Famiglia

Le coopsociali scendono in piazza

La protesta contro la scelta del Comune di cancellare la riserva sociale per la manutenzione del verde

di Luca Zanfei

Per la seconda volta in due settimane la cooperazione sociale del Lazio sceglie la piazza per affermare i propri diritti. Legacoopsociali e Agci chiamano di nuovo a raccolta i lavoratori della cooperazione di inserimento per protestare contro la scelta del comune di Roma di escludere la riserva per le cooperative sociali dalle nuove gare per la manutenzione del verde pubblico. Un servizio che attualmente per il 60% viene gestito proprio dall’impresa sociale.

Evidentemente non sono bastati quei 200 lavoratori che il 5 novembre si erano presentati in consiglio comunale per chiedere un confronto con assessori e consiglieri. L’obiettivo? Mantenere viva l’attenzione sulla sorte di oltre 400 lavoratori, di cui 270 svantaggiati, e di 41 cooperative di tipo B.

“Ciò che rivendichiamo è il ruolo della cooperazione sociale nell’includere socialmente categorie deboli – spiega Pino Bongiorno, responsabile Legacoopsociali per il Lazio – Storicamente la manutenzione del verde pubblico ci ha visto protagonisti indiscussi nel garantire percorsi di inserimento e riabilitazione di categorie deboli. Il rischio è quello di mettere un serio freno alla politiche di inclusione sociale del comune”.

Ma andiamo per ordine, perché la vicenda ha i tratti del grottesco. Il 23 aprile scorso, con deliberazione 124, il comune di Roma decide di destinare annualmente alla cooperazione sociale di tipo b almeno il 5% dell’importo complessivo dei propri affidamenti a terzi. Mossa politicamente azzeccata e apprezzata a gran voce dal mondo della cooperazione sociale di inserimento, finalmente riconosciuta come reale strumento di welfare attivo. Passano pochi mesi e, a ottobre, la Giunta stabilisce i criteri di aggiudicazione dei servizi di manutenzione del verde per il triennio 2010-2013. Di clausole sociali nemmeno l’ombra. E quel 5% di riserva? Sparito. Le proteste che seguono, con l’incontro del 5 novembre, convincono la Giunta ad applicare quella famosa clausola del 5% dell’importo per i 4 bandi previsti. “Una presa in giro – attacca Bongiorno – Secondo questa concezione della deliberazione di aprile, invece di aumentare l’integrazione lavorativa si taglia di oltre il 50% la nostra presenza in un settore strategico sia per la cooperazione che per le politiche di inclusione del comune. Possiamo anche accettare un ridimensionamento graduale del nostro ruolo, ma solo se bilanciato con l’apertura ad altri settori diversi dal verde pubblico, così come del resto si evinceva dalla deliberazione 124”.  Finora però l’unico passo avanti del Comune è stato quello di annunciare, per mezzo stampa, la riserva del 12% sulla gara di gestione delle piste ciclabili; il bando a importo più basso. Per il resto è tutto ancora in stallo.

“Non è stato ancora fatto il rinnovo delle attività già in essere fino al 31 dicembre e non ci è stata ancora comunicata formalmente alcuna decisione in merito al futuro – spiega Buongiorno – Chiediamo che venga concessa la proroga dei servizi almeno fino a inizio gennaio e che si sospenda ogni procedura per l’emanazione dei nuovi bandi sulle aree verdi. Vogliamo che si apra un vero tavolo di confronto di approfondimento sul regolamento attuativo della deliberazione 124 di aprile”.
 

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