Famiglia

Le donne d’africa: il nostro abc della solidarietà

Cooperazione. Al convegno di Milano una nuova prospettiva / Basta al demandare le grandi questioni alle istituzioni globali. Rimettere al centro la capacità di relazione tra le persone

di Emanuela Citterio

Il 14 giugno alla Triennale di Milano è davvero successo qualcosa. Qualcosa che va oltre il Salone d?onore affollato, molto al femminile, allegro e colorato del convegno Donne d?Africa. Un nuovo inizio. Qualcosa che ha a che fare con i ragionamenti fatti, con le testimonianze, i racconti e le biografie delle donne intervenute, da Odile Sankarà a Elisabeth Tarira, da Assiatou Diallo a Maryan Mohamud Gacal. Questi, in forma sintetica, i pensieri preziosi che hanno attraversato quella giornata. primo pensiero. Sarà impossibile un nuovo rapporto tra Italia e Africa se non si ricomincia da un dialogo tra i soggetti sociali delle due società, quella italiana (e più in generale europea) e quelle africane. Troppo, sino ad oggi, è stato demandato ai flussi della politica e delle istituzioni globali, oggi le società civili devono esercitare una responsabilità diretta senza più deleghe. Bisogna che i soggetti delle società dei due continenti si parlino, si conoscano senza troppe intermediazioni. Questo è successo a Milano: è andato in scena un dialogo ricco e diretto. Secondo pensiero. Questo dialogo non solo è necessario per rifondare una relazione diversa tra Nord e Sud del mondo, ma ?ci? è necessario perché dall?incontro con l?Africa, al di là di ogni apparenza, chi ha più bisogno siamo noi. è emblematico in questo senso il ruolo che in Africa stanno assumendo le nuove leadership femminili: ci insegnano che i problemi, anche quelli più drammatici, si possono risolvere solo mettendo al centro le persone, le relazioni tra persone. I soldi, la tecnica al di fuori di questa capacità di relazione sono solo forze distruttrici. terzo pensiero. Bisogna che si inauguri una nuova epoca anche nelle relazioni di cooperazione. Le società africane non sanno più che farsene del protagonismo delle istituzioni globali, governative o non governative. L?Africa chiede di essere protagonista in prima persona del proprio futuro e chiede che questa sua soggettività sia prima considerata e poi valorizzata. Una riflessione su cui anche le ong dovrebbero meditare: sono davvero disposte a giocare un ruolo ?secondo?, un ruolo sussidiario ai soggetti sociali africani?


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