Sostenibilità

Le grandi sigle europee della solidarietà/3. Greenpeace

I segreti del successo di Greenpeace, i corsari del verde

di Carlotta Jesi

Il suo marchio in Australia e in Europa vale più di quello della Microsoft. Della società di Bill Gates si fidano tra il 34 e il 44% dei cittadini. Il simbolo di Greenpeace invece raggiunge il 69% di consensi. Non male per un gruppo abituato a stupire tutto il mondo con le sue azioni provocatorie. Ma la ricerca viene da una fonte incontestabile: l?agenzia di pubbliche relazioni Edelman. Oltre ai sondaggi ci sono poi le vittorie: l?ultima è datata 22 gennaio, quando la compagnia petrolifera BP Amoco, sotto il tiro di Greenpeace, ha dovuto annunciare la rinuncia al progetto di nuove trivellazioni in Alaska.
Basterebbero questi dati a spiegare perché Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum attualmente in corso a New York, ci tenesse tanto ad avere l?associazione ambientalista al suo summit. Che i volontari verdi, invece, hanno snobbato in segno di protesta per lo scarso impegno con cui le multinazionali del World Economic Forum hanno difeso il protocollo di Kyoto sull?ambiente. I vertici di Greenpeace sono andati a Porto Alegre. E con loro, mentalmente, i 2,5 milioni di membri dell?organizzazione.

Fermare l?Onda
Un esercito di attivisti che da 31 anni sfida chiunque minacci l?ambiente. Sulle orme o, meglio, sulla scia, di Jim Bohlen, Irving Stowe e Paul Cote, i fondatori di Greenpeace. Che nasce come Comitato per fermare l?Onda il 15 settembre 1971, quando i tre, a bordo del peschereccio di 24 metri Phyllis Cormark, salpano dal Canada per le isole Aleutine del Pacifico settentrionale: in quella zona gli Stati Uniti vogliono condurre test nucleari. Bloccati dalla Guardia costiera statunitense, e poi dal mare in tempesta, non riescono a fermare gli esperimenti. Ma conquistano le prime pagine dei giornali americani. E durante la sosta forzata in porto scoprono una leggenda che segnerà profondamente il loro futuro: raccontava di guerrieri indiani che avrebbero salvato la terra depredata delle sue risorse, insegnando ai bianchi come rispettare la natura e diventando insieme a loro guerrieri dell?arcobaleno.
Sono i rainbow warriors da cui ha preso il nome la più famosa nave di Greenpeace, affondata il 10 luglio del 1985 nel porto di Aukland dai servizi segreti francesi per impedire di farle raggiungere Mururoa e di interferire sui loro test atomici.
Il sabotaggio ottenne però l?effetto contrario: travolto dallo scandalo, il ministro della Difesa francese, Charles Hernu si dimise e i guerrieri dell?arcobaleno tornarono sulle prime di pagine dei giornali. E questa volta non solo di quelli americani: nel 1979, la piccola associazione canadese diventa Greenpeace International: un?organizzazione che oggi conta 60 uffici in 39 Paesi. Come si coordina una rete così grande?
La risposta è ad Amsterdam, nel quartier generale dell?organizzazione, citato perfino nella guida Lonely Planet della città. Cuore pulsante di Greenpeace è il Consiglio, in cui siede un rappresentante per ogni sede nazionale e che si riunisce annualmente per eleggere il board dei direttori, l?organo decisionale legalmente responsabile. Dal board vengono poi nominati il presidente e il direttore esecutivo, che coordinano l?intera macchina e il budget. Nel 2000 era di 143.646 euro, di cui 139.184 provenienti da circa tre milioni di donatori privati (gli unici da cui l?organizzazione accetta i fondi) vicini alle varie sedi nazionali, tenute a versare a Greenpeace International il 18% delle entrate.
Fra le tante voci di spesa ci sono quelle per mantenere la flotta di sei navi. E poi ci sono le campagne ambientali, quelle per combattere le sostanze tossiche, la minaccia nucleare, la biodiversità in pericolo e le minacce atmosferiche, cioè tutti i grandi temi su cui oggi si focalizza l?organizzazione. Per sostenere tutto questo, nel 2000, gli eco warrior hanno speso 79.913 euro.

L?arma della lobby
Le tecniche di lotta e difesa dell?ambiente variano a seconda del Paese e dei rischi da evitare. Oltre che in acqua, per esempio, gli attivisti dell?arcobaleno oggi navigano su Internet. Sul sito dell?organizzazione (www. greenpeace.org), transitano regolarmente circa 100mila attivisti di tutto il mondo, che raccolgono materiale per campagne di boicottaggio e sensibilizzazione senza confini geografici. Da quelle contro il presidente Bush che ha fatto almeno mezza marcia indietro sul protocollo di Kyoto (i volontari di Greenpeace gli hanno inviato moltissime email di protesta) a quelle contro le multinazionali inquinanti.
Giacca, cravatta e un bel numero di azioni sono invece gli strumenti di lotta quando si vuol fare cambiare strategia e politica di produzione alle grandi aziende petrolifere. Per convincere la BP Amoco a investire sull?energia pulita invece che sul petrolio del Polo Nord, per esempio, quelli di Greenpace hanno acquistato 50mila dollari di azioni conquistandosi una poltrona nell?assemblea annuale degli azionisti dove hanno proposto investimenti verdi votati dal 13,5% dei presenti.
E sempre valido rimane lo strumento della lobby: per trasformare i Giochi di Sydney nelle prime Olimpiadi verdi della storia, Greenpace ha messo il campo i suoi lobbisti più esperti. Coi risultati che sappiamo tutti: 2mila ettari di prati verdi innaffiati con acqua piovana, 4 milioni di posate fatte di mais biodegradabile distribuite in tutta l?area dei Giochi, atleti ospitati nel villaggio a energia solare più grande del mondo.

I guerrieri italiani

40.000. Sono i sostenitori della sezione nostrana di Greenpeace. Attiva dal 1986, ha il suo quartier generale a Roma e 41 gruppi d?appoggio in tutto il Paese.

500. Greenpeace Italia conta oggi su 500 volontari impiegati nelle attività più diverse: dalla raccolta fondi alla distribuzione di volantini, al cyberattivismo, l?ultima frontiera dei guerrieri dell?arcobaleno che conducono le loro campagne anche su Internet. Per saperne di più basta un clic su www.greenpeace.it

4. Sono quattro le aree tematiche cui si rivolgono le campagne di Greenpeace Italia: inquinamento, energia e clima, alimenti transgenici e foreste.

7. Per proteggere l?ambiente, Greenpeace non si limita a campagne di boicottaggio contro chi lo minaccia. Propone anche soluzioni, elaborando rapporti e studi in questi sette campi: bioingegneria, foreste, clima, inquinamento, biodiversità marina, nucleare, disarmo.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.