Governo
Le misure contro la povertà lasciano indietro troppe persone
Dal reddito di cittadinanza erano comunque escluse un numero rilevante di famiglie povere. «Questo è un problema che abbiamo sempre evidenziato», dice Antonio Russo, portavoce dell'Alleanza contro la Povertà, «e che ci preoccupa ancora di più oggi, sapendo che i nuovi strumenti di contrasto introdotti - assegno di inclusione e supporto per la formazione - hanno finora dimezzato quella platea già limitata e ristretta»
di Redazione
Nelle scorse ore, sono stati resi noti i dati relativi alla Valutazione dell’impatto del Reddito di Cittadinanza e della Pensione di Cittadinanza nell’intero periodo, ovvero da aprile 2019 a dicembre 2023. La Relazione e il Rapporto di Monitoraggio, come previsto dalla legge n.26/2019, sono stati trasmessi e diffusi dal Comitato scientifico incaricato. Ne emerge un quadro che Alleanza contro la Povertà, una realtà che dal 2013 raggruppa più di trenta organizzazioni sociali che hanno deciso di unirsi per contribuire alla costruzione di adeguate politiche pubbliche contro la povertà assoluta in Italia, aveva evidenziato, in particolare nei giorni in cui si discuteva della modifica di questi strumenti e della messa a punto di nuove misure di contrasto alla povertà.
«Secondo i dati Inps», si legge in una nota dell’Alleanza, «durante il periodo di crisi pandemica, quindi nel biennio 2020-2021, il Reddito di cittadinanza ha consentito la fuoriuscita di circa 450mila famiglie dalla condizione di povertà (circa 300mila nel 2022). Un numero importante ma non sufficiente, visto che – sempre secondo quanto riferito dal ministero del Lavoro – nel 2021 solo il 38% delle famiglie in povertà assoluta ne hanno beneficiato. Viene quindi messa in evidenza, nella Relazione del Comitato, la mancata copertura di un rilevante numero di famiglie povere, come più volte sottolineato dall’Alleanza nei suoi documenti. I livelli di copertura, secondo quanto riferito ancora dal Comitato sulla base dei dati Euromod, sono inferiori alla media europea».
«È questo un problema che abbiamo sempre evidenziato», afferma Antonio Russo, portavoce dell’Alleanza contro la Povertà, «e che ci preoccupa ancora di più oggi, sapendo che i nuovi strumenti di contrasto (assegno di inclusione e supporto per la formazione), introdotti dalla legge 85/2023, hanno finora dimezzato quella platea già limitata e ristretta. Condividiamo quindi la prima raccomandazione del Comitato di “approfondire le caratteristiche della mancata partecipazione di una quota significativa delle persone povere alle misure”, ma soprattutto chiediamo di approfondire la medesima questione in relazione alle misure oggi vigenti: esse stanno infatti lasciando fuori una fetta troppo grande di persone e famiglie che hanno invece bisogno di essere sostenute, soprattutto per la forte pressione dell’inflazione. Torniamo quindi a sollecitare la pubblicazione di dati e l’approfondimento dell’impatto dei nuovi strumenti di contrasto alla povertà: conoscere questi numeri adesso permetterebbe infatti di applicare correttivi e modifiche, prima che sia troppo tardi: ovvero, prima che la popolazione italiana in condizione di povertà assoluta aumenti ulteriormente».
Per quanto riguarda le altre Raccomandazioni formulate dal Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza, «le condividiamo in larga parte in quanto in linea con quelle formulate e diffuse, tramite il nostro Comitato tecnico, nel Position Paper sulla legge 85/2023, presentato nel settembre scorso», continua la nota dell’Alleanza. «Primo: l’aggiornamento della soglia del reddito annuale di 6mila euro all’inflazione; secondo: la necessità di integrare il sussidio con misure personalizzate attraverso una valutazione multidimensionale dei nuclei familiari e la rimodulazione della scala di equivalenza; terzo: la sinergia con gli attori del Terzo settore, per la realizzazione di iniziative che facilitino la partecipazione alle misure e la promozione di servizi adeguati; quarto: il potenziamento di politiche attive del lavoro e l’innalzamento della cumulabilità tra l’indennità di sostegno al reddito e i salari percepiti dalle prestazioni lavorative. Confidiamo quindi che il governo, anche sollecitato da queste raccomandazioni, consideri una priorità il monitoraggio (con l’annessa puntuale e trasparente messa a disposizione dei dati) e la valutazione delle nuove misure introdotte dalla riforma, sulla base della loro efficacia nella riduzione della povertà, così come suggerito dallo stesso presidente del Comitato, Natale Forlani».
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