Mondo

Le mille facce del Sudamerica. Il cocalero d’assalto

L’uomo ribelle della Bolivia spiega come la cocaina non sia nella cultura indigena del suo Paese (di Carmen Morrone).

di Redazione

Non è presidente per un pugno di voti. Chi? Juan Evo Morales Ayma, vera sorpresa delle elezioni presidenziali in Bolivia. Nato 43 anni fa ad a Oruro, Morales è un aymara e, da sempre partecipa alla politica, sostenendo i diritti degli indios. Come deputato porta in parlamento le istanze di campesinos, pastori e agricoltori, che da generazioni coltivano la pianta della coca. In occidente coca significa cocaina, in Bolivia no. Evo Morales non avrà preso la Bastiglia, ma il suo Mas (Movimento al Socialismo), nelle elezioni di quest?estate ha ottenuto oltre il 20 % dei suffragi e ha aperto le porte del palazzo di plaza Murillo, a La Paz, a una nutrita schiera d?indigeni che, vestiti nei loro costumi tradizionali, colorano gli scranni parlamentari. Ed è proprio in Parlamento che lo incontriamo. Vita: Ci spiega cosa significa esser leader dei cocaleros? Juan Evo Morales: Significa servire il Paese, in particolare le popolazioni quechua e aymara, che da sempre coltivano la pianta della coca. Un prodotto e anche un simbolo della cultura indigena, importante per noi come le vertebre per il corpo umano. Essere leader dei cocaleros significa tutelare diritti, tradizioni e cultura del popolo boliviano, com?è stato dimostrato nelle ultime elezioni nazionali. Vita: Ma cosa farà contro la droga? Morales: Guardi, la cocaina non appartiene alla cultura quechua e aymara. È un problema importato. La classe politica parla contro la coca ma non contro la cocaina: il narcotraffico è nel palazzo e all’interno dello stesso parlamento. Un ministro ha avuto a che fare con il traffico di cocaina. Eppure è ancora oggi ministro… Vita: Il Mas sembra aver risvegliato nei boliviani l?interesse per la politica. Morales: Il Movimento al socialismo è l’organizzazione campesina del paese ed è uno strumento politico di liberazione, per combattere marginalità e discriminazione. Farei un paragone con quanto accaduto in Cina dove la gente si è spostata dalle campagne alle città. Ma, a differenza della Cina, noi vogliamo cambiare il Paese in maniera pacifica. La classe politica boliviana deve accettare questa transizione verso una nuova industria, una nuova patria. Dove ci sia pace, giustizia, uguaglianza e, soprattutto, diritto alla vita. Questo è il processo. Vita: Cerca alleati esterni? Morales: Chiunque lotti contro la globalizzazione è nostro alleato. Io sono tra i fondatori dell’Azione Globale dei Popoli, con sede a Ginevra, in Svizzera. In una recente conferenza che si è tenuta a Cochabamba sono giunte delegazioni da tutto il mondo, dall’Asia, dall’Africa, dall’Europa. Un momento d?importanza internazionale dove s?è creata una rete e abbiamo ricercato alleati per combattere la globalizzazione. Vita: Mi riferivo agli incontri col venezuelano Chavez e con il peruviano Toledo. E agli accordi per sostenere il movimento campesinos e indigeno? Morales: Stiamo dialogando molto, come tra fratelli che lottano contro un sistema, contro un modello che non riteniamo corretto. È un terreno pericoloso poiché in Bolivia, secondo l’ultimo trattato d?estradizione, chi parla contro il sistema è?estradato. Spero di non essere estradato per lottare contro l?attuale sistema. Vita: Il partito del presidente de Losada gode dell’appoggio Usa, lei da chi è aiutato? Morales: Non abbiamo aiuti economici, sono i nostri compagni di lotta che ci danno apporti materiali, morali. Ma ricaviamo la forza solo dal nostro stesso popolo e da nessun altro. Vita: Come sarà la sua opposizione in parlamento? Morales: Decisa e rivolta alla soluzione dei problemi del popolo. Proporremo leggi. In particolare sono necessarie riforme fiscali. Ci muoveremo soprattutto per soddisfare le rivendicazioni di quechua e aymara. Vita: La crisi economica si abbatte sull?intero Sudamerica. Quale destino per la Bolivia? Morales: Sono convinto che il capitalismo sia negativo per l’umanità e per l’ambiente. Bisogna cercare altri modelli. I popoli andini da sempre vivono collettivamente, un tempo gli strumenti per produrre erano in comune e si viveva secondo uno spirito di solidarietà e aiuto reciproco. Poi c?è piombato addosso un modello d?accumulazione capitalista e ora ne paghiamo le conseguenze. Vita: La Bolivia beneficia di diversi aiuti umanitari e rientra in molti progetti di sviluppo? Morales: Gli aiuti che vengono dagli USA sono soprattutto per i mercenari. E per le repressioni. Non sono diretti ad eliminare la corruzione. Avvertiamo invece l’efficacia degli aiuti che arrivano dall’Europa, aiuti che vengono dati senza porre condizioni né fare ricatti… Vita: Cosa chiede all’Italia? Morales: Di sostenerci. Da voi hanno commercializzato per anni la Coca Buton, bevanda fatta con foglie di coca che pubblicizzavano Coppi e Bartali. Perché non farla direttamente qui? E la stessa Coca-Cola contiene estratti della pianta andina. Con lo sradicamento forzoso della coca gli Usa corrono il rischio che qui diventi un altro Vietnam. Vorremmo evitare questo tipo di confronto e far capire che le foglie di coca hanno un gran mercato. Per produrre farmaci. Carmen Morrone


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