Sostenibilità

Le emergenze? Materia comune

Spetterà Agli enti locali il compito di diventare il cuore del sistema di protezione civile. E' proprio nei piccoli centri che si concentrano i rischi maggiori. I dati in anteprima

di Chiara Sirna

Ad ascoltarlo, la mente corre a scenari catastrofici. Lui invece mantiene la calma fredda tipica di chi con le emergenze è abituato a fare i conti tutti i giorni. Ma intanto affonda il coltello nella piaga. «Nei piccoli comuni è allarme rosso, è lì che si concentra il pericolo di disastri». Un rischio localizzato verrebbe da pensare allora. E invece no, perché si parla di «oltre il 70% dei comuni italiani». Marcello Fiori, direttore dell?ufficio Gestione emergenze della Protezione civile, lo dice con dati e calcoli alla mano. Rivelando in anteprima a Vita i risultati di un?analisi dei rischi sismici e idrogeologici presentata il 17 marzo ad Ancona davanti alla platea del convegno nazionale Codice Rosso. Il titolo di per sé non lascia dubbi. Ma per far arrivare il messaggio forte e chiaro il Dipartimento nazionale ha chiamato a raccolta l?Anci e con questa tutti i sindaci d?Italia. Sì, perché «sono proprio i Comuni a dover diventare il centro dei sistemi di protezione civile», incalza Fiori, «è su questa priorità che orienteremo tutto il nostro impegno futuro».

Ecomondo: L?Italia è a rischio sicurezza?
Marcello Fiori: Non tutto il territorio è nelle stesse condizioni. La vera emergenza sta nei centri con meno di 5mila abitanti. Sono 5.836, il 72% dei comuni italiani, il 55% del territorio, 10 milioni e mezzo di abitanti.
Ecomondo: Da cosa nasce un?instabilità così diffusa?
Fiori: Sono tutti centri pedemontani, appenninici o di campagna, la cui fragilità deriva in parte dall?abbandono demografico, in parte invece dall?intervento invasivo dell?uomo. Soprattutto là dove impera l?abusivismo.
Ecomondo: Il governo Berlusconi è ricorso ai condoni per rimpinguare le casse dello Stato. Questo per il territorio che conseguenze ha avuto?
Fiori: Non abbiamo dati precisi sull?impatto dei condoni. È certo però che se da un lato rendono legali gli insediamenti, dall?altro non riducono i rischi. E in un territorio come il nostro è quanto di più dannoso si possa fare. Basta pensare che più del 50% dei comuni sono a rischio sismico.
Ecomondo: Quali sono le misure da mettere in campo?
Fiori: Intanto rafforzare le strutture amministrative di questi piccoli comuni, ancora fragili e senza nessuna struttura preposta al soccorso.
Ecomondo: A chi spetta il compito coordinare gli interventi di sicurezza?
Fiori: Sicuramente alle Regioni, ma se ne devono occupare proponendo forme di aggregazione intercomunali. Se si stende un piano di sicurezza idrogeologica, per esempio, devono poter partecipare tutti i Comuni interessati. Bisogna mettere in rete i sindaci e gli enti locali, in modo che l?impegno non sia episodico, ma sistematico.
Ecomondo: Quanti Comuni oggi hanno un piano di protezione civile?
Fiori: Meno del 50%. Serve una task force guidata dal sindaco, che per legge è l?autorità competente. C?è bisogno di un gruppo di tecnici di supporto, volontari, fondi e risorse.
Ecomondo: Il programma dell?Unione pone l?accento sull?importanza della prevenzione. Hanno centrato il problema?
Fiori: Sul fatto che la chiave di volta della sicurezza sia la manutenzione del territorio, siamo tutti d?accordo. La protezione civile è sentita come un diritto. Questo implica che per molti sia un dovere e che rientri quindi nel dibattito politico.
Ecomondo: Quanto si è fatto fino ad oggi?
Fiori: La revisione della normativa sismica dopo la tragedia di S. Giuliano ha portano a una nuova classificazione dei comuni, grazie alla quale oggi ognuno sa bene in che fascia di rischio rientra. Sotto il profilo idrogeologico, invece, le risorse impegnate da Regioni e ministero sono state troppo poche.
Ecomondo: Lei ha parlato di un sistema di interventi a scala, dal basso verso l?alto. Come si attua?
Fiori: Proprio dal basso verso l?alto, partendo dai Comuni per arrivare poi alle Province e alle Regioni. A una cabina di regia a livello di Stato spetta solo il compito di coordinare e gestire le grandi catastrofi nazionali e ovviamente quello di finanziare e dare le linee guida. Per il resto dev?essere il territorio il centro nevralgico. In questo senso anche il volontariato ha un?importanza fondamentale.
Ecomondo: Cosa può fare?
Fiori: I primi a intervenire in caso di emergenza sono il sindaco e un gruppo di volontari. È essenziale dunque insistere sull?aspetto della formazione, ma anche delle tutele nei confronti del datore di lavoro. Già oggi i nostri volontari possono assentarsi dal lavoro in caso di necessità. Ma bisogna ampliare le coperture assicurative e renderle uguali su tutto il territorio nazionale. È dal territorio che si costruiscono le basi per una decentralizzazione degli interventi. Federalismo vuol dire anche questo.

Dal Giubileo ai terremoti
Nonostante la laurea in Lettere, Marcello Fiori ha sempre svolto lavori tecnici e amministrativi. Come capogabinetto dell?allora sindaco di Roma, Francesco Rutelli, dal 1997 al 2000 ha coordinato gli eventi del Giubileo.
Nel 2001 è stato chiamato in Protezione civile, dove è diventato direttore dell?ufficio Gestione emergenze.

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