Cultura

Le donne velate lo aspettavano ad efeso

Parla il vescovo di Smirne: «È stato il momento più commovente. Sulla strada c’era la folla a salutarlo. molti erano musulmani ...»

di Emanuela Citterio

Ha cambiato l?espressione dei volti, la visita del Papa. A raccontarlo è il vescovo che ha accompagnato Benedetto XVI sin dai suoi primi passi in Turchia, monsignor Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza episcopale turca e arcivescovo di Smirne. A distanza di dieci giorni accetta di parlare con Vita delle conseguenze che hanno avuto per i cristiani, e non solo, i quattro giorni del Papa in Turchia. Vita: Monsignor Franceschini, cosa è cambiato dopo la visita del Papa? Ruggero Franceschini: È cambiato molto, e si capisce da segnali grandi e piccoli. Prima incontravamo sguardi distanti e freddi. Ora persino l?espressione dei volti delle persone che ci stanno attorno è cambiata: è più distesa e riceviamo molte manifestazioni di simpatia. È diverso anche l?atteggiamento delle autorità, dalle quali continuano ad arrivarci lettere di ringraziamento. A Istanbul hanno prevalso gli appuntamenti di carattere politico, e si capiva che il Papa era teso. Qui a Smirne, invece, il suo atteggiamento si è sciolto. Ha incontrato una comunità, ha potuto esprimersi come pastore, e ha ricevuto molte manifestazioni d?affetto, anche da parte dei non cristiani. A Efeso, quando ha visitato la ?casa di Maria?, che qui è meta di pellegrinaggio anche per i musulmani, c?era una fila di gente lunghissima a salutarlo lungo la strada, fra cui si notavano anche molte donne velate. Vita: C?è stata una svolta, a suo parere, anche nei rapporti con l?Islam? Franceschini: Ero con il Papa durante l?incontro con il Gran Muftì alla moschea Blu di Istanbul. È stato un incontro fra due saggi, caloroso e cordiale. Quando si sono immersi insieme nella preghiera, anch?io, come molti altri presenti, mi sono unito a loro. Sono momenti che non si dimenticano. Si può dire che la visita di Benedetto XVI ha fatto da spartiacque rispetto al discorso di Ratisbona. Se prima c?era molta diffidenza, ora per molti è chiaro che si è trattato di un equivoco. Mi ha sorpreso per esempio il cambiamento di posizione del presidente degli Affari religiosi, che aveva avuto parole dure nei confronti del discorso di Ratisbona, e poi ha avuto il coraggio di dire che bisognava lavorare insieme per la pace e il dialogo, dimenticando il passato. «Il Papa indesiderato è diventato un Papa che ci mancherà », ha detto il giornalista televisivo Mihat Bereket, parole che fanno capire il rovesciamento che c?è stato. Vita: Questo viaggio avrà ripercussioni sulla situazione dei cristiani, in Turchia e in altri Paesi a maggioranza islamica? Franceschini: Lo spero. Il primo obiettivo da raggiungere è quello del rispetto. Credo che in Turchia ci saranno miglioramenti sul fronte della libertà religiosa e dei diritti civili. Sono già state introdotte delle riforme per migliorare la legislazione, soprattutto in favore dei diritti delle donne. Ora si tratta di applicarle, e di calare nella pratica le affermazioni circa la libertà religiosa che abbiamo sentito nei giorni della visita del Papa. Qui in Turchia chiediamo da tempo un riconoscimento reale della Chiesa cattolica, che ci darebbe per esempio la possibilità di svolgere in libertà le attività pastorali. Vita: Come sono i rapporti con le altre confessioni cristiane? Franceschini: Abbiamo un rapporto molto cordiale con gli ortodossi, ottimo con i protestanti. Non sappiamo ancora quali saranno gli esiti di questa visita, quel che sappiamo è che ha aperto molti cuori e nuove strade di dialogo e rispetto reciproco.


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