Consumi
Le creme solari e i cosmetici più buoni sono cruelty free
Da dieci anni nei Paesi dell’Unione europea è vietato importare e vendere prodotti per il makeup testati su animali. A fine luglio però la Commissione europea non ha difeso il divieto assoluto di testarli come chiedevano i cittadini e le organizzazioni animaliste. «Per questo invitiamo a cercare il leaping bunny, il disciplinare è molto stringente e riguarda tutti gli ingredienti», spiega Valeria Albanese, campaigner dell’area Ricerca senza animali di Lav
Proteggere la pelle dai raggi solari è importante non solo per evitare scottature, oltre che l’invecchiamento precoce della pelle, ma soprattutto per gli effetti dannosi per la salute dell’epidermide a partire dal rischio di sviluppare tumori della pelle. Ma come farlo in modo etico? Avendo cioè la certezza che non solo il prodotto scelto non abbia un impatto sulla natura, ma soprattutto non sia testato sugli animali?
Lo abbiamo chiesto a Valeria Albanese, campaigner dell’area Ricerca senza animali della Lav. «Noi consigliamo di cercare il Leaping bunny, il coniglietto che salta, per ottenerlo le aziende devono rispettare il disciplinare riconosciuto a livello internazionale “Stop ai test su animali”». Questo garantisce che nessun componente del prodotto sia testato sugli animali.
Che succede in Europa
Nonostante il divieto di test per i prodotti cosmetici sia in corso dal 2013, alcuni ingredienti utilizzati anche in altri ambiti (chimici o farmaceutici), vengono ancora testati su animali nei laboratori, tra questi, i filtri solari sono i più comuni e sperimentati.
È di pochi giorni fa la notizia che la Commissione europea si è espressa, prendendosi l’impegno di dare il via a un piano strategico per superare l’utilizzo di animali per testare le sostanze chimiche in Europa, ma – ricorda una nota della Lega anti vivisezione – non ha difeso il divieto assoluto di testare prodotti cosmetici, così come richiesto dall’iniziativa dei cittadini europei “Save Cruelty Free Cosmetics”, sebbene abbia raccolto un enorme supporto in tutta Europa.
La campagna
Erano state infatti raccolte 1,4 milioni di firme, con il supporto di numerose coalizioni animaliste europee, tra cui Eurogroup for Animals e Cruelty Free Europe di cui Lav è partner per l’Italia.
L’iniziativa chiedeva di implementare il divieto assoluto di testare ingredienti e prodotti cosmetici sugli animali, il superamento dell’utilizzo di animali nei test per le sostanze chimiche e un concreto piano strategico per superare l’utilizzo di animali in tutti gli ambiti della ricerca scientifica. «Il problema», sottolinea Albanese «è che alcuni ingredienti e sostanze che sono usate anche per altri prodotti utilizzano ancora test su animali».
Eravamo davvero una nicchia, adesso si sta allargando favorendo anche un target più basso di consumatori
– Valeria Albanese, Lav
Sempre per Albanese è positivo «l’impegno della Commissione a superare l’utilizzo di animali per testare sostanze chimiche e nella ricerca scientifica, dall’altro ci sembra incomprensibile che abbia totalmente ignorato la richiesta dei cittadini a proteggere il divieto assoluto di test su animali di prodotti cosmetici, così come imposto dalla legge ormai 10 anni fa».
La Lav monitorerà i prossimi passi
La Lav promette di monitorare con attenzione i prossimi passi dell’eurocommissione come la la creazione di una commissione scientifica esperta, che possa dare consigli in merito allo sviluppo di modelli animal-free, supportare l’attività di un gruppo di ricerca europea (Era) per coordinare a livello nazionale le politiche che portino al completo superamento dell’utilizzo di animali per la ricerca.
Inolre tra i passi vie è l’organizzazione di workshop in cui coinvolgere esperti, organizzazioni animaliste e istituzioni al fine di accelerare la transizione verso una scienza human-based.
Marchi in crescita
In questi dieci anni è cresciuto il numero dei marchi che aderiscono al disciplinare promosso dalla Lav e garantito dal Leaping bunny. Le aziende italiane sono 15, mentre quelle estere che vendono in Italia sono 20. I numeri sono ancora bassi, rispetto al totale delle aziende cosmetiche. Ma «fino a qualche anno fa eravamo davvero una nicchia, adesso si sta allargando il numero favorendo anche un target più basso di consumatori» conclude Albanese.
Le aziende con il “Leaping bunny”
Per essere sicuri che il prodotto che si sta acquistando sia davvero cruelty free in tutti i suoi passaggi occorre allora cercare il simbolo del Leaping bunny che viene dato alle aziende che garantiscono di non effettuare test su animali (né direttamente né commissionandoli a terzi).
Inoltre, verificano che fornitori e produttori si attengano all’impegno di non testare su animali le materie prime; non effettuano test su animali in altre sedi estere al territorio comunitario e non utilizzano ingredienti provenienti dall’uccisione di animali.
Online Lav ha realizzato un elenco di aziende che si attengono al disciplinare per un’estate senza crudeltà verso gli animali
In apertura photo by Harry Knight on Unsplash
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