Famiglia

Le donne hanno vinto l’uragano

Nicaragua. La ricostruzione al femminile

di Emanuela Citterio

Nel loro Paese, il Nicaragua, fanno un mestiere difficile e poco femminile: costruiscono case. Non lavorano per un’impresa edile. E sono quasi tutte donne. L’associazione che hanno fondato si chiama “fiore di canna”, Xochilt-Acalt nella loro lingua. Ma le 800 donne che ne fanno parte sono tutt’altro che fragili come fiori. Vivono a Malpaisillo, nella regione occidentale del Nicaragua, e qui sei anni fa hanno dato vita a quello che all’inizio era un Centro di orientamento famigliare e di educazione sessuale. Poi, poco alla volta, è stato individuata un’altra priorità, quella, appunto della costruzione di case per le famiglie più povere della zona. «Molte famiglie vivono in una stanza sola, a volte con sei o sette figli», spiega Jahana Ruiz, una delle responsabili del Centro. «E la mancanza di uno spazio di intimità per la coppia è una delle difficoltà più sentite. Noi che abbiamo scelto di lottare per far crescere l’autostima delle donne ci siamo rese conto che una casa vera è importante».
In questa regione del Nicaragua solo il 27 per cento delle famiglie delle aree rurali ha una casa fatta di mattoni. E il 55 per cento delle abitazioni consiste in un solo locale. Da quando l’uragano Mitch, tre anni fa, ha raso al suolo centinaia di case, il Centro Xochilt ha deciso di impegnarsi ancora di più per aiutare le famiglie del luogo a costruirsi abitazioni dignitose.
«Due terzi dei fondi vengono dai finanziamenti della cooperazione spagnola, il resto ce lo mettono i futuri abitanti delle case, in termini di manodopera, di materiali, di mezzi di trasporto», spiega Jahana. Le donne che vogliono migliorare la situazione delle proprie famiglie vengono aiutate economicamente dall’associazione, ma la costruzione spetta a loro e alle loro famiglie. E così guadagnano in autostima, in una zona del Nicaragua dove la donna, pur avendo sulle spalle tutto il peso della famiglia, viene considerata inferiore.
«Nella mia comunità c’erano tre o quattro donne organizzate già prima di Mitch. Coltivavano gli orti. Poi venne Mitch, e le priorità divennero altre. Fu così che le donne mi nominarono responsabile della costruzione di case», racconta Lidia Mendoza in un’intervista pubblicata da Envìo, la versione italiana della rivista dell’Università centroamericana di Managua. «Mi scelsero perché sapevo parlare in pubblico», continua Lidia. «Nelle comunità poche donne hanno il coraggio di parlare. Inizialmente ero incaricata della distribuzione del materiale, ma presto imparai a costruire le case. Imparai a posare la putrella antisismica e l’armatura, a preparare la malta. L’esperienza fatta in quell’occasione mi è servita, visto che adesso sono responsabile della costruzione dei pozzi. Ho iniziato nella mia comunità e poi ho continuato in altre».
A fine 2001 saranno 200 le case costruite a Malpasillo. L’associazione Xochilt-Acalt con un atto amministrativo registra le case, una volta edificate, come proprietà della donna che vi abiterà con la famiglia. A Malpasillo gli uomini spesso pagano i debiti di gioco ipotecando l’abitazione. Le donne, al contrario, si sono dimostrate oculate amministratrici del patrimonio famigliare. E l’esperienza ha insegnato alle protagoniste del Centro Xochilt che una casa intestata alla madre di famiglia vuol dire più sicurezza per i figli e quindi è una garanzia per il futuro.
«Rendere le donne titolari delle case e dei terreni, oppure coinvolgerle in attività di microcredito, si è rivelato lo strumento più efficace per migliorare la situazione delle famiglie», spiega Marco Cantarelli di Acra, l’organizzazione non governativa italiana che sostiene da anni le attività del Centro Xochilt. «In Nicaragua, come in tutto il sud del mondo, la donna è il vero pilastro della società. Dare riconoscimento legale e giuridico alle donne le ha aiutate a scoprire i loro diritti».

Info: Centro de Mujeres Xochilt – Acatl e-mail: xochilta@ ibw.com.ni

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.