Economia

Le imprese sociali hanno un nuovo alleato: l’innovazione tecnologica

Gli interventi di Giusi Biaggi, presidente del Consorzio Nazionale CGM, e di Elena Casolari, alla guida di Fondazione Opes-Lcef, in occasione del “Social Enterprise Open Camp” per riflettere sulle sfide del futuro delle imprese sociali legate ad innovazione tecnologica e digitale

di Emiliano Moccia

«L’impatto dell’innovazione tecnologica è fondamentale per migliorare i processi all’interno delle imprese, delle imprese sociali e delle cooperative e per favorire un rapporto con la comunità. Dobbiamo vedere l’innovazione come un’alleata di tutte queste realtà». Giusi Biaggi è presidente del Consorzio Nazionale CGM, che insieme a Fondazione Opes-Lcef, ha organizzato la terza edizione del “Social Enterprise Open Camp” che si è svolto dal 21 al 24 ottobre al Sud, tra le città di Bari e Matera, crocevia di culture, di incontri, di contaminazioni. «Una scelta non casuale, che rispecchia moltissimo la natura di questo evento che è da sempre pensato in chiave internazionale proprio per favorire il networking e lo scambio, come è la natura della città di Bari che di fatto si è costruita nell’incrocio fra le culture». Anche quest’anno, infatti, il “Social Enterprise Open Camp” ha messo insieme imprenditori sociali, mondo della finanza d’impatto, fondazioni e grandi corporate per avviare un dialogo, per creare alleanze, per raccontare che nuove strade sono possibili. Soprattutto quelle legate alla tecnologica e all’innovazione digitale, che possono essere generatori di impatto sociale e ambientale.

Anche se su questi due fronti le imprese digitali incontrano ancora alcune criticità. «Il mondo delle imprese sociali ha circa una trentina d’anni, quindi è fatto anche da persone che hanno una certa età, invece probabilmente l’elemento digitale sta più nella natura dei giovani. Questo da una parte può rappresentare una criticità perché siamo un po’ indietro, ma dall’altra parte» evidenzia Biaggi «rappresenta una grande opportunità, perché abbiamo la possibilità di innestare questa competenza giovanile all’interno delle nostre imprese». Un’opportunità che deve essere colta da tutti i territori, senza distinzioni tra Nord e Sud Italia. «Non credo che esista più questa differenza, perché anche in diverse parti del Nord abbiamo aree più avanzate ed altre meno. Come accade al Sud, dove ci sono punte di eccellenza ed altre piuttosto isolate. Dobbiamo prendere questo problema da un punto di vista non più geografico ma legato ai luoghi».

Lo sostiene anche Elena Casolari, presidente di Fondazione Opes-Lcef, per la quale «l’innovazione, la tecnologica non sono dei fattori neutrali. L’impresa deve saperli usare, farne una leva strategica e di posizionamento. Le imprese sociali sono quelle realtà che hanno nel loro DNA la forza e la volontà di guardare al bene comune e la tecnologica può sicuramente aiutarle a rafforzare questo posizionamento».

Per Casolari, dunque, questo è il momento di osare. Perché oggi «nelle imprese sociali l’innovazione tecnologica viene vista come uno strumento e non come un posizionamento più globale. L’innovazione tecnologica può ridefinire i contorni dell’impresa. Dobbiamo pensare che esiste questo nuovo paradigma, che non vuole vedere solo la massimizzazione del profitto o gli obiettivi a breve termine, ma che guarda tutta l’umanità senza lasciare nessuno indietro, con l’impegno di fare la differenza».

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