Economia
Le cooperative sociali italiane sono sempre più rosa
«Nelle nostre realtà è donna il 61% degli occupati, il 40,5% dei soci e la governance raggiunge il 25,6%», spiega Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, presentando i dati al convegno “Innovazione è Cooperazione al Femminile”
di Redazione
«Le donne trovano nelle cooperative l’habitat ideale per trasformare le idee in impresa, conciliare vita e lavoro e realizzare la piena emancipazione socioeconomica. Nelle nostre cooperative è donna il 61% degli occupati, il 40,5% dei soci e la governance raggiunge il 25,6%. Tutto questo in un paese che non coniuga al meglio il binomio donne – lavoro, tant’è che l’Italia, insieme alla Grecia, ha il peggiore tasso di occupazione femminile nella Ue (non supera il 50%). Gli incarichi familiari, nell’assistenza di anziani e minori, in assenza di un adeguato sistema di welfare, appaiono come uno dei principali fattori discriminanti, così come emerge dai dati Istat diffusi ieri». Lo dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, a “Innovazione è Cooperazione al Femminile” organizzato e promosso dalla Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative.
La cooperazione al femminile rappresenta uno dei principali tratti distintivi del sistema Confcooperative, dove è rosa più di una cooperativa su tre, il 34,3% delle 18.500 cooperative, l’11% in più della media nazionale del movimento cooperativo. Il modello cooperativo, per sua natura inclusivo e coeso, può essere preso ad esempio nella valorizzazione dello straordinario capitale sociale, culturale e di competenze rappresentato dalle donne.
«È solo attraverso inclusione, coesione e valorizzazione delle differenze che possiamo procedere sulla strada di uno sviluppo equo e sostenibile. Sul ruolo delle donne nel mondo del lavoro, sulle opportunità di fare impresa è stato fatto molto, ma bisogna fare di più. Occorrono misure concrete – dice Anna Manca, presidente della Commissione Donne di Confcooperative – per consolidare le Pari Opportunità o meglio l’equità nelle Opportunità, occorre più allenamento e meno improvvisazione, investendo e innovando anche per modificare i comportamenti e ridurre gli stereotipi. In questo le nuove generazioni di donne e uomini hanno un ruolo chiave in ogni contesto sociale e settore produttivo, nelle più piccole realtà imprenditoriali e in quelle più grandi».
Donne e cooperative nella lente del Centro studi di Confcooperative
Tra gli occupati di Confcooperative (525.000) le donne sono il 60,7% del totale. Nelle cooperative sociali raggiungono il 71,1%, in quella sanitaria il 68,7%, seguono la cooperazione di consumo e utenza con il 58,2%, la produzione lavoro e servizi con il 52,1%, cultura turismo e sport con il 43,8, l’habitat con il 40,9%, l’agroalimentare con il 39% chiude la pesca con il 19,8%. L’occupazione femminile è direttamente proporzionale alla dimensione d’impresa: 64,6% nelle grandi cooperative, 60,3% nelle medie, il 54,4% nelle piccole.
Tra i soci di Confcooperative, (3,2 milioni), le donne sono il 40,5%. A guidare la graduatoria le cooperative sociali con il 64,7% dei soci, segue la sanità con il 48,6%, consumo e utenza con il 45,7%, lavoro e servizi con il 44,2%, l’agroalimentare con il 24%, chiude la pesca con il 12,9%. Con il crescere della dimensione di impresa, aumenta la presenza di donne tra i soci: nelle grandi il 54,4%, il 45,8% nelle medie e il 35,6% nelle piccole.
Rappresentano un modello di pari opportunità nel panorama delle imprese italiane: il 25,6% delle cooperative aderenti a Confcooperative ha una donna al vertice. Una percentuale superiore di circa 10 punti rispetto alle società di persone e capitale (srl, spa, snc, etc). Le Isole con il 33,5% e il Sud con il 30,8% sono i territori dove le cooperative presentano il dato più alto. Al Centro il 26,3%, mentre scende nel Nord Ovest al 22,8% e scivola nel Nord Est al 19,3%.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.