Mondo
Le lacune burocratiche della Cooperazione italiana
Le Ong messe a dura prova dalla lentenza burocratica della Cooperazione
“I progetti delle organizzazioni non governative, anche quelli relativi a situazioni di emergenza nel Terzo mondo, ci mettono fino a tre anni a ricevere i finanziamenti della Cooperazione. Cosa che spesso si traduce in un notevole sperpero di denaro pubblico, oltre che in operazioni di scarsa efficacia”. Ne fa riferimento “Il Velino”, a detta del quale “in quel lasso di tempo, infatti, nella maggior parte dei casi, la situazione nel Paese dove si vuole investire e’ completamente mutata”.
Anche il sottosegretario Alfredo Mantica, ieri a Parigi per un forum sugli aiuti allo sviluppo, si e’ scagliato contro la lentezza delle procedure. A rendere cosi’ lenta l’erogazione dei finanziamenti e’ un iter burocratico farraginoso, che costringe i promotori di un progetto a vagare da un ufficio all’altro senza neanche avere la certezza di essere giudicati da persone con le opportune competenze.
Nelle ultime settimane, come ha riferito il Velino diplomatico tre settimane fa, e’ esplosa la polemica sull’Ufficio VII della Farnesina, quello che in prima istanza valuta i progetti delle ong. In particolare viene contestato il fatto che l’Ufficio VII sia organizzato per aree geografiche: in pratica ognuno dei funzionari viene dichiarato competente a valutare ogni progetto destinato a una certa zona del pianeta – per esempio l’Asia o l’Africa – a prescindere dal tipo di opera che si vuole costruire. Molto spesso, dunque, le persone chiamate a effettuare la valutazione non sono affatto esperti dell’argomento in questione.
Sarebbe piu’ logico – e’ quanto spiegano al Velino rappresentanti di diverse ong – se l’Ufficio VII fosse gestito per aree tematiche, cosi’ come avviene all’Ufficio tecnico centrale, che riceve i progetti in seconda istanza. In ogni caso, al di la’ della presunta incompetenza dei funzionari dell’Ufficio VII, il problema principale e’ rappresentato dalla lentezza della macchina burocratica. Dopo il via libera dell’Ufficio VII e dell’Utc, un progetto passa al comitato direzionale, in genere presieduto da un sottosegretario. In alcuni casi (fino alla gestione pre-Deodato accadeva sempre) viene ritenuta necessaria una terza approvazione: quella del “Nucleo di valutazione”. Nucleo peraltro composto da cinque esperti che gia’ appartengono all’Utc e che qualcuno considera un ulteriore, inutile duplicato.
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