per esprimersi sui giornali per i quali realizza delle vignette, «non mi interessano le caricature», spiega, «ma sorprendere il lettore con delle situazioni insolite. In quest?epoca di mondializzazione in cui si avvicinano entità diversissime, l?uso delle vignette e del disegno è utile: si adatta alle diverse velocità di lettura e soprattutto in Africa con una piccola pubblicazione si può spiegare un progetto». Dalle coste del Mediterraneo a Città del Capo, il fumetto sta vivendo la sua primavera anche se con qualche difficoltà come denuncia Adji Moussa, disegnatore che vive e lavora in Ciad. «Non abbiamo case editrici, riviste specializzate, manca la formazione visto che in Ciad non c?è una scuola d?arte», sottolinea Adji Moussa, «a volte manca anche il materiale per disegnare, siamo obbligati a rivolgerci alle ong, insomma non sempre si è liberi di fare un libro di fumetti quando lo si vuol fare». Moussa utilizza il fumetto per raccontare la storia africana e in particolare quella del suo Paese, ma anche per informare su temi quali l?Aids e le guerre. «I fumetti», continua, «sono un mezzo di comunicazione di massa, un giornalino gira tra diverse persone ed è un mezzo divertente e ironico e lo humor in Africa non manca mai». Vive in Belgio, disegna fumetti, pur avendo interessi poliedrici dalla pittura alla musica al volontariato (è tutore di una ong), Barly Baruti, originario della Repubblica democratica del Congo, ama ripetere di «vivere di quello che amo». Il fumetto è una passione nata in gioventù «non sono io che ho scelto i fumetti, loro sono venuti verso di me. Da giovane ho letto fumetti belgi, qualcuno italiano, europei in generale e statunitensi. Dalla lettura sono passato a farli per il piacere di disegnarli». Per Baruti anche solo pensare a differenze di stile è seguire uno stereotipo: «Un fumetto è un fumetto, quello che cambia», sottolinea, «è il modo di raccontare. In Europa quando raccontate a un bambino una storia partite da un libro, in Africa si parte dalla vita, dalle esperienze della tradizione». Il boom del fumetto in Africa, per Baruti si spiega anche con il problema dell?analfabetismo «il vantaggio dei fumetti è la popolarità: informano, a volte fanno ridere e attraverso di essi si può sempre apprendere qualcosa di nuovo». Una rassegna per conoscerli Matite africane in Europa è un progetto che vede ong italiane, francesi e portoghesi unite per realizzare quello che viene definito un «percorso di sensibilizzazione e avvicinamento alla realtà africana a partire dalle arti minori». I protagonisti dell?iniziativa, che vede come partner per l?Italia l?ong Cefa di Bologna e Africa e Mediterraneo-Lai Momo sempre dell?area bolognese, le ong Cicat per la Francia e l?Associazione Regresso das Caravelas di Lisbona, sono proprio i disegnatori africani, sia che essi vivano e operino là sia che lo facciano in Europa. Il progetto, che ha anche una sua ricaduta tutta italiana con la programmazione di corsi di aggiornamento per insegnanti (nel prossimo autunno a Bologna, Genova, Roma e Milano) così da utilizzare il fumetto come momento di mediazione culturale, mira a far conoscere in Europa i comics africani e i loro disegnatori, investigando su come disegnano se stessi e la propria storia e cultura. La fase europea di ?Matite africane? è partita con un seminario tenuto in Francia a giugno. Per l?inizio del prossimo anno si sta organizzando una mostra internazionale a Bologna che poi andrà in Portogallo, in Francia e in giro per il vecchio continente. Info: tel. 051.840166


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