Economia
Le false coop ogni anno fanno chiudere 4000 cooperative “sane”
I dati resi noti in un convegno modenese a cui hanno partecipato tra gli altri Raffaele Cantone e il ministro Poletti. La "zona grigia" delle cooperative irregolari comprende oltre 120mila lavoratori e produce danni per lo Stato per 750 milioni di euro l'anno. Ora un disegno di legge di iniziativa popolare proverà a fare ordine
Una perdita netta in termini fiscali e previdenziali di oltre 750 milioni di euro l’anno; oltre 120 mila lavoratori impiegati in false cooperative di servizi (logistica, facchinaggio, pulizie, multiservice), senza tutele o con garanzie parziali: a causa di questo universo fatto di concorrenza sleale e illegalità, sono oltre 4 mila le cooperative “buone” che rischiano di morire a causa di quelle false. Sono questi gli ultimi dati sul fenomeno delle false coop, diffusi in un recente convegno modenese organizzato da Legacoop a cui hanno partecipato tra gli altri il presidente dell’autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone e il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti.
«Dietro il mondo cooperativo ci sono sicuramente delle situazioni di patologia, ma c’è anche tanto di positivo. E proprio le cooperative devono fare uno sforzo in questo senso, per emendare la parte buona da quella cattiva», ha detto Cantone. «L’impegno del Governo per la legalità riguarda tutti i versanti», gli ha risposto Poletti. «Io mi occupo di lavoro, e su questo stiamo cercando di costruire una strumentazione nuova: l’ispettorato nazionale del lavoro, che mette insieme gli ispettori Inps, Inail e del ministero del Lavoro».
Proprio per combattere la zona grigia, che causa danni economici e occupazionali non indifferenti per tutto il sistema paese, è sorta da parte di Legacoop con Confcooperative e AGCI una campagna di raccolta firme contro le false coop, imprese che inquinano il mercato offrendosi a prezzi più bassi, pagano meno i lavoratori, non adottano le misure di sicurezza nei posti di lavoro e spesso eludono il fisco, che ha portato a un disegno di legge del Senato che prevede la cancellazione dagli albi delle realtà irregolari. «La lotta contro le false cooperative, ancor prima che un dato economico, è un dato di civiltà sociale», ha sottlineato Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop Nazionale. «Senza legalità non ci può essere impresa sana e la competitività viene inesorabilmente intaccata, senza contare le ripercussioni dirette e indirette sulla comunità sociale, sulla cultura e sulle istituzioni».
Un caso emblematico è quello di Cpl Concordia, gruppo cooperativo multiutility, attivo in Italia e all’estero, i cui dirigenti sono stati accusati di corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa; dopo 5 mesi di black list e conseguente amministrazione straordinaria, il Consorzio è stato riammesso in white list. «Stimare i costi per le imprese indotti da tali distorsioni del libero mercato è complesso», ha detto il presidente di Cpl Concordia, Mauro Gori. «Noi abbiamo stimato un costo dell’illegalità e della gestione poco chiara di Cpl Concordia di circa 180 milioni di euro su base pluriennale. Anche i lavoratori l’hanno scontato: nel 2015, il monte salari versato ai dipendenti in provincia di Modena è diminuito del 13,5%».
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