Sostenibilità

Le grandi case della biodiversit

Le aree protette sono fondamentali per la biodiversità. tuttavia non tutte sono progettate con criteri ecologici, e ne servirebbero altre, soprattutto marine.(di Antonio Canu*)

di Redazione

Le aree protette, parchi o riserve naturali, grandi o piccole, marine o terrestri, sono uno strumento irrinunciabile per la conservazione della biodiversità. Anche se conosciamo in minima parte il patrimonio di specie presente sul Pianeta – sono circa un milione 700mila le specie classificate a fronte di una stima che va dai 10-12 ai 100 milioni – sappiamo che una rete di territori protetti è necessaria per rallentare il drammatico processo di estinzione in atto. Attualmente quasi il 12% della superficie del pianeta è all?interno di aree protette: sicuramente una rete imponente – più di 102mila aree che coprono circa 19 milioni di chilometri quadrati – ma non sufficiente a garantire in termini di spazi ed esigenze un futuro a molte specie animali e vegetali e in generale a mantenere quei servizi ambientali da cui anche noi dipendiamo direttamente. Intendiamoci, già oggi possiamo essere soddisfatti per quanti frammenti di natura si sono salvati nei parchi istituiti nel tempo, ma i ritmi di erosione della biodiversità aumentano drammaticamente e le risposte sono troppo spesso lente, poco efficaci, non coordinate, parziali. Intanto, non tutti gli ecosistemi e gli habitat più importanti sono adeguatamente protetti. Per esempio meno dello 0,5% degli oceani è tutelato – eppure il mare copre il 70% del pianeta – e anche altri importanti ecosistemi come quelli delle acque dolci, delle praterie, di alcuni tipi di foreste è ancora poco rappresentato nelle aree protette esistenti. Va poi ricordato che la biodiversità non è distribuita uniformemente sulla terra: occorre quindi una conoscenza attenta della distribuzione delle specie, degli habitat, degli ecosistemi e dei processi ecologici a tutte le scale, in modo da poter promuovere e realizzare una rete efficace di aree protette. Già oggi, sovrapponendo i dati relativi alle specie e alle aree protette, si scopre che più di 1.300 specie animali, su più di 11mila analizzate, non hanno spazi protetti nel loro areale di distribuzione. Tra tutti gli ecosistemi, quelli delle acque interne sono i più a rischio a causa del degrado del loro habitat e di un tipo di sfruttamento non sostenibile. Sono aree straordinarie per la biodiversità e caratterizzate da un?alta percentuale di specie migratorie, molte delle quali devono poter avere accesso a differenti habitat (generalmente tramite corridoi fluviali) per completare il loro ciclo vitale. Per quanto riguarda la biodiversità delle foreste, anche se il 10% delle foreste mondiali sono incluse nelle aree protette, non tutte le tipologie ne sono ben rappresentate. Si crede spesso che all?interno degli ecosistemi composti da terre aride e subumide i livelli di diversità biologica siano relativamente bassi, in particolar modo se si usa come parametro la ricchezza di specie. È soprattutto in tali ecosistemi, però, che le comunità locali dipendono in maniera diretta dalla biodiversità per il loro sostentamento. Per assicurare un contributo essenziale delle aree protette alla conservazione della biodiversità nel mondo occorre quindi riempire le lacune esistenti nella rete mondiale attraverso l?istituzione di nuove aree, il miglioramento dell?efficacia e dell?efficienza di quelle esistenti e garantendo la connessione tra habitat. La selezione di nuove aree da tutelare deve essere svolta in modo mirato, prendendo in considerazione fattori ecologici e umani. Tra i criteri vi sono i fattori ecologici (ricchezza di specie, vulnerabilità, endemismo, insostituibilità, processi evolutivi) e socioeconomici. Va promosso il concetto di ?aree chiave per la biodiversità?, un approccio che combina diverse considerazioni ecologiche e applica alle specie criteri globalmente validi. Occorre garantire la rappresentanza della variabilità della biodiversità in tutte le ecoregioni, in particolare per gli ecosistemi minacciati o scarsamente protetti e per le specie globalmente minacciate. L?obiettivo è insomma realizzare sistemi di aree protette completi, ecologicamente e biologicamente vitali, rappresentativi e gestiti in modo efficace. Nel pianificare, realizzare e gestire le aree protette, non si devono quindi trascurare corridoi, collegamenti e reti ecologiche. I principi base dei corridoi di conservazione della biodiversità restano gli stessi ovunque, ma un approccio appropriato dipenderà dal contesto locale. Una realizzazione e gestione efficace di corridoi e reti ha bisogno di coinvolgere fin dai primi stadi chi prende decisioni in materia di utilizzo del territorio e delle risorse, e le altri parti in causa, garantendo loro un?effettiva partecipazione. E veniamo all?Italia, cioè al Paese europeo con la maggiore biodiversità, almeno per il numero di specie e di sistemi ecologici. Un primato dovuto alla posizione geografica, in quanto l?Italia è tra i Paesi più meridionali d?Europa e allo stesso tempo il più settentrionale del Mediterraneo e dove si crea una sovrapposizione tra natura boreale e subtropicale, a cui si aggiungono altri processi, assai diversi, di natura ecologica, geografica, storica e culturale. La rete di aree protette ufficiale somma a 800 tra parchi, riserve naturali e altre forme di tutela, per una superficie di 3 milioni di ettari, cioè intorno al 10% della superficie del Paese. Anche nel nostro caso, c?è molto da fare in termini di conservazione della biodiversità. In Italia l?individuazione delle aree protette è stata fatta in base a criteri diversificati, spesso non corrispondenti alle esigenze di conservazione. Molti comprensori sono stati tutelati perché poco antropizzati o perché contenevano elementi di interesse naturalistico o, ancora, paesaggistico. Non si è però misurata la qualità in termini di biodiversità e rappresentatività di habitat ed ecosistemi. La scelta si è insomma basata sulla percezione di naturalità intesa come bellezza del paesaggio, copertura vegetale, scarsa presenza umana e non nel suo significato ecologico. Non è quindi un caso che la maggioranza dei parchi italiani sia negli ambienti montani, i più conservati, mentre sono carenti nella fascia costiera o a protezione di importanti sistemi umidi. *Responsabile aree protette e programma mare WWF Italia Italia: un tesoro di parchi Il sistema parchi in Italia attrae 30 milioni di persone l?anno, per un giro d?affari che ha superato nel 2003 il miliardo di euro. Ricadute anche sull?occupazione: 4mila, in base agli ultimi dati (fonte Federparchi), le persone in organico nei parchi nazionali e regionali, 12mila nell?indotto dei servizi, 60mila nell?indotto del turismo, agricoltura, artigianato e commercio, 4mila nella ricerca e nei servizi, 500 i progetti di studi e ricerche. Più del 10% del territorio nazionale è interessato da aree naturali protette. I parchi nazionali terrestri sono 23 (il 24esimo, della Val d?Agri, è in corso di istituzione), le aree marine protette 24. Sono 772 le aree protette totali iscritte nell?elenco del ministero dell?Ambiente che include parchi nazionali, regionali, oasi WWF, riserve naturali, parchi marini.


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