Famiglia

Le famiglie con figli minori sono due volte le più povere

L'Istat pubblica il report "La povertà in Italia". Il 12,6% dei minori è in povertà assoluta. «La maggiore criticità per le famiglie con minori emerge non solo in termini di incidenza, ma anche di intensità della povertà: questa è, infatti, per queste famiglie al 20,8%. Le famiglie con minori sono quindi più spesso povere, e se povere, lo sono più delle altre».

di Redazione

Oltre 1,8 milioni di famiglie in condizioni di povertà assoluta, pari al 7% delle famiglie e corrispondenti a 5 milioni di individui (l’8,4% del totale). La povertà assoluta resta ai livelli massimi dal 2005, ma la crescita si arresta dopo tre anni. Le famiglie in condizioni di povertà relativa invece nel 2018 sono poco più di 3 milioni (11,8%), per quasi 9 milioni di persone (15,0% del totale). Sono i dati resi noti oggi dall’Istat. L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta è del 9,6% nel Sud, del 10,8% nelle Isole, del 6,1% nel Nord-Ovest e del 5,3% nel Nord-est e nel Centro. Rispetto al 2017, le famiglie in povertà relativa aumentano al Nord (salgono da 5,9% al 6,6%), mentre nel Mezzogiorno c’è una dinamica opposta (dal 24,7% nel 2017 al 22,1% nel 2018), con una riduzione dell’incidenza sia nel Sud (da 24,1% a 22,3%) sia nelle Isole (da 25,9% a 21,6%).

1,2 milioni di minori in povertà assoluta
Sono 1 milione e 260 mila i minori in povertà assoluta, pari al 12,6%. L’incidenza dei minori in povertà va dal 10,1% nel Centro fino al 15,7% nel Mezzogiorno, sostanzialmente stabile rispetto al 2017. Le famiglie con minori in povertà assoluta sono oltre 725mila, con un’incidenza dell’11,3% (oltre quattro punti più alta del 7,0% medio nazionale). Anche nel 2018, la povertà assoluta aumenta in presenza di figli conviventi, soprattutto se minori: si va dal 9,7% delle famiglie con un figlio minore al 19,7% di quelle con 3 o più figli minori. Tra le famiglie monogenitoriali la povertà è più diffusa rispetto alla media, con un’incidenza dell’11%, in aumento rispetto all’anno precedente, quando era pari a 9,1%. Disaggregando per età, l’incidenza della povertà assoluta fra i minori ha i valori più elevati nelle classi 7-13 anni (13,4%) e 14-17 anni (12,9%) rispetto alle classi 0-3 anni e 4-6 anni (11,5% circa). Nelle famiglie con almeno un anziano al contrario l’incidenza di povertà è pari al 4,9%, più bassa della media nazionale e scende al 3,2% se si considerano le coppie in cui l’età della persona di riferimento della famiglia è superiore a 64 anni.

«La povertà familiare presenta un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento: le famiglie di giovani, infatti, hanno generalmente minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più contenuti e hanno minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati. La povertà assoluta riguarda quindi il 10,4% delle famiglie in cui la persona di riferimento ha un’età compresa tra 18 e 34 anni contro il 4,7% se la persona di riferimento ha oltre 64 anni», scrive l’Istat. «La maggiore criticità per le famiglie con minori emerge non solo in termini di incidenza, ma anche di intensità della povertà: questa è, infatti, per queste famiglie al 20,8% (rispetto al 19,4% del dato nazionale). Le famiglie con minori sono quindi più spesso povere, e se povere, lo sono più delle altre».

Gli stranieri
Si confermano le maggiori difficoltà per gli stranieri. Gli individui stranieri in povertà assoluta sono oltre un milione e 500mila, con una incidenza pari al 30,3% (tra gli italiani è il 6,4%). Le famiglie in povertà assoluta sono composte nel 68,9% dei casi da famiglie di soli italiani (1 milione e 250mila) e per il restante 31,1% da famiglie con stranieri (567mila) mentre le famiglie di soli italiani rappresentano il 91,3% delle famiglie nel loro complesso contro l’8,7% delle famiglie con stranieri. L’incidenza di povertà assoluta è pari al 25,1% per le famiglie con almeno uno straniero (27,8% per le famiglie composte esclusivamente da stranieri) e al 5,3% per le famiglie di soli italiani. La criticità per le famiglie con stranieri è maggiormente sentita nei comuni centro di area metropolitana, dove l’incidenza arriva al 26,2% (28,8% per le famiglie di soli stranieri).

Famiglie sicuramente povere, appena povere o quasi povere
La classificazione delle famiglie in povere e non povere, ottenuta attraverso la linea convenzionale di povertà relativa, può essere articolata ulteriormente tramite l’utilizzo di soglie aggiuntive, corrispondenti all’80%, al 90%, al 110% e al 120% di quella standard. In questo modo l’Istat individua gruppi di famiglie distinti in base alla distanza dalla linea di povertà. Nel 2018 le famiglie “sicuramente” povere (che hanno livelli di spesa mensile equivalente inferiori alla linea standard di oltre il 20%) sono stabili al 6,2%, con valori più elevati nel Mezzogiorno (12,6%). Quelle “appena” povere (ovvero con una spesa inferiore alla linea di non oltre 20%) sono il 5,5% delle famiglie residenti (6,1% nel 2017) e raggiungono il 9,5% nel Mezzogiorno (12,2% l’anno precedente). È invece “quasi povero” il 7,5% delle famiglie (spesa superiore alla linea di non oltre 20%). Le famiglie “sicuramente” non povere, infine, sono l’80,8% del totale (80,4% nel 2017), con valori pari a 88,1% nel Nord, 85,4% nel Centro e 66,7% nel Mezzogiorno.

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