Cultura

Le grida sussurrate di Silvia: emozioni pure

Recensione del libro "Tutto quello che mi sta a cuore"

di Domenico Stolfi

Ci sono scrittori che gridano, altri che sussurrano. Silvia Magi grida sussurrando. Nella sua prima raccolta di racconti, Tutto quello che mi sta a cuore (Rizzoli, 12,50 euro), emozioni sottili, microeventi quotidiani, stupori e delusioni adolescenziali s?addensano in un intreccio di storie minime che appaiono lievi e aeree, e tanto più celano un fondo bruciante. Una finta normalità sospesa sul baratro. È fortissima in lei l?esigenza dell?evocazione istantanea. Un?urgenza feroce d?inchiodare un?emozione o un evento nello spazio di tre-quattro paginette, come a non voler far diluire e stingere l?urto epifanico del mondo e di strappare all?oblio, con la velocità d?un otturatore fotografico, l?irripetibilità di ogni istante della vita. Popolano questi istanti personaggi volutamente neutri, dall?io fragile, che tentano di acquistare la loro identità imparando a risalire controcorrente fra le reti e i lacci tesi dall?ambivalenza delle passioni e dalle asimmetrie del mondo. È evidente, in questi racconti, l?influenza del minimalismo americano che l?autrice riesce però a filtrare attraverso l?inquieta grazia rapsodica di un Robert Walser. Silvia Magi ha trovato così un timbro originale, una malinconica lucidità davanti a una persistente angoscia, una fluidità formale capace di sciogliere senza edulcorarla l?asperità sostanziale. Ha scoperto un parlare sommesso, per dire cose essenziali, che emergono dall?ombra per sostare un attimo alla luce in parole diafane.


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