I giornali riportano di ?allarmanti? debacle televisive, che stanno trasformando in travet disoccupandi alcune persone appena reduci da trionfi di popolarità e denaro, come Venier, Baudo, Sabani, Zanicchi, Ambra e altri. Mentre gli esperti si stanno scatenando nell?analisi di vari fattori interpretativi, come la nausea di divismo, lo sbalzo critico tra tv pubblica e privata, la presunta ?stupidità essenziale? della televisione in quanto tale (si è parlato anche di questo), a noi saltano all?occhio due elementi non appartenenti alla cultura dei mass-media, che certo non illustrativi in sé delle ragioni di questi insuccessi, ma che presentano elementi di taglio sociale utili per una riflessione.
Il primo (che tocca solo alcuni dei tele-eroi ricordati) è questo: è un?illusione quella di poter considerare irrilevanti le vicende civili dei personaggi tv sul loro profilo di personaggi di quasi- sogno che essi rivestono, e sul quale fondano la chiave di successo anche economico. Mara Venier, Pippo Baudo e altri, quando sono entrati nel mirino della magistratura, hanno subito, colpevoli o innocenti, una caduta di immagine enorme per il solo fatto di passare dal mondo delle favole a quello dell?umanità corrente, con magistrati cui rispondere, con dure vicende da persone qualunque con cui fare i conti. E sottolineiamo come non stiamo entrando nel merito della fondatezza delle accuse ricevute: richiamiamo il fatto in sé. La gente si allontana subito dall?adorazione dei personaggi-mito quando li vede ridotti a persone, specie se in difficoltà, e la televisione non può pretendere di fabbricare sogni, di infrangerli e poi di rifabbricarli a suo piacimento.
L?altro fattore è invece legato all?obbiettivo valore economico dei personaggi: secondo noi sarebbe bene che il sistema di mercato, e le grandi aziende innanzitutto, riflettesse meglio su quanto è stonato in un paese irrealizzato come il nostro perseguire soglie di compensi pubblicitari così alti per semplici apparizioni televisive collegate a prodotti da vendere alla gente comune. Proprio è indegno di un paese che si dice dia vera cultura. Le aziende che strapagano i testimonial dovrebbero imparare a usare più socialmente dell?appeal degli spot evitando di accattivarsi il mercato distribuendo miliardi che potrebbero essere risparmiati. Chissà se verrà presto la norma per cui i produttori preferiti saranno quelli che invece di strapagare i testimonial otterranno dagli stessi i servizi gratuitamente, devolvendo in contemporanea a fini sociali il denaro equivalente al compenso pubblicitario.
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