Welfare

Le elezioni viste dal Boschetto di Rogoredo

Il tema della sofferenza dei più fragili fatica ad avere spazio nelle agende politiche ed è stato il grande assente della campagna elettorale. Sono tante oggi le persone della società civile che quotidianamente ci sostengono e ci aiutano nei nostri interventi di sostegno, ma è tremendo quando non vedi attenzione né risposte politiche a questa emergenza che si sta sempre più terribilmente colorando di quotidianità e di solitudine

di Simone Feder

Questi giorni che precedono le elezioni politiche sono carichi di impegni, promesse e aspettative. Ovunque ricorrono temi declinati secondo le visioni più accattivanti, ma purtroppo il tema della sofferenza dei più fragili fatica ad avere spazio nelle agende politiche.

Da cinque anni e mezzo, nonostante il tanto freddo dell'inverno e il grande caldo dell'estate, nonostante le zanzare, la pioggia e il gelo, il nostro essere presenti come volontari ai margini di quel luogo tristemente conosciuto come 'il boschetto' di Rogoredo non è mai cessato.

Sono tanti i giovani e non giovani che intercettiamo e purtroppo la loro presenza sta aumentando. Scendono dai binari, scavalcano la staccionata, salgono dagli alberi in ricerca di una risposta alla loro disperazione.

Cerchiamo di assisterli portando loro bevande, cibo e vestiti, coperte e tutto ciò di essenziale che ci chiedono. Da tempo ci siamo dovuti spostare come presidio verso il bosco alla sinistra di via sant'Arialdo. Abbiamo dovuto attrezzarci con tutto per continuare la nostra mission in un posto che non è per niente sicuro. Da tempo chiediamo di poter tornare con il presidio in stazione ma siamo ancora in attesa di risposte…

Con i tanti giovani volontari, che non accettano di vedere loro coetanei consumarsi e perdersi in gironi infernali fatti di solitudine e disperazione, si continua ad esserci. Insieme a loro cerchiamo di agganciare chi vive nella disperazione più nera, offrendo un'alternativa a quello scavare di più a cui li obbliga oggi una società che non offre loro soluzioni fuori dalla buca.

Gli interventi repressivi non hanno portato nessuna soluzione: i fogli di via, i daspi, non fermeranno la disperazione! Siamo certi, e lo vediamo ogni giorno in ogni incontro, che la risposta al bisogno va data soprattutto in chiave esistenziale, dobbiamo essere pronti a sporcare anche le nostre mani per tirarli fuori dal quel pozzo nero e fagocitante.

E, una volta agganciati, dare ciò che serve per soddisfare i loro bisogni primari: lavarsi, nutrirsi, vestirsi…

Alcuni, dentro questa perdizione, sono come l’acqua in discesa che non si riesce a fermare, ma quando stabiliscono una relazione, quando ti riconoscono come amico, anche le acque più burrascose imparano a fermarsi.

Questo ci permette di “agganciare” persone e portarle alla cura per riportarle alla vita. Molti siamo riusciti ad accompagnarli nelle nostre strutture comunitarie, hanno terminato il percorso terapeutico e ora stanno bene.

In questa nostra battaglia, spenti i riflettori delle campagne elettorali, siamo stati lasciati un pò soli e dimenticati, ma andiamo avanti per la creazione di una società con più attenzione e rispetto verso la sofferenza delle persone.

Sono tante oggi le persone della società civile che quotidianamente ci sostengono e ci aiutano, ma è tremendo quando non vedi attenzione né risposte politiche a questa emergenza che si sta sempre più terribilmente colorando di quotidianità e di solitudine.

Che cosa ne sarà di questa società perdente che non si cura delle proprie fragilità e delle proprie sofferenze?

Oggi non possiamo esimerci dal chiederci e chiedere alla futura classe politica quale ruolo vogliamo avere noi oggi in tutto questo.

Oggi più che mai sentiamo fondamentale suscitare i necessari interrogativi che muovono ogni cambiamento e rivoluzione dal basso che altrimenti rischia di essere soffocata ancora prima di nascere da una rassegnata indifferenza.

*Psicologo e coordinatore dell'Area Giovani e Dipendenze della Casa del Giovane di Pavia

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