Famiglia & Lavoro
Le imprese rilanciano sulla conciliazione: «Giovani, abbiamo bisogno di voi»
La parola “coraggio” è stata la più pronunciata dai manager delle grandi aziende in dialogo con i ragazzi che li hanno intervistati agli Stati generali della natalità. Carmela Bazzarelli, Kraft Heinz Italia: «Dopo 15 anni all’estero torno in Italia con tre figli e un nuovo ruolo professionale. Alle aziende servono le idee e un po’ della follia dei giovani. È cambiata la consapevolezza delle imprese di essere soggetti attivi nella conciliazione tra famiglia e lavoro»
Una domanda che molti ragazzi si fanno in Italia: Cambiare Paese o cambiare il Paese? Intorno a questo interrogativo si è svolto il momento di confronto tra gli studenti delle scuole superiori di varie città d’Italia e alcuni manager di grandi aziende, durante la seconda giornata degli Stati generali della natalità, organizzati Roma, per il quarto anno, dalla Fondazione per la Natalità. La parola chiave dell’incontro è stata “coraggio”. «Cosa dovrebbero fare aziende come la vostra nella conciliazione lavoro-famiglia?», ha chiesto Veronique, 17 anni, a Nicola Lanzetta, direttore Italia del Gruppo Enel. Poco prima Domenico, 15 anni, aveva chiesto a Teresa Fiordelisi, consigliera nazionale Federcasse, «come le banche possono contribuire al futuro?». E ancora Valerio, 16 anni, ha domandato ad Adriano Mureddu, responsabile risorse umane Ferrovie dello Stato italiane: «Vale la pena credere che in Italia ci sia un futuro per noi giovani?».
Credere e investire nel Paese
Le risposte dei manager hanno seguito tutte un fil rouge: l’invito ai giovani provarci sempre, a non arrendersi, a sognare, a liberarsi dall’idea che si debba fare una scelta tra la famiglia e il lavoro. E a viaggiare. «Vi invito a cambiare ogni tanto Paese per imparare, ma anche per accorgervi che forse la narrazione sull’Italia è un po’ troppo negativa e che, a volte, il giardino del vicino non è sempre così verde come sembra. Quindi, cambiare Paese per tornare con una spinta e un coraggio per fare un cambiamento ulteriore in Italia», ha consigliato Mureddu. «L’alternativa tra cambiare Paese e cambiare il Paese, che ci viene proposta in questo momento di confronto, è sbagliata. Bisogna credere e investire in questo Paese, è il modo migliore per creare un’opportunità nel futuro per restarci e starci bene», ha affermato Sergio Marullo di Condojanni, ceo di Angelini Industries. Il momento di confronto è stato anche l’occasione per raccontare alcune buone pratiche di welfare aziende, come bonus asilo, possibilità di donare permessi a ferie ai colleghi con figli, seminari dedicati alla genitorialità, congedi di paternità.
La manager che cambia Paese, ma al contrario
La domanda Cambiare Paese o cambiare il Paese? è particolarmente calzante per Carmela Bazzarelli, da poco amministratore delegato Kraft Heinz Italia, che vive da 15 anni all’estero e tra poco si trasferirà in Italia con la sua famiglia. «Io cambio Paese, ma al contrario: torno qui. Con un nuovo ruolo professionale, e con la voglia e la responsabilità di cambiare il Paese. Anche per i mei tre figli, di 11, otto e cinque anni. Credo fortemente nel cambiamento: ci vuole coraggio, si prendono dei rischi», ha continuato. «Le aziende possono fare tanto per quanto riguarda la libertà di scelta dei giovani. È importante la flessibilità, con lo smartworking, con il lavoro svolto quattro giorni su cinque, con la genitorialità condivisa (ad esempio, il congedo per il secondo genitore)», ha proseguito Bazzarelli, intervistata da VITA. «Le grandi aziende internazionali si stanno muovendo molto, per sostenere nella conciliazione tra famiglia e lavoro: le donne devono sapere che, se vogliono avere un figlio, questo non precluderà il loro futuro lavorativo».
Alle aziende serve la follia dei giovani
La narrazione della maternità e della conciliazione tra vita familiare e professionale sta cambiando. Le aziende iniziano a vedere l’impatto della mancanza dei giovani. «Per questo, è cambiata la consapevolezza delle imprese di essere soggetti attivi nella conciliazione tra famiglia e lavoro. Quando ho iniziato a lavorare venti anni fa, non esistevano la flessibilità, il lavoro da casa, l’attenzione alla doppia genitorialità, gli investimenti delle aziende sulla maternità e sulla paternità», ha affermato l’ad di Kraft Heinz Italia. «Servono i giovani nelle aziende, servono le loro idee, la diversità è molto importante. I giovani provocano discussioni in modo diverso: provocare significa innovare. Quindi, significa anche creare nuove opportunità di business. Alle imprese serve il coraggio dei giovani, a volte anche un po’ di follia», ha proseguito Bazzarelli. «Il futuro non è mai sicuro, fa a tutti un po’ paura. Bisogna prendersi dei rischi. A me hanno proposto di diventare amministratore delegato qui in Italia, devo cambiare Paese con tutta la mia famiglia, con impatti personali e professionali. Ma ci vuole un po’ di follia, bisogna crederci. Tra provare e non provare è sempre meglio provare. Noi aziende dobbiamo supportarli, ma il passo devono farlo i giovani. Buttarsi è fondamentale per creare il proprio futuro».
Mettersi insieme per diventare più forti
Per le aziende è sempre più evidente che fare rete è la carta vincente, anche nella conciliazione tra famiglia e lavoro. «Insieme si creano più idee, in questo ambito non c’è competizione tra le aziende, vogliamo creare un sistema lavoro nel quale i giovani credono. Non vogliamo che le donne smettano di lavorare dopo la nascita di un figlio. Il confronto tra noi aziende non può che migliorarci tutti. Le imprese hanno un grosso vantaggio, che è quello di andare per obiettivi, che vengono misurati e hanno la possibilità di confrontarli e monitorarli costantemente».
Un esempio di rete? Adamo 2050, progetto con cui Plasmon l’anno scorso ha preso posizione sul tema della decrescita demografica italiana. «Adamo, l’ultimo bimbo in Italia, è nato come documentario, l’abbiamo presentato l’anno scorso agli Stati generali della natalità. Oggi Adamo è una rete, non è solo Plasmon, ci sono altre aziende con noi: Chicco, Edenred Italia, Dolfin e il partner strategico Variazioni. È un progetto, insieme ci confrontiamo sulle politiche della genitorialità, sulle politiche innovative, vogliamo influenzare le istituzioni».
Foto di apertura di John Schnobrich su Unsplash. Foto dell’ufficio stampa di Kraft Heinz Italia
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.