Non profit

Le multinazionali e gli ogm

Benedetto XVI nel suo viaggio africano ha attaccato la politica del grande capitalismo verso il continente nero. Ecco i passaggi più forti del documento

di Redazione

Si chiama Instrumentum Laboris ed è il documento preparatorio per il  Sinodo dei vescovi africani di ottobre che il papa ha personalmente consegnato ai presidenti delle Conferenze Episcopali africane giovedì 19 marzo a Yaoundé. Il testo dell’Instrumentum laboris era stato approvato dal Consiglio Speciale nella riunione del 23 e 24 gennaio. L’Instrumentum laboris illustra aspetti importanti dell’attuale situazione ecclesiale e sociale nei Paesi d’Africa, dai quali emerge il grande dinamismo della Chiesa, unito alle sfide che essa ha di fronte e che il Sinodo dovrà vagliare, affinché la crescita quantitativa della Chiesa in Africa diventi anche qualitativa. Alcuni giudizi sulla situazionme africana sono durissimi rispetto al comprotamento delle grandi economie occidentali. Il fuoco di sbarramento dell’informazione in questi giorni sulla questione preservativi era funzionale a tener nascosti questi giudizi?
Ecco alcuni passaggi dell’Instrumentum

Società senza regole
Questi sforzi sono ancora rallentati dal malfunzionamento delle istituzioni statali che dovrebbero accompagnare gli attori economici. Poiché in Africa manca un mercato interno che potrebbe creare un ambiente economico favorevole alle produzioni locali, i prezzi di queste, spesso fissati dai richiedenti, sono bassi. I piccoli produttori difficilmente hanno accesso ai crediti e il cattivo stato delle infrastrutture di comunicazione impedisce un smercio fluido dei loro prodotti. Ne consegue che i giovani dei villaggi, di fronte alla mancanza di una politica agraria, non riescono più a restare nel loro ambiente. La città, però, non è la risposta poiché il tasso di disoccupazione aumenta. I lavoratori percepiscono salari miseri quando, semplicemente, non sono pagati. In alcune regioni, sussiste ancora la schiavitù. Le tasse sono eccessivamente alte e, a volte, illecite. Inoltre, l’aiuto internazionale alle istituzioni che si preoccupano della sorte delle popolazioni è spesso accompagnato da condizioni inaccettabili. Quanto alle materie prime, sono sfruttate con licenze di cui si ignorano i criteri di attribuzione; i proventi finanziari sono largamente sottratti da alcuni provocando, così, una ripartizione disuguale di tali ricchezze nella società.

Suggerimenti funesti
I programmi di ristrutturazione delle economie africane, proposti dalle istituzioni finanziarie internazionali, si sono rivelati funesti. Le ristrutturazioni “imposte” hanno comportato, da una parte, l’indebolimento delle economie africane e, dall’altra, il degrado del tessuto sociale con l’aumento, di conseguenza, del tasso di criminalità, l’allargamento del divario tra ricchi e poveri, l’esodo dalle zone rurali e la sovrappopolazione delle città

Multinazionali invasive
Le multinazionali continuano ad invadere gradualmente il continente per appropriarsi delle risorse naturali. Schiacciano le compagnie locali, acquistano migliaia d’ettari espropriando le popolazioni delle loro terre, con la complicità dei dirigenti africani. Inoltre, recano danno all’ambiente e deturpano il creato che ispira la nostra pace e il nostro benessere, e con cui le popolazioni vivono in armonia.

La trappola degli Ogm
I lavoratori agricoli sui quali si basa gran parte dell’economia africana sono vittime di ingiustizia nella commercializzazione dei loro prodotti, spesso pagati a prezzi molto bassi, fissati, paradossalmente, in alcune regioni, dagli stessi acquirenti. La popolazione già sfavorita non fa altro che diventare sempre più povera. La campagna di semina di organismi geneticamente modificati (OGM), che pretende di assicurare la sicurezza alimentare, non deve far ignorare i veri problemi degli agricoltori: la mancanza di terra arabile, di acqua ed energia, di accesso al credito, di formazione agricola, di mercati locali, infrastrutture stradali, ecc. Questa tecnica rischia di rovinare i piccoli coltivatori e di sopprimere le loro semine tradizionali rendendoli dipendenti dalle società produttrici di OGM. A ciò si aggiunge il problema del cambiamento climatico i cui effetti si fanno sentire nelle zone aride, compromettendo i modesti guadagni delle economie africane. I Padri sinodali possono restare insensibili a questi problemi che pesano sulle spalle dei contadini?

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