Mondo

Le magie del mago Lapone ad Amatrice

La terza puntata del diario di Andrea Cardoni, comunicatore e volontario Anpas, in questi giorni ad Amatrice

di Andrea Cardoni

«Venticinque anni fa camminavo in un bosco vicino a Orvieto con un musicista e quella che poi è diventata mia moglie e mentre camminavo nel bosco ho visto una vecchia scuola tutta rotta con scritto: Scuola Elementare del Lapone e dico: “cavolo è disabitata, apriamo!”. Abbiamo aperto la porta e dentro c’erano i banchi di scuola con la lavagna piena di ragnatele e sulla lavagna c’era scritto col gesso “Viva l’amore”. Io ho guardato la mia ragazza che era giovane e bella e le ho detto “perché non ci sposiamo?” e ci siamo sposati. E poi ho detto “adesso mancano i bambini, facciamo i bambini” e abbiamo fatto due bambini: Carlotta e Gabriele. Sui banchi della scuola c’era un libro che si chiama “Filastrocche al telefono” di Gianni Rodari e ho detto: "ma se c’è questo libro, la scuola occupata da noi e i bambini che stanno per nascere ci sarà bisogno di un mago nella scuola" e io ho pensato di essere il mago dei bambini che non c’erano più in quella scuola, ma c’erano i miei che nascevano e allora sono diventato il mago della scuola, il Mago Lapone».

E da oggi lo sanno anche i bimbi di Amatrice che per essere maghi, per far sparire e ricomparire le cose, magari le cose perse, bisogna dire la formula magica del Mago Lapone Penta, pinta, pin, però e in una tenda blu, insieme a Elisa ed Elena, da qualche parte, sotto qualche tappeto colorato, c'erano pure certe favole al telefono: c'era il signor Fallaninna che era talmente delicato che se una formica lasciava cadere un granellino di zucchero balzava in piedi spaventato gridava "Aiuto il terremoto", c'era il pompiere generoso che salvò il palazzo di gelato portando a una vecchietta una poltrona di gelato alla crema e pistacchio, c'era la favola delle case e palazzi che alla fine dice "Sì, così va il mondo, ma non è giusto". Poi alla fine, quando i maghi di Amatrice con il mago Lapone hanno detto la formula magica Penta, pinta, pin, però dalla tenda blu è uscita una favola al telefono che finisce così: "perché ogni bambino che viene in questo mondo, il mondo intero è tutto suo, e non deve pagalo neanche un soldo, deve soltanto rimboccarsi le maniche, allungare le mani e prenderselo", anche ad Amatrice, Accumoli, Aleppo, Pescara del Tronto, Kabul e Arquata del Tronto. Penta, pinta, pin, però.

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