Welfare

Le cooperative sociali? Tantissime con i bilanci in rosso

Le centrali cooperative regionali Agci Imprese Sociali, Confcooperative Federsolidarietà e Legacoopsociali chiedono alla Regione Emilia Romagna urgenti adeguamenti tariffari per i servizi rivolti alla non autosufficienza e alla salute mentale. Da poco è stato avviato un percorso di riforma dell’accreditamento, «ma non possiamo attendere l’esito dei lavori. Gli aumenti dei costi sono insostenibili, va evitata la chiusura dei servizi»

di Redazione

Basta un numero per comprendere l’insostenibilità della situazione: 120 euro di costo giornaliero, contro 109 euro che vengono riconosciuti. È quanto accade in Emilia Romagna, regione in cui il 70% dei servizi diurni, residenziali, domiciliari rivolti a persone non autosufficienti (800 in tutto) sono garantiti da Enti di Terzo settore, in particolare da cooperative sociali. Cooperative ed enti che però alle prossime assemblee dei soci del mese di maggio «si presenteranno purtroppo nella quasi totalità con i bilanci in rosso», denunciano in una nota congiunta le centrali cooperative regionali Agci Imprese Sociali, Confcooperative Federsolidarietà e Legacoopsociali. Qui l’esempio emblematico: «A fronte di un costo complessivo di circa 120 euro procapite pro die per una giornata in Cra (Casa residenze anziani), riceviamo oggi 109 euro. Le cooperative che gestiscono servizi in accreditamento chiudono in perdita da anni». Il modesto adeguamento delle tariffe deciso nei mesi passati «pur non corrispondendo alle richieste che come associazioni cooperative avevamo avanzato, ha fornito un po' di ossigeno. Purtroppo però è insufficiente per coprire la quasi totalità dei bilanci in rosso che saranno presentati alle prossime assemblee di maggio».

L’amministrazione condivisa di questi servizi pubblici, ribadiscono le centrali cooperative regionali, «è stata regolata da un sistema tariffario che ha permesso la realizzazione dei servizi ai diversi gestori che, con grande impegno e dedizione, hanno mantenuto sempre aperti i servizi anche durante la pandemia pagando un prezzo altissimo pur di garantire continuità di servizio. Continuità che ora è messa in discussione da un aumento dei costi delle materie prime, energetici e dei servizi, a cui si sommano l’aumento dei costi del personale, fra l’altro sempre più difficile da trovare, e l’aumento di tutti i costi di gestione». In Emilia Romagna è stato appena avviato un percorso di riforma dell’accreditamento, che porterà ad una profonda revisione del sistema, come anche quello per la semplificazione delle procedure amministrative e di rendicontazione: «Tale lavoro, ne siamo certi, produrrà anche risparmi di costi e un aggiornamento rispetto ai nuovi bisogni sociali dei cittadini. Non possiamo però attendere l’esito dei lavori e ci aspettiamo dalla Regione un urgente adeguamento tariffario che permetta ai gestori poter chiudere i bilanci del 2023 evitando la chiusura dei servizi».

Se questa è la situazione legata al Fondo Non Autosufficienza, poco cambia guardando i servizi di salute mentale finanziati dal Fondo sanitario: residenze psichiatriche a trattamento riabilitativo in accreditamento regionale, comunità alloggio e gruppi appartamento in convenzione con le Asl. Anche questi servizi sono gestiti per la maggior parte da enti del Terzo settore. Il sistema di regolazione delle tariffe è normato per i servizi in accreditamento dalla Regione, per quelli in convenzione da gare, con albo fornitori da parte delle ASL. «Chiediamo con urgenza anche nel caso dei servizi di salute mentale l’adeguamento delle tariffe che riguardano i costi dei servizi sanitari, ferme dal 2013, come anche del lavoro delle figure sanitarie e riabilitative, i cui livelli economici attuali rendono i servizi insostenibili», concludono le centrali cooperative.

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